Linee ferroviarie, mobilità, infrastrutture, urbanizzazione e ambiente rappresentano i punti fondanti dell’Accordo di coesione firmato dal Governo e dalla Regione Lazio. Presenti il premier Giorgia Meloni, il ministro Raffaele Fitto e il presidente Francesco Rocca. E’ stata Giorgia Meloni a illustrare i punti salienti e caratterizzanti dell’intesa. Dicendo: “E’ il quarto che firmiamo ed è quello finanziariamente più cospicuo: 1,2 miliardi di euro, di cui 192 milioni già assegnati come anticipo nel 2021. E aggiungendo le varie quote di cofinanziamento, complessivamente oggi stiamo parlando di risorse che si aggirano attorno a 2,2 miliardi per il territorio del Lazio. Puntiamo soprattutto sul potenziamento delle reti di trasporto e le infrastrutture, puntiamo sulla rete ferroviaria”.
Francesco Rocca ha assicurato: “Getteremo il cuore oltre l’ostacolo. Presidente Meloni: è una questione d’onore che ogni fondo venga speso e speso bene. Non rimanderemo indietro neanche un soldo. Non tradiremo la fiducia dataci dai cittadini”.
L’accordo di ieri rappresenta un vero spartiacque. Il Governo ha fatto capire chiaramente (per l’ennesima volta) di sostenere la Regione Lazio. Adesso però deve aprirsi la fase dell’operatività. Trasporto, rete ferroviaria e infrastrutture sono i punti deboli delle province. Basta soffermarsi sulla “via crucis” che i pendolari della provincia di Frosinone devono effettuare tutti i giorni (mattina e sera) per arrivare e tornare da Roma. Una situazione scandalosa che andrebbe risolta… ieri. E’ una delle priorità della Regione in questo momento. Quanto alle infrastrutture, la Stazione Tav in Ciociaria (tra Ferentino e Supino) o si fa davvero oppure è meglio evitare di annunciarla.
L’argomento va affrontato con decisione e senza tentennamenti dai nostri consiglieri regionali. Ne va di tutti i discorsi sullo sviluppo del territorio fatti in questi anni. Altrimenti si rischia lo stesso effetto boomerang che ha travolto Nicola Zingaretti.
I partiti della maggioranza di centrodestra che sostengono Rocca hanno la necessità di arrivare alle europee con risultati importanti e concreti. Giorgia Meloni ha fornito tutti gli elementi per fare bella figura, in realtà pochi per quanto riguarda la provincia di Frosinone. Francesco Rocca ha la determinazione per mettere in fila tutto: sanità, piano rifiuti, trasporti, infrastrutture. Si avverte la necessità di un cambio di passo rispetto all’Amministrazione Zingaretti. Sia a Roma che nelle Province.
LE SPINE DELLA COALIZIONE
In Ciociaria il centrodestra è alle prese con due situazioni non semplici. Nei Comuni di Frosinone e di Cassino. Nel capoluogo il sindaco Riccardo Mastrangeli è molto impegnato sul piano operativo. Nella maggioranza i mal di pancia sono cresciuti nelle ultime settimane: Antonio Scaccia, vicesindaco e leader della Lista per Frosinone, si aspettava una candidatura di un esponente della sua civica alle provinciali. Nella Lega naturalmente. Non è avvenuto. Scaccia non è uno che resta con le mani in mano: pare che con Antonio Tajani l’intesa per il sostegno a Forza Italia sia cosa fatta. Anche Pasquale Cirillo (Frosinone Capoluogo) alle provinciali avrebbe concorso volentieri. Nella Lega naturalmente. Niente da fare. Cirillo non ha porto l’altra guancia, si è messo di traverso. Quindi ci sono i tre “dissidenti”: Anselmo Pizzutelli (Lista Mastrangeli), Giovanni Bortone (Lega), Maria Antonietta Mirabella (Lista Mastrangeli). Il sindaco non rincorrerà nessuno e resta tranquillo. Il problema è nella coalizione di centrodestra, con i rapporti tra Fratelli d’Italia e Lega destinati a cambiare.
A Cassino, come a Veroli, il centrodestra ha una sola strada per cercare di battere un centrosinistra attrezzato in entrambe le realtà. Vale a dire l’intesa con le liste civiche. Ma questa intesa non può e non deve cancellare il ruolo dei partiti. A Cassino in particolar modo stanno circolando i soliti “veleni”, ma la storia politica recente fa capire chiaramente dove si sono annidati i trasversalismi che hanno portato Enzo Salera alla vittoria la volta scorsa. Fra l’altro le elezioni europee di giugno spingono in maniera quasi “naturale” a ripetere le stesse operazioni del passato: tu mi voti alle europee e io alle comunali faccio in modo di assicurare una quota consistente e decisiva di voto disgiunto. Fratelli d’Italia ha detto no a questi giochetti da prima Repubblica. Il centrodestra non è un componimento libero nel quale ognuno scrive senza traccia. Ci sono regole, strategie e obiettivi politici. Chi rompe, paga. Stavolta niente scorciatoie.