Tripodi dà il via al grande risiko in vista delle Europee. Nuovi equilibri in Regione, aspettando il 9 giugno. Il ‘peso’ crescente dei campioni delle preferenze

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La telenovela di Angelo Tripodi si è conclusa alla vigilia della Befana. Il suo passaggio in Forza Italia è stato sancito con tanto di ringraziamenti da parte dei vertici regionali e nazionali del partito. Un ingresso destinato a rafforzare il peso degli azzurri negli equilibri politici regionali.  Ora, il gruppo della Lega alla Pisana si ridimensiona, passando da 3 a 2 consiglieri, con Laura Cartaginese come capogruppo e il vicepresidente dell’Aula Pino Cangemi, che però potrebbe essere candidato alle prossime elezioni europee. Forza Italia si rafforza, passando da 5 a 6 consiglieri, e si pone come secondo partito, tra FdI (22) e Lega (2). Questo potrebbe avere delle ricadute, anche in vista di un possibile rimpasto di giunta regionale. Oltre a Tripodi, in Forza Italia è approdato anche Nazzareno Neri, per via dell’intergruppo con Noi Moderati, siglato il 27 dicembre. Ora, con il partito di Salvini quasi senza rappresentanti, i forzisti possono rivendicare un’altra rappresentanza nella giunta, ai danni di un assessore del Carroccio (Simona Renata Baldassarre o Pasquale Ciacciarelli). Un’altra questione è quella legata a Pino Cangemi, che medita di lasciare la Pisana da tempo, ma la candidatura alle Europee, caldeggiata da Matteo Salvini e dal Sottosegretario Claudio Durigon non è scontata. Secondo alcune indiscrezioni, sembra che Cangemi fosse addirittura in trattativa per entrare a far parte di Fratelli d’Italia, a cui aveva chiesto un ruolo di primo piano, come la presidenza dell’Aula, qualora Antonello Aurigemma si candidasse per le Europee o entrasse a far parte della Giunta regionale.

L’ADDIO GRADUALE

La decisione di Tripodi di abbandonare il Carroccio ha sorpreso solo relativamente. In realtà era nell’aria da mesi, ma è arrivata ufficialmente nel pomeriggio di mercoledì 22 novembre. Per il 53enne consigliere, eletto nel 2018 e nel 2023, sono mancate “condivisione e gioco di squadra”, come si leggeva nella nota che ha accompagnato l’addio. “Mi piace stare in un partito in cui si dà il giusto valore a chi da prima ci sta dentro”. Una frase considerata come una frecciata a chi, vedi Laura Cartaginese, fino al 2019 era nelle file di Forza Italia. Notevoli i dissidi che Tripodi ha avuto col suo gruppo, composto ora dalla presidente Laura Cartaginese, Giuseppe Cangemi (vicepresidente del Consiglio) e dall’assessore all’Urbanistica, Pasquale Ciacciarelli. Dissidi legati al fatto che “non si fa più attività politica e di Consiglio”. È immobile sotto questo profilo”. L’assenza di iniziative anche sulla manovra di bilancio della giunta Rocca in arrivo alla Pisana “è stata l’ultima goccia”, di un vaso che ha iniziato a riempirsi. Dopo la vittoria del centrodestra Tripodi era stato eletto capogruppo, ma solo per dieci giorni. Poi la sua sostituzione con Laura Cartaginese in seguito ad altri dissidi, stavolta “nel partito”. Ma “avevo ingoiato pure questo…” ha dichiarato a denti stretti Tripodi, deluso peraltro dall’atteggiamento dei vertici nazionali del suo ex partito.

QUADRO COMPLESSO

La scelta finale di Tripodi potrebbe determinare alcune conseguenze politiche nel medio termine. La prospettiva reale è quella di un rimpasto in Giunta a primavera, magari dopo le Europee. A rischiare è soprattutto la Lega, che nel Lazio è in enorme difficoltà. Continua a perdere pezzi e adesso, anche per quelli che sono gli equilibri in Regione.

Fratelli d’Italia a sua volta deve fare attenzione a non perdere gli assi dei territori. Il consigliere Enrico Tiero ha alzato i toni di recente, facendo intendere che c’è bisogno di un cambio di passo. Qualcuno pensa che possa andar via, magari nel secondo semestre del 2024. Tiero ha ottenuto qualcosa come 15.630 preferenze. Rivendica ruoli e funzioni importanti dentro il Consiglio regionale. E può aspirare ad entrare in giunta magari con il rimpasto. Enrico Tiero è di fatto l’azionista di maggioranza di FdI in provincia di Latina ed in prospettiva un suo addio priverebbe il partito della Meloni del ruolo guida nel pontino. A Roma è scattato l’allarme ormai da diversi giorni. Il segnale che arriva è inequivocabile: guai a perdere appeal nei territori. Da qui alle Europee la forza dei voti personali avrà un peso maggiore. Ed i numeri faranno la differenza nelle scelte politiche.

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