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Stirpe e la dura legge del gol

Massimo Pizzuti
Il presidente resta lucido. Si prende le responsabilità e mette al riparo tutti dalle critiche.
Maggio 27, 2024

Il concetto è stato messo in musica dagli 883 nel 1997: “E’ la dura legge del gol. Fai un gran bel gioco però, se non hai difesa gli altri segnano. E poi vincono. Loro stanno chiusi, ma alla prima opportunità, salgon subito e la buttan dentro a noi. La buttan dentro a noi”. Lo spareggio salvezza contro l’Udinese è finito nel peggiore dei modi. Con il Frosinone retrocesso in serie B dopo aver per lunghissimi tratti dominato la gara. Le lacrime di Eusebio Di Francesco e la delusione di giocatori e tifosi sono episodi che lasceranno il segno. Difficili da dimenticare. Ma a caldo il presidente Maurizio Stirpe ha fatto un’analisi lucida, dalla quale è emerso chiaramente il punto di vista di una società che non può fermarsi alle recriminazioni. Stirpe lo aveva detto in tempi non sospetti: “Se dovessimo salvarci il merito sarà tutto di altri, in caso contrario mi prenderò io la responsabilità”. I capi fanno così.
Ha detto: “Quest’anno siamo arrivati ad un soffio dalla salvezza, secondo me con un pizzico di capacità nel saper gestire certi episodi durante il campionato non saremmo arrivati a questa corrida finale”. Cioè: errori sono stati commessi nella gestione di alcune gare e proprio perché nell’intero campionato il Frosinone non aveva sfigurato, non si doveva arrivare ad una lotteria da “dentro o fuori” contro una squadra più esperta come l’Udinese. “Ci è capitato tante volte quest’anno – ha continuato Stirpe – di aver pareggiato o perso contro squadre che secondo me ai punti non avrebbero meritato certamente di averci superato sul campo. Evidentemente abbiamo dei limiti, bisogna ripartire da quelli e cercare di migliorare”.
Si chiama saper guardare in faccia la realtà, senza cercare alibi. “Ci sono squadre che hanno tante tradizioni e non dobbiamo prendere esempio da queste, strutturarci meglio. Se avremo la forza di riprovarci un giorno, faremo tesoro di questa esperienza negativa e di questa serata amarissima. Abbiamo avuto dei limiti pagati a caro prezzo negli ultimi quindici minuti di campionato”. Maurizio Stirpe ha ribadito il concetto: il Frosinone doveva assicurarsi prima la salvezza. Poi un pensiero all’allenatore: “E’ una serata difficile per tutti, anche per Eusebio, soprattutto alla luce dei valori che abbiamo saputo esprimere durante il campionato e che purtroppo avrebbero meritato miglior risultato”. Al tempo stesso ha aggiunto: “Ripartire da Di Francesco? Adesso è prematuro. Io penso che quando accadono fatti di questo genere bisogna sentirsela di tornare e riproporsi e ci vuole anche la testa libera e una disponibilità che ognuno di noi deve ricercare in se stesso”. Una società seria non prende decisioni del genere a caldo ed è obbligata ad una valutazione complessiva delle situazioni, degli uomini e perfino delle motivazioni. Infatti il presidente ha spiegato: “In ogni caso avevo intenzione di iniziare la programmazione tra 3 settimane, con una conferenza stampa. Lo faremo anche in questo caso, a fronte della retrocessione. Bisogna avere il tempo giusto, tutti, di metabolizzare. Un risultato molto amaro. Ma abbiamo il dovere di ripartire”.
Altri due concetti per inquadrare la situazione. Maurizio Stirpe ha dichiarato: “Noi siamo rimasti coerenti ad un progetto: non è importante vincere ma il modo col quale si vince. L’unico fallimento che considero è il fallimento di una società, quello lo ritengo irreparabile. La nostra società ha potuto mettere in campo quello che poteva, non si è messa in tasca nulla. Il nostro modo di fare calcio era e rimane questo. Sostenibilità, valorizzazione dei giovani e del marchio, sviluppo delle infrastrutture: questi i punti cardine di questi ultimi tre anni, che restano tali. Lo abbiamo fatto e lo faremo anche nelle prossime stagioni, a prescindere dalla categoria”. 
Significa sostenibilità economico-finanziaria, significa valorizzazione del brand, significa consapevolezza del target.
L’analisi del patron è proseguita in questo modo: “Secondo me dobbiamo fare dei salti di qualità nel settore medico, noi siamo stati due mesi in una condizione nella quale di 11 difensori in organico ne avevamo fuori 7. Si potrà dire: i medici che c’entrano? Probabilmente quello è un settore dove dovremo fare uno sforzo maggiore per evitare di trovarci in questa situazione”.
Tutto giusto, ma il non cercare alibi serve ad assumersi tutte le responsabilità e a non accendere riflettori su tante manchevolezze di altri che purtroppo hanno condannato alla retrocessione una squadra che ha sicuramente giocato un calcio migliore rispetto a due o tre compagini che l’anno prossimo giocheranno di nuovo in serie A.
Qualche riflessione andrà fatta sulla mancanza di fame, sull’assenza conclamata (in molte occasioni decisive) di quella rabbia agonistica che ti porta a mordere le caviglie degli avversari e su quel pericoloso rilassamento di qualche ragazzo che ieri (come in altre occasioni) non è entrato nella “trance”necessaria ad affrontare nel migliore dei modi l’appuntamento con il dentro/fuori.
Come non si può non riflettere su come, forse, avrebbe fatto la differenza l’acquisto a gennaio di qualche rinforzo di esperienza per puntellare di “cattiveria” un organico che aveva comunque dimostrato di poter giocare nella massima serie.
Certo l’amarissima notte dello Stirpe non cancella nulla della lunghissima striscia di campionati al vertice del calcio italiano. Il presidente ha già parlato di futuro (mettendo così a tacere le tante voci su un possibile disimpegno) ed è pronto a riprogrammare la strategia per la prossima stagione e magari per un nuovo assalto alla massima serie.
Ed alla fine è questo quello che ora conta di più.

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