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Frutto periodico del male, il femminicidio è un problema che sembra non trovare soluzione. Anche la Ciociaria ha i suoi fiori spezzati

Roberto Mercaldo
Serena Mollicone, Federica Mangiapelo, Gilberta Palleschi: tre storie molto differenti, ma con il comune denominatore di una violenza condotta all’estremo, nel palese disprezzo della vita umana.
Novembre 21, 2023
Federica Mangiapelo, Serena Mollicone, Gilberta Palleschi

Cambiano i volti, le storie, gli sfondi e gli assassini, ma il frutto periodico del male chiamato femminicidio continua a germogliare, quasi fosse una necessità del mondo.

Siamo tutti scossi, feriti, attoniti, perché un’altra donna, giovanissima e sorridente, un inno alla vita, ha pagato al prezzo più alto il sentimento malato che qualcuno provava per lei. Ci domandiamo smarriti il perché, ci sentiamo un po’ colpevoli e un po’ inutili, perché non c’è modo di riavvolgere il nastro e di cancellare quell’atrocità.

Giulia Cecchettin è stata ricordata anche a Frosinone, ieri sera, attraverso una fiaccolata svoltasi nelle adiacenze del Parco Matusa: nastri rossi per abbracciare idealmente la sfortunata 21enne padovana, vittima della violenza cieca di colui che era stato il suo fidanzato. Tanto dolore nei volti, tanto smarrimento nel cuore e in tutti un gigantesco perché. 

Diceva Faber in una sua celeberrima canzone “Non tutti nella Capitale/sbocciano i fiori del male”. E lo abbiamo scoperto anche in Ciociaria, in tempi più o meno recenti. La nostra ridente provincia, famosa per i suoi centri medioevali, per i prodotti gastronomici, per le sue svariate espressioni artistiche, ha purtroppo partecipato alla statistica, perché non c’è eccezione alla regola assurda della bieca sopraffazione.

Ricordiamo i volti di Serena Mollicone, Federica Mangiapelo, Gilberta Palleschi.

Tre storie molto differenti, ma con il comune denominatore di una violenza condotta all’estremo, nel palese disprezzo della vita umana. Nel volto scavato di Guglielmo Mollicone la richiesta di giustizia per una figlia perduta senza un perché, negli occhi celesti di Federica il mondo che non ha visto per la follia di possesso di qualcuno che diceva di amarla. E poi Gilberta, uccisa da qualcuno di cui ignorava il percorso di vita, da un “male” che si fa persona d’improvviso, fatale inciampo di un destino sgarbato. Tre donne strappate alla vita da una forza cavernicola e ancestrale. Spesso, quasi sempre, all’origine della violenza c’è una smania di possesso, e quell’aggettivo possessivo declinato in modo improprio è la scaturigine del male. Il macabro conteggio continua, mentre tante coscienze dicono basta, ma trovare una soluzione è maledettamente difficile. La speranza si ciba del buonsenso, ma educare al rispetto sembra una battaglia impossibile.

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