L’Uncem Lazio, ovvero la rappresentanza regionale dell’Unione delle Comunità montane, ha presentato ricorso al Tar contro le delibere della Giunta regionale guidata dal presidente Francesco Rocca, con cui l’esecutivo regional intende avviare a conclusione la fase di liquidazione degli stessi enti montano, apportando alcune modifiche a confini e funzioni.
A spiegare meglio la questione è proprio il presidente di Uncem Lazio, Achille Bellucci: “Abbiamo presentato ricorso avverso le deliberazioni delle Giunta Regionale del Lazio, che approvando i bilanci finali di liquidazione delle nostre 22 Comunità Montane e di una Comunità d’Arcipelago, prevede una nuova perimetrazione per alcune di esse che avvierebbe delle complesse fusioni di enti; la nomina di nuovi Commissari ad acta, ed infine la formazione di Unioni di Comuni Montani, di natura volontaria, che può comportare lo sconvolgimento di un assetto istituzionale consolidato da decenni”.
L’iter di abolizione degli enti montani è partito nel 2016, governatore Nicola Zingaretti, è prevedeva, appunto, una fase di liquidazione che doveva essere di 180 giorni, per poi giungere alla nascita di un’unione di comuni montani, per gli enti che avrebbero scelto di aderirivi (anche perché molti enti ricompresi nelle Comunità montane già fanno parte di Unione di comuni e non potrebbero aderire ad un’altra senza lasciare la prima).
Da parte sua, Bellucci lamenta che la Regione è poi intervenuta, anno dopo anno, con “integrazioni e modifiche che hanno complicato il quadro normativo sin quasi alla sua inapplicabilità”.
Quindi il presidente di Uncem lazio ricorda che: “il TUEL, Testo Unico degli Enti Locali è chiarissimo, all’art. 27, circa la natura delle Comunità Montane, che sono: ‘Unioni di Comuni, enti locali costituiti fra Comuni montani e parzialmente montani’. Viene da dire anche a chi è profano di diritto: ‘Ma se sono già Unioni di Comuni, che senso ha applicare un altro articolo che ne prevede la volontarietà di adesione e quindi una possibile ammuina di enti, facendo mancare quella coesione ed esperienza integrata venuta avanti nel tempo?’ Le Comunità Montane sono enti autonomi garantiti in più parti dalla Costituzione, quindi l’articolato della deliberazione è viziato da eccesso di potere, errata interpretazione della legge 17/16, contraddittorietà con precedenti atti regionali.
Salta poi il principio di leale collaborazione tra enti pubblici – insiste Bellucci -, perché revocando i Commissari attuali si interromperanno le centinaia di pratiche avviate sul PNRR, sui fondi regionali, nazionali e comunitari; sulla Strategia Nazionale Aree Interne, sulle Green Community, poiché delle 12 riconosciute ben 7 sono Comunità Montane. Inoltre si contano numerose violazioni della legge e interpretazioni giuridiche scorrette, per esempio in violazione dell’articolo che prevede che i Commissari restino in carica sino al subentro dei nuovi legittimi organi – sostiene il presidente – C’è un diffuso eccesso di potere per manifesta irragionevolezza, che il TAR non potrà ignorare: e tutto questo perché? Non riusciamo a trovare una razionale risposta!”.