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Comune, no politica no party

Massimo Pizzuti
A Frosinone gli incontri con i consiglieri hanno certificato una situazione di spaccatura che tutti già conoscevano. Forse il sindaco Riccardo Mastrangeli potrebbe giocare la carta di un confronto con i leader di Fratelli d’Italia, Lega e Forza Italia. Altrimenti sarà complicato rimettere insieme i cocci
Giugno 21, 2024
Il sindaco di Frosinone Riccardo Mastrangeli

Frosinone è un capoluogo di provincia amministrato dal centrodestra in una Regione, il Lazio, governata dal centrodestra. La crisi che sta logorando il Comune da circa un anno è figlia sia dello sfilacciamento di alcuni rapporti personali che della totale assenza di un ragionamento in un contesto di tipo politico. Riccardo Mastrangeli concluderà domani i faccia a faccia singoli con i consiglieri di maggioranza (si fa per dire). Prenderà atto di quello che già sapeva: Maurizio Scaccia, Pasquale Cirillo (Forza Italia), Anselmo Pizzutelli, Maria Antonietta Mirabella (Lista Mastrangeli) e Giovanni Bortone non si sentono parte integrante della coalizione. Chiedono un azzeramento totale della giunta. Equivale ad una sfiducia dell’Amministrazione. Il sindaco ha intenzione di aprire la verifica vera e propria con i gruppi e con le forze politiche. Ma esiste un piano B? E perfino un piano C? Ci spieghiamo meglio: ci cono le intenzioni e le possibilità di andare avanti con 17 consiglieri per i prossimi tre anni? E’ ipotizzabile un allargamento oppure un’operazione di recupero di alcuni esponenti? In realtà nessuno lo sa.
Forse bisognerebbe fare un bagno di umiltà e di realpolitik, prendendo atto che tutto  può succedere certo, ma che chi si assume la responsabilità di interrompere la consiliatura di un’Amministrazione di centrodestra dovrà risponderne, oltre che agli elettori, anche ai leader regionali (e forse perfino nazionali) dei partiti della coalizione. Al Comune di Frosinone si è cercato di far passare il messaggio che la politica non conta nulla (ad esempio se si facesse un’analisi sera del voto alle europee esploderebbe tutto un un secondo, meglio non pensarci…) che i rapporti personali sono prevalenti, che l’importante non è garantire gli equilibri ma muoversi nel solco di un percorso stabilito da pochi, lungo il quale si stabiliscono promossi e bocciati, simpatici e antipatici.
Come avviene ovunque la consuetudine che i gruppi scelgono e determinano i propri rappresentanti in giunta conta fino ad un certo punto. C’è sempre da superare poi l’ostacolo del gradimento. Come se l’ingresso nella stanza dei bottoni dovesse avere un particolare e imprecisato imprimatur secondo un’inesistente e pericolosa regola non scritta che politicamente finisce per fare disastri.
Inoltre le civiche, importanti sia nella fase elettorale che dopo, non possono diventare delle “appendici” (mascherate) dei partiti. Ecco perchè servirebbe un’operazione chiarezza. Il sindaco Riccardo Mastrangeli potrebbe prendere seriamente in considerazione l’idea di un confronto con i referenti politici di Fratelli d’Italia (Massimo Ruspandini e Fabio Tagliaferri), della Lega (Nicola Ottaviani e Pasquale Ciacciarelli), di Forza Italia (Claudio Fazzone, Rossella Chiusaroli). Magari un unico confronto simultaneo sarebbe ancora meglio. Certamente c’è il profilo dell’amministrazione e del programma. Sicuramente va affrontato una volta per tutte il tema dei rapporti con i “dissidenti”, tre dei quali fanno riferimento ai partiti di FI e della Lega. Il peccato originale di questa consiliatura è stato quello di pensare che i partiti non servivano, che bastavano le logiche applicate nei dieci anni precedenti. Senza rendersi conto che quella situazione non esiste più.
Manca la volontà poi di prendere il toro per le corna. La crisi del capoluogo affonda le radici sulle alcune grande questioni che non vengono affrontate definitivamente. La questione delle piste ciclabili e il peso che ha nel quartiere scalo è un tema che nessun rimpasto potrà mai sanare. Come nessun rimpasto potrà mitigare il malumore diffuso per la pessima gestione del centro storico dove iniziative che nei comuni normali si facevano già negli anni settanta continuano ad essere spacciate per eventi internazionali.
Si fa fatica peraltro a prendere atto che non esiste nessuna coesione di fondo tra i consiglieri della maggioranza spaccati e divisi, stanchi di una specie di eterodirezione del governo della città che incide su ogni scelta amministrativa.
Ognuno ha la sua testa da tagliare in giunta, la sua vendetta da consumare, il suo risultato da raggiungere. Ecco perché per Riccardo Mastrangeli il compito si fa ogni giorno più duro e improbo.

Lo strano caso dei consiglieri Pd alla Provincia

Per effetto della nomina a vicesindaco di Cassino (e assessore agli affari generali, affari legali, polizia locale e personale), Gino Ranaldi (Pd) non potrà più ricoprire il ruolo di consigliere provinciale conquistato lo scorso dicembre. Al suo posto subentrerà il sindaco di Posta Fibreno Adamo Pantano, responsabile politico di Italia Viva di Matteo Renzi in Ciociaria. Entrambi avevano concorso nella lista La Provincia dei Cittadini,pensata dai Democrat nella prospettiva di un’alleanza di centrosinistra.
Paradossi della legge Del Rio, che tutti dicono di voler cambiare ma che è in vigore da dieci anni. Le norme consentono ai sindaci (che sono anche consiglieri comunali) di poter essere eletti consiglieri provinciali, ma non danno la stessa opportunità ad assessori e “vice” primi cittadini delle realtà più grandi, perché devono dimettersi da consiglieri comunali. Funziona così, poco da discutere. In Provincia adesso siedono 4 sindaci: Luca Di Stefano (Sora), Roberto Caligiore (Ceccano), Enrico Pittiglio (San Donato Valcomino), Adamo Pantano (Posta Fibreno).
C’è però un’altra anomalia, tutta politica, che riguarda gli assetti della civica La Provincia dei Cittadini. Perché 4 degli attuali 5 esponenti sono in quota Partito Democratico. Alessandro Mosticone è in realtà un fedelissimo del presidente Luca Di Stefano. Mentre Luigi Vittori ha un asse d’acciaio con il sindaco di Ferentino Piergianni Fiorletta. Antonella Di Pucchio è da sempre vicinissima alle posizioni di Antonio Pompeo, oltre che perennemente in rotta di collisione con l’area di Francesco De Angelis. Infine il capogruppo Enrico Pittiglio, che ha scelto di restare con la componente della consigliera regionale Sara Battisti dopo la spaccatura tra quest’ultima e Francesco De Angelis. Certamente alla corrente di Pensare Democratico guardano Mosticone e Vittori, ma nessuno dei due è uno degli esponenti della prima ora della componente maggioritaria di Francesco De Angelis. A dimostrazione di quanto sia complicata la situazione nel Pd.

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