Elettrificazione di Giulia e Stelvio (attraverso vetture montate su piattaforma e contenuti Peugeot) prevista dal 2025 (secondo fonti sindacali che rilanciano dichiarazioni dei dirigenti Stellantis) ed incognita per nulla fugata circa la destinazione del sito automobilistico (in tutto o anche “solo” parzialmente) ad impianto di trattamento e smaltimento rifiuti: sono le novità che non attenuano di certo la crisi gravissima, produttiva ed occupazionale, di quella che era la Fiat di Piedimonte San Germano.
Sebbene la situazione sia pesante – tra pezzi di stabilimento in vendita, mentre si prefigura un 2024 nero con turno unico, rotazione sulle linee dei 2800 lavoratori circa rimasti, che diminuiranno ulteriormente grazie a centinaia di esodi incentivati in arrivo con l’inizio del nuovo anno, fermo restando il ricorso alla cassa integrazione in gran quantità per i volumi produttivi sempre più ridotti -, la Uil resta il sindacato più ottimista insieme ad altre sigle firmatarie come Fim-Cisl e Fismic. Lo scorso fine settimana Rocco Palombella, segretario generale della Uilm, e Gianluca Ficco, segretario nazionale Uilm e responsabile del settore auto, al termine della inaugurazione della unità circolare e della visita del centro stile di Torino (una sorta di moderno sfasciacarrozze che però rigenera parti delle auto usate che verranno smontate), hanno svelato anche alcuni particolari del confronto a porte chiuse fra sindacati e direzione aziendale (particolari rilanciati localmente dalla Uilm di Frosinone). «Il lancio di nuove vetture Alfa Romeo sulla piattaforma large a Cassino e la inaugurazione della Unità di economia circolare a Torino rappresentano notizie di grande importanza non solo per i territori coinvolti ma per l’Italia intera – hanno commentato -. Fra tante incertezze e contraccolpi occupazionali causati dalla trasformazione del settore automotive, è essenziale difatti che gli investimenti di Stellantis avvengano in settori innovativi quali appunto l’economia circolare a Torino, le autovetture elettriche a Cassino e in tutte le fabbriche di montaggio e le batterie a Termoli».
«Presso il prestigioso centro stile di Mirafiori – raccontano Palombella e Ficco – abbiamo avuto l’opportunità di apprezzare il lavoro di sviluppo dei marchi Alfa, Lancia e Jeep e di vedere in anteprima i modelli di Melfi nonché i due modelli Alfa full electric eredi di Giulia e di Stelvio che saranno prodotti nello stabilimento di Cassino sulla piattaforma large, ma confidiamo che nello stabilimento laziale potranno esserci ulteriori assegnazioni con altri marchi. Abbiamo anche apprezzato l’impegno a rincontrarci il prossimo anno per verificare l’evoluzione dei progetti. Quanto invece alla Unità di economia circolare di Torino, vi troveranno lavoro almeno cinquecento persone in attività di rigenerazione di parti fondamentali quali le batterie, selezione dei componenti, ricondizionamento e smontaggio di vetture».
«La trasformazione del settore automotive e la riorganizzazione delle case automobilistiche – concludono Palombella e Ficco – pongono una sfida di vera e propria sopravvivenza per l’industria italiana. Come sindacato faremo tutto ciò che possiamo per vincerla nel rapporto con Stellantis e con gli altri imprenditori del comparto, ma nell’incontro già previsto per il giorno 6 dicembre chiederemo al Ministro Urso di sostenere i nostri sforzi e di passare dalle dichiarazioni di principio alle azioni concrete, poiché soprattutto i lavoratori dell’indotto hanno bisogno di un intervento immediato».
John Elkann, presidente di Stellantis, sempre durante l’inaugurazione del nuovo “sfasciacarrozze rigenerativo”, denominato Hub di economia circolare del gruppo a Torino Mirafiori, ha affermato che «oggi ogni stabilimento di Stellantis ha assunto una chiara missione. Ad esempio Melfi diventerà il centro della produzione di auto elettriche di media taglia. Cassino sarà specializzata nel segmento delle elettriche più grandi. Termoli è impegnata in una riconversione fondamentale: dalla produzione di motori termici a gigafactory europea: un investimento di 2,1 miliardi di euro».
L’ad di Stellantis, Carlos Tavares, ha invece fatto capire di cosa intenda parlare l’azienda francese con Palazzo Chigi al tavolo del 6 dicembre: «Al Governo suggerirei tre cose e tengo a sottolineare che si tratta di suggerimenti e non di richieste per sostenere la produttività e la competitività». Il primo suggerimento «è mettere a disposizione misure di sostegno per le vetture elettriche perché questo ci consentirebbe di produrre più Fiat 500 elettriche, noi siamo pronti a produrre di più». In secondo luogo, «noi abbiamo prodotti iconici, rappresentativi dell’italian lifestyle, come la Panda, che possono essere messi in difficoltà da cambi di regolamentazione – ha detto, facendo riferimento alla normativa Euro7 -. Noi possiamo fare di più e più a lungo, ma un cambio di regolamentazione può creare difficoltà. Se si vuole migliorare la produttività bisogna rimuovere gli ostacoli lungo la strada». In terzo luogo, per fronteggiare la concorrenza asiatica e cinese, occorre contenere costi come quelli della manodopera e dell’energia: «L’Europa sta tenendo la porta aperta alla concorrenza asiatica, quindi quello che chiedo anche all’Europa e’ sostenere la produttività perché i costi in Italia sono molto più alti di quelli che devono sostenere in Cina e questo dà loro un vantaggio competitivo», ha detto Tavares.
