Parole durissime contro ogni guerra, da quella che ha martirizzato Cassino ed il territorio nazionale a quella in corso in Ucraina. Il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, questa mattina presente alla cerimonia commemorativa dell’ottantesimo anniversario della distruzione della città, avvenuta il 15 marzo 1944, ha pronunciato frasi nette ed inequivocabili che rigettano lo strumento bellico rispetto a qualsiasi posizione internazionale del nostro Paese. Ha parlato di «cieca logica della guerra, quella della riduzione al nulla del nemico, senza nessun rispetto per le vittime innocenti». Riferimento certamente anche ai bombardamenti alleati che hanno raso al suolo il 100% di Cassino e provocato percentuali similmente agghiaccianti di distruzione in tutto il Cassinate, ed anche alla pioggia di fuoco che ha cancellato l’Abbazia di Montecassino un mese prima, il 15 febbraio 1944, facendo strage delle centinaia di civili che avevano trovato rifugio sul Sacro Monte sperando che la barbarie si fermasse fuori da quel luogo. «Nella drammatica storia della Seconda Guerra mondiale, con le sue immani sofferenze, Cassino, la città e il suo territorio, queste popolazioni, sono tragicamente entrate nell’elenco dei martiri d’Europa, accanto a centri come Coventry, come Dresda. Gli storici ci consegnano la cifra di 200.000 morti quale conseguenza dei 129 giorni di combattimenti qui avvenuti. I cimiteri, e quelli di guerra, dedicati ai combattenti delle diverse armate, fanno qui corona e ammoniscono. Una tragedia dalle dimensioni umane spaventose. In questa terra, avvennero scontri tra i più cruenti e devastanti – ha scandito Mattarella -. E mentre un sentimento di pietà si leva verso i morti, verso le vittime civili, non può che sorgere, al contempo, un moto di ripulsa da parte di tutte le coscienze per la distruzione di un territorio e delle sue risorse, per l’annientamento delle famiglie che lo abitavano, nel perseguimento della cieca logica della guerra, quella della riduzione al nulla del nemico, senza nessun rispetto per le vittime innocenti».
La cerimonia in Piazza De Gasperi è iniziata pochi minuti prima delle 11 con l’arrivo del Presidente della Repubblica che era atterrato con l’elicottero nell’area dello stadio di via Appia. Ad attenderlo prima del picchetto d’onore – composto dai Granatieri di Sardegna e da una selezione di militari rappresentanti di tutte le Armi – il ministro della Difesa Guido Crosetto, il sindaco della città, Enzo Salera, il presidente della Provincia di Frosinone, Luca Di Stefano, il governatore del Lazio, Francesco Rocca, il prefetto della provincia Ernesto Liguori. In tribuna hanno trovato posto, tra gli altri, i ministri degli Interni Matteo Piantedosi e delle Riforme Elisabetta Casellati, e il governatore della Banca d’Italia Fabio Panetta. Tra gli stati esteri rappresentati al massimo livello diplomatico vanno menzionati Jack Markell ambasciatore degli Stati Uniti d’America presso la Repubblica Italiana e Anna Maria Anders ambasciatrice a Roma della Polonia. Gli stati partecipanti al conflitto hanno comunque presenziato inviando i propri addetti militari in Italia.
Dopo la rassegna del picchetto d’onore il presidente Mattarella, con due corazzieri, ha deposto una corona d’alloro al cippo – nell’area monumentale dei Caduti – dedicato al sacrificio di quanti hanno perso la vita nel sacrificio di Cassino, medaglia d’oro al valor militare. Un inchino del presidente ha concluso questa parte. La cerimonia si è quindi trasferita sul grande palco allestito dal Genio dell’Esercito davanti al palazzo municipale.
