Una vicenda, che per gli esiti che ha avuto, si può oggi definire assurda. Dopo oltre sette anni, parrebbe possa metterei la parola fine all’inchiesta sulla gestione della società Aeroporto di Frosinone, che aveva visto tutti gli ex presidenti indagati con l’accusa di peculato: l’infrastruttura non era realizzabile, ma avrebbero continuato a tener in vita lo stesso la società generando ulteriori spese, per indennità e stipendi. Non era così. Il progetto non è mai stato definitivamente bocciato o accantonato. Anzi, rivisto e ripensato, poteva essere una nuova realtà per la Ciociaria: magari come semplice eliporto, come alla fine si era convenuto. Ci credeva la Provincia di Frosinone e ci credeva la Regione Lazio.
Un processo che forse non sarebbe dovuto neanche iniziare, come già nel 2017 era apparso chiaro al Gup di Frosinone, Antonello Bracaglia Morante, che per le medesime contestazioni aveva da subito assolto il primo presidente di Adf, Francesco Scalia, il quale aveva optato per il rito abbreviato. Picano e D’Amico hanno invece scelto il rito ordinario, ottenendo l’accoglimento pieno delle loro ragioni sia in primo grado, nel gennaio 2021 dal Tribinale di Frosinone che ora in appello a Roma, con la stessa Procura generale che ha chiesto l’assoluzione dei due imputati ritenendola prevalente rispetto alla prescrizione.
Subito dopo la lettura del dispositivo di sentenza, è stato lo stesso avvocato Gabriele Picano ed ex presidente della società Adf Spa a dare notizia della conferma dell’assoluzione con formula piena dall’accusa di peculato nell’ambito del processo avviato a seguito della mancata realizzazione del progetto “Aeroporto di Frosinone”.
Con un post su Facebook, infatti, Piacano ha spiegato: “Sono stato assolto per la seconda volta nel processo dell’aeroporto di Frosinone. Questa mattina la Corte di appello di Roma ha confermato la sentenza di assoluzione del Tribunale di Frosinone. Si chiude definitivamente un calvario subito da me e dalla mia famiglia . Ringrazio il mio difensore avv. Mario Di Sora per l’assistenza in giudizio. Ringrazio la magistratura giudicante per aver dimostrato per la seconda volta di essere stata serena e scevra da accettare tesi precostituite”.
Sotto accusa, assieme a Picano, come detto, c’era anche il precedente presidente di Adf Spa, Giacomo D’Amico, per lui la stessa accusa e la stessa decisione di assoluzione con formula piena. Nel 2017, inoltre, con rito abbreviato era stato prosciolto da ogni ipotesi di reato anche il primo presidente della società, Francesco Scalia.
L’accusa, per tutti, era quella di aver mandato avanti la società, costituita appositamente per la realizzazione dell’infrastruttura di volo, nonostante il parere negativo al progetto espresso dall’Ente nazionale per l’aviazione civile (Enac). Per la Procura, secondo gli accertamenti fatti dalla Digos, dopo quella decisione di Enac, sarebbe dovuto essere chiaro che l’opera non fosse irrealizzabile ma, nonostante ciò, la società aveva continuato ad operare, affrontando spese per la gestione, per stipendi e per indennità.
I giudici, sia in primo grado che in appello, hanno invece considerato anche il fatto che il progetto dell’aeroporto di Frosinone, infine ripensato anche come un eliporto, non fosse mai stato ritenuto non fattibile da nessun ente, tanto che la stessa Regione Lazio, pur ritenendo d’intesa con il ministero dei Trasporti che fosse la provincia di Viterbo più idonea ad ospitare il terzo scalo del Lazio, valutava positivamente la possibilità che Frosinone, con un proprio project financing, realizzasse un proprio scalo più ridimensionato. Sia D’Amico che Picano hanno quindi lecitamente agito dando seguito alle indicazioni ricevute sia dalla Provincia che dalla stessa Regione Lazio per realizzare, seppur rivista, l’opera ipotizzata per il capoluogo ciociaro. I due ex presidenti sono stati difesi ed assistiti dagli avvocati Pierpaolo Dell’Anno, Mario Di Sora e Calogero Nobile.