Appartamenti, scantinati o garage adattati a provvisori luoghi di culto o di preghiera dalle comunità straniere ospiti del territorio. Sono tanti nel Lazio e moltissimi a Roma. Spesso attenzionati dalle forze dell’ordine per il rischio di radicalizzazione e di attentati.
Il consigliere regionale della Lega Orlando Tripodi ha portato la questione all’attenzione del consiglio regionale con una mozione, tramite la quale chiede – in collaborazione con le prefetture del Lazio – di procedere ad un censimento e alla registrazione di questi luoghi di culto provvisori.
L’esponente leghista, ricordando i principi di libertà religiosa, di espressione del pensiero e di associazione tutelati dalla nostra costituzione, richiamati e fatti proprio dallo Statuto del Lazio, evidenzia anche come si siano registrati preoccupanti episodi, a seguito delle manifestazioni, che si sono tenute a Roma e nel Lazio, di solidarietà con il “popolo di Gaza”, pochi giorni dopo l’attentato terroristico di Hamas ai danni di Israele, che vanno tenuti presenti.
Tripodi richiama “l’esigenza di dare accoglienza e pari dignità a tutte le religioni” ma evidenzia anche che questo “può dar luogo ad incomprensioni tra comunità religiose presenti sullo stesso territorio, fino a sfociare in episodi di tensione sociale o in problematiche di ordine pubblico; in particolare, la legittima richiesta da parte delle comunità islamiche di disporre di adeguati luoghi di culto e quindi di insediare nuove moschee, ha provocato in alcuni comuni molte proteste che hanno travalicato l’ambito locale nel quale erano nate per estendersi ed alimentare un confronto politico-ideologico a livello nazionale ed anche transnazionale”.
Roma ha vissuto di recente giornate di forte “dove circa 600 manifestanti hanno espresso solidarietà con il “popolo di Gaza”; si apprende che le forze dell’ordine hanno vissuto un livello significativo di allerta anche nelle zone limitrofe alle moschee dopo la diffusione via social dell’appello a scendere in piazza in nome del popolo di palestinese”. La mozione, inoltre, mette in evidenza come alcuni imam abbiano affermato nei loro sermoni che il popolo palestinese ha diritto alla difesa della propria terra” e che “molte persone di fede islamica hanno condannato le violenze di Hamas; mentre alcuni imam hanno invece elogiato la resistenza di Hamas e giustificato i massacri”.
Nell’atto depositato alla pisana si legge poi che: “Secondo fonti di intelligence nazionali e internazionali, queste sale di preghiera irregolari, dette «musalla», potrebbero essere finanziate attraverso donazioni di gruppi fondamentalisti o di paesi che aderiscono all’ideologia fondamentalista e quindi prestarsi ad ospitare attività di proselitismo ed esaltazione del movimento estremista islamico, come accaduto sia in città italiane, sia europee”.
Tripodi, tenuto conto del particolare momento storico e dell’allerta per il rischio di attentati anche sul territorio laziale che l’attuale conflitto Israelo-palestinese comporta, invita a porre in essere tutte le cautele e le azioni di prevenzione che la situazione impone per la sicurezza dei cittadini laziali e per il necessario contrasto a possibili derive fondamentaliste all’interno delle moschee; ricordando che “secondo alcuni rapporti delle forze dell’ordine sembrerebbe che proprio in alcune moschee presenti nel territorio nazionale si sarebbero formati nuclei di estremisti sensibili alla propaganda terroristica di Hamas”.
Da qui la richiesta di procedere al censimento sul territorio della Regione dei luoghi di culto collocati provvisori e in collaborazione con le Prefetture ad istituire un registro regionale di tali siti “allo scopo di consentire alle autorità preposte ogni migliore e più efficace controllo sulle attività che si tengono all’interno di essi”.