“Flash mob No Brt”: questa sera alle 19.30 nuovo appuntamento in via Marittima e piazza Caduti di via Fani. Per dire no alla realizzazione delle corsie dedicate al Bus Rapid Transit. Su iniziativa soprattutto dei 5 consiglieri eletti nella maggioranza che stanno contrastando questa proposta. Un progetto che però non convince anche diversi cittadini e molti commercianti, che infatti stanno preparando ulteriori iniziative. Contemporaneamente però il sindaco Riccardo Mastrangeli ha voluto sottolineare il ritorno dell’iniziativa Cinema sotto le Stelle. Quasi a voler mettere in evidenza che la sua determinazione a concentrarsi esclusivamente sul programma non potrà essere scalfita. Sul piano politico emerge l’assoluta impossibilità di un recupero dei rapporti all’interno del centrodestra.
Il confronto-scontro sul Brt arriverà in consiglio comunale attraverso il meccanismo
dell’autoconvocazione. Ma le 9 firme dicono molto sugli scenari politici che si prospettano al Comune di Frosinone. Ce ne sono state 5 (su 22) da parte di consiglieri eletti in maggioranza, 4 (su 11) delle opposizioni.
I 5 “dissidenti” (così vengono chiamati da dieci mesi) sono Maurizio Scaccia e Pasquale Cirillo (Forza Italia), Anselmo Pizzutelli e Maria Antonietta Mirabella (Lista Mastrangeli) e Giovanni Bortone (Lega). Nei giorni scorsi avevano ufficializzato l’appoggio esterno, adesso questa ulteriore mossa che conferma la distanza (politica e amministrativa) incolmabile con il sindaco Riccardo Mastrangeli.
Nelle opposizioni al gran completo il Pd: Angelo Pizzutelli, Fabrizio Cristofari, Norberto Venturi. Più i Socialisti di Vincenzo Iacovissi. Nei Democrat c’è stata l’accelerazione di Francesco De Angelis, che probabilmente ha capito che lo scenario delle elezioni anticipate non rappresenta più una mera ipotesi. Il Psi aveva sollecitato il confronto in aula per primo.
Tra quelli che non hanno firmato il documento, da segnalare nella maggioranza il gruppo Futura: Giovambattista Martino, Teresa Petricca e Francesco Pallone. Chi sperava che potessero “sommarsi” ai 5 dovrà rivedere le proprie strategie. Questo perché la vera posta in palio è rappresentata dalle prove generali per capire se ci sono gli spazi per mozioni di sfiducia o dimissioni di massa. In entrambi i casi bisogna arrivare a 17.
Nel centrosinistra non ha firmato Andrea Turriziani, della Lista Marini. Da molti mesi ha contatti forti con Mastrangeli sul tema di un eventuale sostegno alla maggioranza. Ci sono state votazioni condivise, probabilmente prima o poi l’intesa si farà. Inizialmente senza una rappresentanza in giunta.
Il Polo Civico di Gianfranco Pizzutelli ha fatto campagna elettorale per Mario Abbruzzese (Lega) alle europee e dal 2012 al 2022 ha fatto parte della maggioranza che ha appoggiato Nicola Ottaviani. I due consiglieri sono Claudio Caparrelli e Francesca Campagiorni. Difficile pensare che il Polo Civico possa mandare a casa Mastrangeli. Ma difficile anche ragionare su un “rientro” nella coalizione di centrodestra considerando il veto assoluto di Fratelli d’Italia e della Lista per Frosinone. Ciò non toglie che delle convergenze in Consiglio potrebbero determinarsi. Se poi la maggioranza dovesse perdere ufficialmente tra i 5 e i 7 consiglieri, allora sarebbe Riccardo Mastrangeli ad accelerare per un Governo del Sindaco.
La Lista Marzi merita un discorso diverso. In questi ultime settimane si è molto parlato di un possibile “soccorso” di Carlo Gagliardi alla maggioranza. Inoltre più di qualcuno ha immaginato la possibilità di una “battaglia” politica comune di Armando Papetti con i 5 “dissidenti” sul Brt. Mentre Alessandra Mandarelli da tempo sta osservando la situazione. A prevalere però è stato il ragionamento dell’ex sindaco Domenico Marzi. Il quale sui temi della mobilità urbana ha sempre detto a Mastrangeli che è possibile ragionare insieme nell’interesse della città. Non gli è piaciuto il pressing che altri stavano effettuando su Carlo Gagliardi e su Armando Papetti. Di conseguenza ha voluto far capire che la lista civica si muove all’unisono e prende da sola le sue decisioni. Infine, non si è voluto “infilare” nel braccio di ferro tra i 5 “dissidenti” e il resto della maggioranza.
Tutto questo quadro dice che, perlomeno nel breve periodo, non ci sono le condizioni per dimissioni di massa o mozioni di sfiducia. La partita principale rimane all’interno della maggioranza, dove però Riccardo Mastrangeli ha la necessità di “blindare” 17 consiglieri. In questa fase tale elemento manca. Ma bisognerà agire in fretta perché perfino delle aperture alle opposizioni non possono avvenire se i consiglieri eletti nel centrosinistra diventano “indispensabili” come salvatori della patria. A quel punto franerebbe la maggioranza.