In sostanza Stellantis bussa a soldi a Palazzo Chigi e si lamenta del costo del lavoro che è più alto in Italia che in Cina: verrebbe da chiedersi perché non faccia paragoni coi lavoratori francesi (che ovviamente non solo non vengono falcidiati ma guadagnano di più), se non fosse già scontata la risposta rispetto ad un gruppo industriale con strategia predatoria, nel cui Cda siede direttamente l’Eliseo.
Quanto alle notizie fatte trapelare tramite Uilm sull’elettrificazione di Giulia e Stelvio ovviamente non si conosce la tempistica – se non un vago riferimento al 2025 -, neanche i volumi produttivi sono noti, come pure la forza lavoro necessaria a regime e soprattutto quali sono le scelte-ponte che dovrebbero traghettare il sito produttivo cassinate per il prossimo anno ed anche oltre. Per non parlare dei contraccolpi enormi sull’indotto automotive che è già alle corde “grazie” alle politiche industriali – si fa per dire – fatte di tagli indiscriminati e attuate sui siti italiani e su quello cassinate in particolare.
L’entusiasmo di certi sindacati e dei più noti organi di stampa e media, quindi, appare del tutto fuori luogo a meno che le ragioni dell’ottimismo non risiedano in ragioni che non sono conosciute dall’opinione pubblica e dagli osservatori che seguono da cinquant’anni le vicende Fiat.
Intanto rimane aperto il capitolo dell’utilizzazione del sito auto come sede di impianto di smaltimento rifiuti e di un inceneritore, così come previsto nell’indicazione di idoneità contenuta nel piano che il Politecnico di Torino ha redatto per conto della Provincia di Frosinone. Il 30 agosto scorso il Consiglio comunale di Piedimonte San Germano ha deliberato all’unanimità lo stralcio delle aree potenzialmente idonee alla realizzazione di impianti di trattamento e smaltimento rifiuti ricadenti nel territorio comunale. Ma una successiva delibera della giunta municipale, del 19 ottobre scorso, approvava relazione e cartografie elaborate da un tecnico incaricato. Emergerebbe da questi elaborati – lo sottolinea in una nota al primo cittadino di Piedimonte ed al prefetto di Frosinone, l’ex sindaco Mario Riccardi, attuale consigliere comunale di opposizione – «che all’interno dello stabilimento ex Fiat permane un’area giudicata idonea all’insediamento di impianti di trattamento e smaltimento rifiuti». Riccardi denuncia l’inappropriatezza dell’atto dell’esecutivo Ferdinandi «per usurpazione di competenza ed in netto contrasto con il deliberato del Consiglio comunale, ma soprattutto peggiorativo per la qualità della vita della comunità sotto l’aspetto sanitario ed economico oltre a vanificare il sacrificio di chi, oltre 50 anni fa, ha dovuto lasciare, con forza, affetti e beni per fare spazio alla grande industria ed al benessere».
Riccardi chiede quindi la revoca della delibera di giunta, che si prenda atto del fermo “no” di tutta la comunità pedemontana all’insediamento di impianti di trattamento e smaltimento rsu nel territorio comunale e sollecita la convocazione di un nuovo Consiglio comunale straordinario sull’argomento.
«Il loro grido contro gli impianti rifiuti sono chiacchiere e mentre in Consiglio comunale convergono con noi e con le nostre linee di stralcio completo del territorio per la realizzazione di “impianti rifiuti”, in giunta tutto cambia», ha attaccato Alessandro Vincitorio, consigliere comunale di minoranza. «In seduta segreta, Sindaco ed Assessori approvano la relazione e lo studio, commissionato dalla stessa giunta, che prevede una zona preferenziale per la realizzazione di un impianto rifiuti all’interno dello stabilimento Fiat», ha denunciato l’oppositore.
«Rimaniamo fermi sulla posizione di contrarietà deliberata in Consiglio comunale dello scorso 30 agosto, per l’individuazione di aree potenzialmente idonee per il trattamento di rifiuti all’interno dello Stabilimento Stellantis perché questa azienda ha dato tanto al nostro territorio e tanto continuerà a dare», assicura da parte sua il sindaco Ferdinandi. «Politicizzare, strumentalizzare e diffamare la nostra azione amministrativa, infondendo falsi allarmismi, è un’azione di mero sciacallaggio – conclude -. Il territorio ha bisogno di responsabilità, condivisione e collaborazione a prescindere dalle posizioni politiche. Invito la minoranza alla riflessione e al dialogo».
L’opposizione comunque diffonderà le relazioni tecniche approvate dall’esecutivo municipale una volta che avrà avuto risposta alla richiesta di accesso agli atti. Guardando gli atti si vedrà davvero se tutto il sito automobilistico viene preservato o si è esclusa solo una parte della grande fabbrica (ricadente nel raggio di mille metri da centri abitati o sociali giudicati sensibili).
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