L’area Schlein ora mira al Campidoglio. In Aula Giulio Cesare, che in principio contava quattro avanguardisti, con i nuovi equilibri, qualcuno smarrito e qualcun altro guadagnato, annovera ora una decina di consiglieri su un totale di 18 teste. Gli altri guardano, a gruppetti di due o tre, a Stefano Bonaccini, Claudio Mancini e Nicola Zingaretti. C’è, dall’altro lato, da rilevare che in giunta né l’area Schlein, men che meno quella Dem, hanno una rappresentanza. Sono due i fedelissimi del sindaco, Sabrina Alfonsi e Maurizio Veloccia, provenienti dalla scuderia di Mancini, da ritenersi inamovibili: hanno le deleghe più delicate, si scrive urbanistica e rifiuti, si legge stadio e termovalorizzatore. Stesso vale per il terzo più vicino a Gualtieri per provenienza politica, Eugenio Patané: oltre ad avere in mano la delega ai trasporti, su cui sono stati calati gli investimenti più impegnativi sul lungo periodo, è sostenuto da Nicola Zingaretti, romano e primo eletto del Pd dopo Schlein nella circoscrizione dell’Italia centrale.
POCHI MARGINI
Ma anche a scorrere il resto della giunta sembra ci sia ben poco spazio di manovra. Silvia Scozzese e Ornella Segnalini sono due tecniche, la prima al bilancio, la seconda ai lavori pubblici, hanno dalla loro risultati quantificati in numeri e difficili da contestare. Barbara Funari e Tobia Zevi sono espressione di mondi cittadini di rilievo: la prima proviene dalla Comunità di Sant’Egidio, il secondo dalla Comunità ebraica. Monica Lucarelli, data spesso in bilico, e Alessandro Onorato, che si è iscritto al Pd ma per sostenere al tempo la segreteria di Bonaccini: entrambi sono stati scelti per rappresentare il mondo delle categorie produttive, quali esponenti della Lista Civica che in Aula è seconda forza di maggioranza con cinque consiglieri. Miguel Gotor, assessore alla Cultura, è espressione di quel che resta di Articolo 1, poi assorbito nel Pd. Tutti e cinque, volendo, sostituirli si potrebbe, ma sempre con qualcuno che gli assomigli e vanti una provenienza dallo stesso mondo politico. Al netto pure di una revisione delle deleghe, il sindaco può nominare 12 assessori e qui uno vale uno a meno che Gualtieri non voglia estromettere del tutto la rappresentanza di pezzi della città, che hanno contribuito alla sua elezione, facendo saltare gli equilibri già oggi abbastanza precari.
LE SORPRESE
Restano dunque due nomi su cui forse si potrebbe giocare un rimpasto e non sorprende che a Roma si consumi oggi la stessa battaglia di ieri, tra due amici nei valori e per questo nemici nelle sfide elettorali: Massimiliano Smeriglio e Marta Bonafoni. Claudia Pratelli, assessora alla Scuola, sta in giunta in rappresentanza di Roma futura, compagine in via di estinzione, ora che anche l’ex sindaco Ignazio Marino ha fatto il salto in Alleanza verdi sinistra per conquistare un seggio a Bruxelles, e ora che Marta Bonafoni, eletta consigliera regionale con lista civica ma subito transitata al Pd, siede nella segreteria nazionale di Schlein. Andrea Catarci, assessore ai Servizi al territorio, è invece l’esponente in giunta dell’Alleanza verdi sinistra che esce dalle europee con un risultato sopra le aspettative e uno scontento: Massimiliano Smeriglio, sorpassato da Marino in casa sua e messo alla porta a Bruxelles. È difficile immaginare che Bonafoni, che pure aveva immaginato un salto in Europa salvo poi ripensarci, non difenda a spada tratta la sua rappresentanza in giunta a Roma. È vero che Smeriglio guarda ogni tanto alla giunta romana, ma in questo braccio di ferro sa che, al massimo, potrebbe incassare soltanto un avvicendamento con il fedelissimo Catarci.