E’ senza dubbio tra le peggiori manifestazioni di depressione che possono manifestarsi in una donna. Ne snatura completamente, oltre alla sua femminilità, la sua parte migliore, l’essere madre.
Stiamo parlando della depressione post-partum, comunemente chiamata anche con il termine baby-blues (sebbene, vedremo meglio, i termini vengono erroneamente associati) e, secondo recenti statistiche, colpisce circa il 15-20 percento della popolazione femminile. Un numero impressionante!
Cos’è questa forma di depressione e come si manifesta? E’ sostanzialmente un disturbo dell’umore che si manifesta, appunto, con sintomi depressivi continuativi che interferiscono con le comuni e quotidiane attività domestiche della donna, creando un netto distacco (spesse volte un vero e proprio rifiuto) dalla creatura appena messa al mondo. Può sembrare strano, forse anche assurdo, ma non sono pochi gli episodi di baby blues che purtroppo vengono registrati.
Sbalzi d’umore rapidi, irritabilità, ansia, attacchi di panico, diminuzione della concentrazione, inappetenza, mal di testa, insonnia, crisi di pianto improvviso e immotivato, ma ancora negligenza nei confronti del bambino, rifiuto dell’allattamento al seno, e molto altro. E’ quanto accade nei momenti immediatamente successivi al parto. Ciò che spaventa più di ogni cosa sono i sintomi che si sviluppano insidiosamente nell’arco dei tre mesi dopo il termine della gravidanza e che interferiscono in tutto
con la capacità della donna di prendersi cura di se stessa e del suo bambino. Uno stato di malessere che può protrarsi fino al primo anno di vita del piccolo. Tra le più comuni paure che subentrano nelle donne che vivono la depressione post-partum ci sono: la sensazione di non essere in grado di prendersi cura del neonato, la paura di danneggiarlo, una preoccupazione eccessiva o un totale disinteresse nei confronti dello stesso, fino ad arrivare ad allucinazioni, deliri o comportamenti psicotici (e qui
siamo alla vera e propria depressione post parto).
Ad essere sotto osservazione dunque non sono solo le puerpere, ma anche e soprattutto i rispettivi bambini. Il legame che si crea tra la piccola creatura e la madre negli istanti immediatamente successivi alla sua venuta al mondo hanno un valore ed una preziosità incommensurabili.
Eppure sono molte le mamme che sperimentano uno strano senso di vuoto e di tristezza, che mai dovrebbe essere sottovalutato.
Baby blues, depressione post-partum e psicosi post parto vengono comunemente citati come sinonimi; in realtà, ad accomunare tali fenomeni c’è l’emotività della donna, messa a repentaglio, ma rappresentano tre stadi diversi di una vera e propria malattia. Perché tali tipo di disturbo, che il mondo scientifico solitamente attribuisce ad un repentino crollo ormonale nella donna che ha appena partorito, cela dietro di sé le insidie di una realtà difficile da decifrare.
La donna non sempre è in grado di chiedere aiuto, spetterebbe infatti a chi le sta intorno captare i primi segnali di disorientamento che possono essere un preallarme.
Detto ciò, la neomamma, per superare questo ‘inspiegabile’ e innaturale senso di inadeguatezza, dovrebbe accettare se stessa, trovare il coraggio di chiedere aiuto, prendersi cura di sé e accettare anche i suoi pensieri negativi, farli propri, interiorizzarli e comprenderli. Perché il suo ‘stato’ non farà di lei una cattiva madre, ma una persona che cerca di superare gli ostacoli che interferiscono con la sua creatura, abbattendo ogni barriera che la allontana da ciò che di più bello le potesse capitare.