Si è tenuta questa mattina l’inaugurazione delle tre nuove opere di street art, realizzate nell’ambito del progetto NIU – Nuove Identità Urbane, finanziato con fondi specifici regionali. La cerimonia si è svolta simbolicamente in via Cervone, alle porte delle autolinee di Latina, dove l’artista Vera Bugatti ha realizzato l’opera “Futuro interiore” sulla parità di genere. Le altre due opere sono “Il buttero” di Attorrep, in via Ezio, e “Impronta EGOlogica” di Oniro in via Varsavia. Presenti all’inaugurazione il Sindaco Matilde Celentano, gli assessori, i consiglieri comunali e il curatore del progetto Giacomo Marinaro.
“Queste tre nuove opere di street art realizzate dagli artisti di fama internazionale ospiti a Latina per alcuni giorni – ha dichiarato il Sindaco dopo aver scoperto la targa – si vanno ad aggiungere a quelle già presenti sul territorio, e vanno ad incrementare il museo a cielo aperto che si vuole istituire in città. Sono stati scelti luoghi strategici, dove centinaia di cittadini passano ogni giorno, per rendere le opere alla portata di tutti. Ognuno degli artisti nella creazione dell’opera ha immaginato un significato, ma come tutte le forme d’arte le opere sono aperte e ad ogni cittadino può arrivare un messaggio diverso”.
Il murale dove si è svolta l’inaugurazione, presso le autolinee di Latina, affronta la tematica della parità di genere. “L’opera è onirica – ha dichiarato Vera Bugatti – e reca una valenza simbolica. Una giovane donna con il capo che si muta in un ammasso di tentacoli di piovra fa scivolare fra le dita un elastico che regge un neonato dormiente avvolto in un panneggio. Al centro della composizione il corsetto della ragazza mostra un ambiente straniante che le attraversa il corpo dal petto al ventre, rilevando un palcoscenico spoglio che ospita una poltrona vuota e alcuni oggetti. Il titolo allude al tempo verbale del futuro anteriore, che si palesa a livello iconografico come futuro interiore, prefigurazione di ciò che si suppone sarà il destino di lei, in base a come deciderà di agire.
Accanto alla poltrona campeggiano una valigia e alcuni libri, simboli di conoscenza e comprensione dell’altro. Non ho voluto riferire precisamente al mondo del lavoro, della famiglia, delle relazioni, ma implicitamente nell’opera ci sono tutti questi elementi. Nel bimbo dormiente la cura dei figli, ma anche l’idea che venendo al mondo si è già fortemente condizionati. Il capo tentacolato è un duplice rimando simbolico. Da un lato le difficoltà da affrontare, dall’altro l’adattabilità e il potere del rinnovamento. Dai tentacoli, nascono infatti dei fiori. Legato ad essi – conclude l’artista – pende un altro elastico che regge un pesce boccheggiante, ad evocare il rapporto con se stessi di fronte agli urti del mondo. Forse è proprio in questo pesce che mi identifico”.
L’opera di Attorrep, invece, affronta la tematica dell’identità del luogo in occasione dei 90 anni della città di Latina. “Attraverso questo progetto – spiega lo street artist – si è cercato di valorizzare e riportare ai giorni nostri la tradizione dei butteri. Tra l’ottocento e la prima metà del novecento i butteri attraversavano le aree impervie e paludose per condurre buoi e cavalli al pascolo, controllando che nessuno di questi andasse perso nella folta macchia mediterranea. I cowboy italiani si chiamano butteri. Una tradizione che risale ai tempi degli etruschi quando i butoros controllavano il bestiame nel centro Italia nella regione dell’Agro pontino, la quale rimase selvaggia e inospitale fino ai tempi della bonifica che trasformò la palude in una fertile pianura modificando non solo il paesaggio, ma anche alcune figure caratteristiche di questo territorio.
Le mandrie vivevano infatti libere in un grande territorio finendo così per disperdersi, ed era compito del buttero quello di sorvegliarle, radunarle e spostarle da un pascolo all’altro nella transumanza. Quando alcuni capi di bestiame mancavano all’appello – conclude Attorepp – bisognava infatti andarli a cercare e così il buttero spesso si trovava lontano dalla famiglia a sopravvivere nelle intemperie mangiando pasti frugali all’aria aperta. Un vita in simbiosi con il cavallo, fedele compagno di vita con il quale si veniva a creare uno speciale rapporto”.
“L’immagine – dichiara invece Oniro, in merito al suo murale dedicata all’ambiente – si presenta come una visione aerea della terra in cui osserviamo il mare, i boschi, la natura, che vengono minacciati dal soggetto centrale dell’opera: un agglomerato urbano a forma di impronta di mano umana che vede le strade come arterie, il traffico come flusso sanguigno, gli edifici come struttura ossea. Si tratta della mano sinistra dell’uomo che brama il dominio sulla natura e opera cementificazioni selvagge, sversamenti inquinanti, emissioni di gas nell’atmosfera. Tali attività compromettono il proliferare della biodiversità mettendo a rischio la nostra stessa vita. Questo progetto – conclude – è una riflessione sulla sostenibilità dell’attuale stile di vita dell’essere umano, un invito a prendere coscienza che siamo parte inscindibile dell’habitat in cui viviamo e abbiamo il dovere di tutelare”.