Che la nostra mente sia una ‘macchina’ estremamente complessa e difficilmente decifrabile è un assioma che non ha bisogno di esser dimostrato. Che però ci porti a vivere delle emozioni e delle sensazioni estreme anche in tenera età è un qualcosa di straordinariamente curioso e, a tratti, pauroso.
Da un colloquio con la dott.ssa Marina Dell’Anna, psicologa e psicoterapeuta, con anni d’esperienza alle spalle nel settore socio-assistenziale, sono venute fuori delle considerazioni che lasciano davvero a bocca aperta.
Dottoressa, qual è oggi il ‘male di vivere’ di un ragazzo?
“Lavorando nelle scuole (la dottoressa segue l’attività “Sportello d’ascolto” presso gli istituti secondari di secondo grado, che ha lo scopo precipuo di accogliere gli alunni che necessitano di un consulto o di un primo approccio alla terapia, o che semplicemente richiedono un aiuto, ndr) mi rendo conto che, su una scala da uno a dieci, il disturbo maggiormente segnalato è il disturbo d’ansia o il disturbo d’ansia generalizzata.
Preoccupazioni eccessive per un singolo evento, la paura di morire, gli attacchi di panico per una situazione che non si sa gestire o affrontare. Sono tra i disturbi più frequenti che gli adolescenti sono soliti segnalarmi. Purtroppo in molti di loro si riscontrano anche accessi al Pronto Soccorso. Può sembrare esagerato, ma nella realtà non lo è. Il disturbo d’ansia può essere invalidante; se non si interviene incanalando le emozioni vissute dal paziente si rischiano seri effetti collaterali”.
Chi sono i ragazzi che si rivolgono ad uno psicologo o ad uno psicoterapeuta?
“Il più delle volte sono ragazzi che hanno un vissuto familiare particolare. Solitamente si registrano in tali contesti dei precedenti casi di disturbo, che inevitabilmente si ripresentano poi anche nella prole. Ma non sempre è così. A volte ci sono ragazzi che ‘vivono male’ la scarsa presenza di un genitore, o addirittura la rarità di un gesto d’affetto che varrebbe davvero tanto”.
Sostanzialmente, quindi, dottoressa, dietro il ‘male di vivere’ di un adolescente c’è una famiglia assente, o dormiente?
“La famiglia gioca un ruolo essenziale. E’ il luogo più frequentato dal ragazzo, di conseguenza, se ci sono delle problematiche al suo interno è altamente più probabile che lo stesso sviluppi delle insicurezze, delle paure. Bisogna però dire che non sempre la famiglia è consapevole del ruolo che può o non può giocare. Nel senso, non è che tutti sappiano distinguere un atteggiamento che può danneggiare un figlio piuttosto che un altro. Quindi non si può additare unicamente la famiglia”.
Oltre allo stato d’ansia, che gioca un ruolo importante, quale altro disturbo nota negli adolescenti di oggi?
“Reprimono le loro emozioni. Fino ad arrivare all’autolesionismo”.
Addirittura?
“Sì, è così. Purtroppo la diffusione dei social network ha acutizzato questo triste fenomeno. Pensiamo alle sfide dei tik tok, alle assurde gare virtuali; si formano dei gruppi e chi non riesce a starci dietro reagisce di conseguenza. La difficoltà di sopportare l’emozione si trasforma così nell’attuazione di un dolore fisico. E’ più facile per un adolescente tagliarsi che sopportare un tipo di emozione
contestualizzata”.
Parole decisamente forti dottoressa, che scuotono le coscienze dei più. Ma secondo lei, cosa c’è dietro? Nel senso: perché gli adolescenti manifestano tali disturbi?
“Sono disturbi dell’età. Sono in una fase della loro vita in cui si trovano alla ricerca della propria identità. E soprattutto se non hanno punti di riferimento, o se questi sono scarsi, il disagio sociale che ne consegue sarà tale”.
I ragazzi si aprono facilmente ad un percorso psicoterapeutico?
“Sì, sostanzialmente sì. C’è qualcuno che è un po’ più reticente e per fortuna c’è anche chi ti contatta per chiederti come catturare l’attenzione di un amore perso…”. Grazie al Cielo!