Sospesa un’attività commerciale di Sora a seguito di irregolarità riscontrate nel corso di controlli e di episodi che hanno turbato l’ordine e la sicurezza pubblica. Ora l’attività sarà sospesa per 30 giorni, già in passato l’uomo, era stato destinatario di provvedimenti analoghi.
Nel 2021, su richiesta del Commissariato P.S. di Sora, fu sospesa l’autorizzazione per la somministrazione di alimenti e bevande per 10 giorni, in quanto nell’ambito dei numerosi servizi di controllo del territorio, tendenti alla verifica del rispetto delle allora vigenti normative Anti Covid-19, sono state riscontrate gravi e ripetute irregolarità, sia nella conduzione dell’esercizio che della normativa dettata per l’emergenza pandemica. Nell’anno successivo, invece, nuovamente l’autorizzazione fu sospesa per 30 giorni, in quanto il locale, nonostante il precedente provvedimento, continuava ad essere punto di ritrovo privilegiato di persone pregiudicate che, incuranti del rispetto delle regole della civile convivenza, si rendevano protagonisti di episodi di disturbo alla quiete pubblica, degenerati in alcune occasioni in veri e propri reati contro l’ordine pubblico, consistenti in risse che hanno richiesto l’intervento della Forza Pubblica, creando allarme e turbativa nella popolazione residente.
A motivare l’ennesimo decreto la continua presenza di persone di malaffare, con inevitabile violazione del vivere civile, degrado e bivacco, nonché giovani ,anche di minore età, frequentanti il locale, che spesso hanno dato luogo a vere e proprie risse. In particolare, nello scorso mese di agosto, ha avuto luogo una rissa.
I giovani, tre minorenni e un maggiorenne, identificati grazie al sistema di videosorveglianza del Comune di Sora, oltre ad essere stati deferiti all’A.G. per i gravi fatti accaduti, venivano proposti per l’applicazione del c.d. “Daspo Willy”; in ultimo ne locale era spuntato un avventore era sto minacciato con un coltello.
Ad aggravare la situazione, la presenza di uno straniero che sostituiva il titolare gravato da un provvedimento della Prefettura di Macerata che ne revocava la misura dell’accoglienza.