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PD, un anno di Leodori. Frosinone: gli equivoci di Lega e Forza Italia

Licandro Licantropo
Dodici mesi fa l’elezione di Daniele Leodori in un clima di “pax” tra le correnti. Cosa è cambiato. Comune capoluogo: verifica ferma al palo se non si affrontano i temi politici che riguardano i partiti.
Giugno 18, 2024

Un anno fa Daniele Leodori vinceva le primarie per la segreteria regionale del Pd. Con una percentuale che un tempo si sarebbe definita bulgara: il 95%. Lo sfidante era Mariano Angelucci. In quell’occasione fu siglata una sorta di “pax” tra le correnti. A sostegno di Leodori c’erano 5 liste: Lazio Democratico, Rete Democratica, Leodori a Sinistra, Uniti a Sinistra per la Costituente, il Pd delle opportunità. Pochi mesi prima, esattamente a febbraio, Francesco Rocca aveva portato il centrodestra a vincere nel Lazio, staccando il candidato del centrosinistra Alessio D’Amato di oltre venti punti percentuali.

Il Pd si è rimesso in moto e alle europee di qualche giorno fa lo ha dimostrato anche nel Lazio. Sebbene manchino ancora i dati ufficiali di 78 sezioni di Roma, il risultato vede cinque eurodeputati eletti nella Circoscrizione Centro: Nicola Zingaretti, Dario Nardella, Matteo Ricci, Camilla Laureti, Marco Tarquinio. Ma l’unità tra le correnti di dodici mesi fa non c’è più. Nel senso che nel Lazio è evidente la competizione (a tratti contrapposizione) tra la componente dello stesso Daniele Leodori e quella del parlamentare Claudio Mancini, mentore del sindaco di Roma Roberto Gualtieri.
Leodori è uno che la mediazione nel dna. Trova tutte le soluzioni, riesce a trovare costantemente sintesi ed equilibri. Si vede. Ma nel Pd il correntismo è parte integrante. Impossibile pensare di superarlo. Non ci sono riusciti Matteo Renzi, Nicola Zingaretti, Enrico Letta. La stessa Elly Schlein alla fine ha dovuto prendere atto della realtà.

Adesso però nel Lazio sta succedendo una cosa diversa. Daniele Leodori è uno degli esponenti più autorevoli ed influenti di AreaDem di Dario Franceschini. Si è immediatamente schierato con Elly Schlein alle primarie nazionali. Francesco De Angelis, presidente del partito nel Lazio e fondatore di Pensare Democratico, ha deciso di aderire ad AreaDem. Una mossa concordata con Leodori, una mossa che potrebbe finalmente riequilibrare un partito che in tanti vorrebbero sempre romanocentrico. Claudio Mancini e Roberto Gualtieri faranno il loro gioco, ma il ragionamento di De Angelis è semplice: perché nei collegi blindati (proporzionali) della Ciociaria vengono sempre candidati ed eletti i big romani (Claudio Mancini nel 2018, Matteo Orfini nel 2022) e non gli esponenti locali che poi dalle regionali alle comunali dimostrano di avere voti e preferenze.
Al Comune di Frosinone la verifica politica è ad un punto di stallo. Molti ripetono un ragionamento stereotipato: Frosinone è un capoluogo di provincia e quindi una eventuale crisi avrebbe effetti sul piano regionale. Non che non sia vero, ma non sta scritto da nessuna parte che interventi esterni di leader politici possano esserci. Ancora di meno che possano risolvere la situazione. Anche perché nel capoluogo ciociaro c’è stato un corto circuito proprio sul versante dei partiti. La Lega ha 2 consiglieri: ma Dino Iannarilli e Giovanni Bortone hanno posizioni diverse, il secondo da quasi un anno fa parte del gruppo di Anselmo Pizzutelli e Maria Antonietta Mirabella, entrambi della Lista Mastrangeli. In Forza Italia il capogruppo Maurizio Scaccia e Pasquale Cirillo agiscono all’unisono e sono molto critici nei confronti dell’Amministrazione e del Sindaco. Mentre l’altro consigliere Cinzia Fabrizi sostiene l’assessore Adriano Piacentini ed è tra i fedelissimi di Mastrangeli. Si tratta di situazioni anomale, che hanno finito con il relegare la politica in secondo piano in questi anni. Inoltre, le civiche Lista Ottaviani e Lista per Frosinone hanno sostenuto il Carroccio in ogni tipo di competizione: politiche, regionali, europee. Perfino alle provinciali, dove votano i consiglieri. Infatti è dal Comune di Frosinone che ci sono stati i 10 voti ponderati che hanno permesso l’elezione a consigliere di Andrea Amata (Vicalvi) a discapito dei “frusinati” Maurizio Scaccia (Forza Italia) e Sergio Crescenzi (Fratelli d’Italia).

A far saltare gli equilibri, contribuendo al precipitare della situazione è stato proprio quell’episodio. Andrebbe perlomeno riconosciuto per chiarezza di… verifica.

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