Il vescovo della diocesi di Sora, Cassino, Aquino e Pontecorvo Gerardo Antonazzo ha letto un messaggio di pace. Qui una pecca organizzativa singolare, a cui lo stesso sindaco ha accennato («Chiedo scusa ma non mi hanno portato il discorso», ha detto in apertura), appena accortosi che sul suo leggio mancava il testo ufficiale del suo intervento scritto e vagliato anche dal Quirinale. Salera se l’è cavata bene anche parlando a braccio, ma sicuramente molti riferimenti e molte sfumature dello scritto sono sfuggiti alla memoria del primo cittadino, colto egli stesso di sorpresa per l’accaduto. Di particolare rilievo il suo richiamo contro l’aumento della spesa militare che finisce per penalizzare scuola e sanità. «Signor Presidente questa città la ringrazia vivamente della sua presenza qui ed oggi perché, nel solco dei suoi predecessori, ogni decimo anniversario della distruzione della città di Cassino ha visto la presenza del nostro Presidente della Repubblica. E con esso l’omaggio dello Stato a questa città che ha vissuto una delle pagine più tragiche della seconda guerra mondiale. A quell’epoca – ha aggiunto – Cassino aveva 20mila abitanti che subirono una sorte tragica, un mese prima era stata distrutta la nostra millenaria abbazia, tempio della sapere e della diffusione della cultura classica nel mondo. Il bombardamento della città, studiato a tavolino nelle più alte sfere militari si rivelò poi, secondo molti osservatori dei fatti storici, un errore tragico, drammatico così come fu un errore il bombardamento dell’abbazia di Montecassino. L’intenzione era di facilitare la conquista della linea Gustav e invece si rivelò un pantano in cui le bombe cadute sulla nostra città avevano cosparso tutto di macerie, voragini riempite anche alle incessanti piogge dei giorni precedenti. In questo grave errore strategico fu distrutta una parte della cultura dell’abbazia ma soprattutto ci furono molte vittime civili. Alcune delle quali mai identificate. Per questo oggi siamo qui con lei a rendere onore a bambini, donne e uomini che sacrificarono la loro vita, a quei tanti soldati morti provenienti da ogni angolo della terra, dall’India al Canada, dalla Nuova Zelanda agli Stati Uniti, dall’Inghilterra alla Francia». Salera ha poi ricordato le 42 vittime dell’eccidio di Collelungo a Vallerotonda e l’eroismo del carabiniere Vittorio Marandola.
Dopo lo sfondamento della Linea Gustav la guerra si spostò più a nord lasciando «disperazione, miseria e morte, bombe e mine inesplose ed una popolazione inerme e indifesa che dovette avviare il difficile ma graduale cammino della ricostruzione. Molti dovettero affrontare la strada dell’emigrazione lasciando qui affetti e cari e sperando in un futuro migliore in terre lontane. Ottanta anni di pace, libertà e democrazia sono seguiti anche grazie al sacrificio di quei bambini, di quelle donne e di quegli uomini. Una pace – ha alzato il tono Salera – interrotta tragicamente dall’aggressione della Russia all’Ucraina. Ma oggi diverse parti del mondo vedono conflitti e contrapposizioni tra popoli: pensiamo anche Medio Oriente, alla martoriata Striscia di Gaza e l’esponenziale aumento delle spese militari che sottraggono risorse a servizi essenziali come la scuola e la sanità».
Il sindaco ha quindi citato Tito Livio: «la guerra alimenta se stessa. Oggi da Cassino – ha poi affermato in conclusione – parta un forte grido di pace. Signor presidente qui con lei c’è lo Stato ma idealmente l’intera comunità nazionale ad onorare la memoria di quelle vittime civili innocenti che hanno sacrificato la loro vita donando alla nostra patria 80 anni di pace. libertà e democrazia che dobbiamo difendere trasmettendo la cultura della pace alle nuove generazione, a questi studenti di Cassino consegnando loro il testimone della memoria».
