L’anno scorso il bilancio del Comune di Frosinone fu approvato all’unanimità dei consiglieri di maggioranza: 22 su 22. Nessun gruppo voleva mettere a rischio la propria rappresentanza in giunta oppure le deleghe ai consiglieri (nel caso della Lista Mastrangeli). La delibera venne “licenziata” a luglio, quando già erano emersi problemi sia sul Bus Rapid Transit che sulle piste ciclabili. Il clima nel centrodestra era incandescente.
Tra pochissime settimane il documento di previsione dovrà essere approvato in aula. Nel centrodestra però c’è una situazione profondamente diversa da quella del 2023. Perfino il meccanismo che regola il sostegno di un gruppo consiliare all’assessore è venuto meno. In questo momento Maria Rosaria Rotondi non è più appoggiata da Pasquale Cirillo, consigliere eletto di Frosinone Capoluogo che adesso ha aderito a Forza Italia. La Lista Mastrangeli non ha mai avuto assessori e proprio per questo ad Anselmo Pizzutelli e Francesco Pallone erano state affidate comunque delle deleghe significative. Oggi però due dei tre consiglieri della civica che fa espresso riferimento al sindaco (Anselmo Pizzutelli e Maria Antonietta Mirabella) non fanno parte organicamente della maggioranza. In Forza Italia Pasquale Cirillo ha fatto gruppo con Maurizio Scaccia, non con Cinzia Fabrizi. Il rappresentante in giunta degli “azzurri” è l’assessore al bilancio Adriano Piacentini, che Mastrangeli terrebbe nell’esecutivo in ogni caso, anche se dovesse entrare in disaccordo con il gruppo di Forza Italia.
Da mesi Riccardo Mastrangeli sta facendo capire che esiste comunque un governo del sindaco, perfino nella prospettiva delle prossime elezioni. La Lista Marini (che si richiama direttamente all’ex sindaco) sta assumendo ormai da mesi posizioni in linea con quelle del primo cittadino. Il consigliere Andrea Turriziani è molto abile a destreggiarsi in aula. Il possibile assessore potrebbe essere Francesco Trina. Ma al posto di chi?
Quest’anno il voto sul bilancio sarà come al solito assai importante. C’è una ulteriore novità che va segnalata: fino a dicembre si svolgevano perlomeno le riunioni di maggioranza prima delle sedute del consiglio comunale. Adesso anche questo appuntamento è passato in secondo piano. Il centrodestra non si riunisce per evitare sul nascere polemiche e discussioni che potrebbero “certificare” una spaccatura irreversibile. A giugno si vota per le europee, con un sistema elettorale proporzionale. Dunque, ognuno può fare la sua corsa e il sindaco Riccardo Mastrangeli (che continua a sottolineare la sua vicinanza alla Lega) può tranquillamente tenere separate le vicende della “sua” Amministrazione da quelle dei partiti della coalizione. Si va avanti alla giornata, ma il voto sul bilancio può effettivamente rendere visibile l’attuale situazione di rapporti di forza ed equilibri.
LA DEMAGOGIA, LA DISCARICA
E LA VISIONE CHE NON C’È.
Sicuramente a luglio (come auspicato dal presidente della Regione Lazio Francesco Rocca) la Provincia di Frosinone indicherà i siti potenzialmente idonei per poter ospitare una discarica di rifiuti. Tutti i protagonisti sanno però che per realizzare ex novo un impianto del genere occorre tanto tempo. Perlomeno tre anni.
Ammesso che miracolosamente si riesca a nell’ordine a individuare un luogo, superare ricorsi e proteste, trovare qualcuno che politicamente si carichi dell’onere della scelta.
Probabilità che si realizzi il tutto? Dall’1 al 2%.
Quindi tutte queste, fermo restando la necessità di Rocca di indicare una strada, sono soltanto chiacchiere.
Il problema rifiuti invece si porrà presto, anche perché il 2025 sarà l’anno del Giubileo e a Roma arriveranno milioni di pellegrini. L’intero Lazio si prepara ad un accoglienza da record, che pone il tema della produzione, del trattamento e dello smaltimento dell’immondizia.
In Ciociaria esiste una sola discarica che può essere riattivata in tempi brevi perché già autorizzata a dotarsi di un ulteriore invaso (il quinto): è quella di Cerreto, a Roccasecca.
Se Lozza (Mad) continua a fare il riottoso pretendendo garanzie che nessuno può dargli le istituzioni trovino il coraggio di esplorare altre strade.
Coinvolgendo stakeholder con le giuste capacità professionali ed economico-finanziarie.
I sindaci, che sono anche soci della Saf, devono comprendere che il territorio deve essere difeso anche valorizzando un modello organizzativo del ciclo dei rifiuti che ha sempre funzionato, per via della discarica accanto all’impianto di trattamento, a costi tutto sommato sostenibili.
Le parole di Rocca, al di là della necessità di ribadire il concetto dell’autosufficienza delle province, in qualche modo preoccupano.
Perché sottintendono come il suo assessore al ramo, Fabrizio Ghera non abbia studiato in maniera approfondita. Senza porsi il problema di quanto stia costando portare l’immondizia in giro per il mondo, senza analizzare come permettere ai Comuni di ripianare i loro debiti con la Saf e a quest’ultima di tornare ad essere “centrale” nella gestione dei rifiuti della provincia.
Ad oggi sembra che si preferisca “buttare il bambino con l’acqua sporca” senza un ragionamento in più, senza inquadrare il problema nella sua complessità, senza porsi il problema di salvaguardare, potenziare e valorizzare l’esistente.
Con il rischio concreto di fare danni seri e forse irreparabili senza riuscire a scongiurare l’emergenza. E le figuracce.