E’ seguito il discorso del presidente Mattarella che si è soffermato su «lutti e sofferenze, pagate in larga misura dalla incolpevole popolazione civile, a partire dal funesto bombardamento del 15 febbraio contro l’Abbazia, nel quale, con i monaci, perirono famiglie sfollate, tante persone che vi si erano rifugiate contando sull’immunità di un edificio religioso, espressione di alta cultura universalmente conosciuta. Questo territorio, all’indomani degli eventi bellici, si presentò completamente distrutto: case, chiese, strade, ponti, ferrovie, scuole. A quella comunità così duramente colpita, a quelle donne e a quegli uomini contro cui la furia bellica si manifestò in tutta la sua disumanità, la Repubblica esprime oggi affetto e rimpianto e, nel ricordo, si inchina alla loro memoria. Rende omaggio a un eroismo silenzioso nel tempo della sofferenza, e alla loro orgogliosa volontà di far riprendere la vita in quello che era divenuto un campo di rovine. Ricordiamo come un gesto eroico quello di trovare dentro di sé le risorse per por mano immediatamente alla ricostruzione. Anche di questa Abbazia, faro di civiltà, avviata ancor prima della conclusione del conflitto. Toccò al primo Presidente del Consiglio dei ministri espresso dal Comitato di Liberazione Nazionale, Ivanoe Bonomi, porre la prima pietra già nel marzo del 1945. Cassino martire. Ma Cassino anche protagonista, straordinaria testimone, di questa risalita dall’abisso -, ha sottolineato -. Un abisso che inghiottì anche giovani di altri Paese che morirono combattendo contro gli oppressori dell’Italia che ricordiamo con commozione e riconoscenza».
«Quello che l’Italia ha compiuto in Europa in questi decenni – ha poi aggiunto – è un cammino straordinario di pace e di solidarietà, abbracciando i valori dell’unità del nostro popolo, della democrazia, dell’uguaglianza, della giustizia sociale. Valori che gli italiani vollero consacrati con la scelta della Repubblica e con la Costituzione. Insieme ad una affermazione solenne, tra le altre: il ripudio della guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo per la risoluzione delle controversie internazionali. Sono queste le poche parole dell’art.11 della nostra Costituzione che contiene le ragioni, le premesse del ruolo e delle posizioni del nostro Paese nella comunità internazionale: costruire ponti di dialogo, di collaborazione con le altre nazioni, nel rispetto di ciascun popolo».
«Vent’anni dopo quei drammatici eventi, Papa Paolo VI, nel momento di inaugurare la ricostruita Abbazia, volle tributare alla figura di San Benedetto il riconoscimento di essere Patrono d’Europa. Lo volle definire “Messaggero di pace, realizzatore di unione, maestro di civiltà”. La nuova Abbazia ha la stessa vocazione ma ambisce anche a essere prova di un’accresciuta consapevolezza degli orrori della guerra e di come l’Europa debba assumersi un ruolo permanente nella costruzione di una pace fondata sulla dignità e sulla libertà. Ne siamo interpellati».
«Sono mesi – ormai anni – amari quelli che stiamo attraversando. Contavamo che l’Europa, fondata su una promessa di pace, non dovesse più conoscere guerre. Ai confini d’Europa, invece, anzi dobbiamo dire dentro il suo spazio di vita, guerre terribili stanno spargendo altro sangue e distruggendo ogni remora posta a tutela della dignità degli esseri umani. Bisogna interrompere il ciclo drammatico di terrorismo, di violenza, di sopraffazione, che si autoalimenta e che vorrebbe perpetuarsi. Questo è l’impegno della Repubblica Italiana. Far memoria di una tragedia, una battaglia così sanguinosa, come quella di Cassino – che ha inciso nelle carni e nelle coscienze del nostro popolo e di popoli divenuti nostri fratelli – è anche un richiamo a far cessare, ovunque, il fuoco delle armi, a riaprire una speranza di pace, di ripristino del diritto violato in sede internazionale, della dignità riconosciuta a ogni comunità. Cassino esprime un ricordo doloroso di quanto la guerra possa essere devastante e distruttiva, ma è anche un monito a non dimenticare mai le conseguenze dell’odio, del cinismo, della volontà di potenza che si manifesta a più riprese nel mondo».
Quindi la conclusione di Mattarella: «Cassino città martire. Cassino città della pace. Questo il messaggio forte, intenso, che da qui viene oggi. È questo il traguardo a cui ambire. È questa la natura dell’Europa, la sua vocazione, la sua identità. È questa la lezione che dobbiamo tenere viva, custodire, trasmettere sempre, costantemente».
Ultimi sprazzi della cerimonia tra gli studenti che agitano le bandierine italiane e scandiscono pre-si-den-te pre-si-den-te. Infine il passaggio per il saluto al pubblico presente: “Benvenuto a Cassino presidente”! grida una signora e poi gli applausi spontanei.