Nicola Zingaretti capisce le diffidenze ma ritiene fondamentale ricucire con Matteo Renzi. Nella recente intervista al quotidiano La Stampa il neo europarlamentare del Pd (già presidente della Regione Lazio e segretario del partito), ribadisce che a suo giudizio Renzi ha commesso molti errori, tuttavia non c’è alternativa al Campo Largo se si vuole competere con il centrodestra. Nelle scorse ore Carlo Calenda ha compiuto l’ennesimo salto carpiato (senza rete), dicendosi pronti a confrontarsi con Elly Schlein. A patto che però ci sia una piattaforma programmatica condivisa. Intanto nel Movimento Cinque Stelle non si capisce bene quanto pesi davvero la leadership di Giuseppe Conte, messo in discussione dai fuoriusciti ma anche da altri. Nel silenzio di Beppe Grillo. C’è infine l’incognita di Alleanza Verdi e Sinistra di Angelo Bonelli e Nicola Fratoianni, uniti alle elezioni ma divisi nei gruppi parlamentari di Strasburgo. Davvero, come si fa a mettere insieme tutte queste “anime” che non sono soltanto diverse ma incompatibili e in qualche caso ostili?
Elly Schlein ha ottenuto un buon risultato alle europee grazie al proporzionale. Non aveva alleanze da gestire e quindi non sono emerse contraddizioni. Sempre alle europee Italia Viva di Renzi e Azione di Calenda sono rimaste sotto la soglia del 4%. Mentre i Cinque Stelle hanno confermato la caduta libera da quando al timone c’è Giuseppe Conte. “Aridatece Giggino e Dibba”. Sì, in entrambi i casi con due “g” e due “b”. Con riferimento a Luigi Di Maio e Alessandro Di Battista. A conferma di quanto sia seria la situazione all’interno dei Cinque Stelle.
Se a livello nazionale è difficile, sul piano locale è ancora peggio. Sempre nell’intervista a La Stampa, Nicola Zingaretti invita Forza Italia a prendere le distanze sull’Autonomia differenziata. Ci sta, per carità. Ma il sogno di dividere il centrodestra potrebbe restare tale per molto tempo.
Basta guardare a quello che sta succedendo nel Lazio. La presa di posizione di Forza Italia, guidata dal senatore e coordinatore regionale Claudio Fazzone, è stata determinata e vera. La coalizione si è messa al lavoro, in particolare Paolo Trancassini, parlamentare e presidente regionale di Fratelli d’Italia. Lo stesso Francesco Rocca si è mosso, seppure in modo felpato e senza dare nell’occhio.
Due “azzurri”, Simone Foglio e Pino Simeoni, sono in pole position per la presidenza di enti importanti come LazioDisco e Cotral. Poi si vedrà cosa succederà in giunta: potrebbe esserci un riassetto sul versante del peso delle deleghe più che sulle poltrone. Alla fine un accordo verrà trovato. Il centrodestra discute molto al proprio interno, ma alla fine la “quadra” la trova. Perché non dovrebbe? A settembre saranno (appena) due anni dalla vittoria alle politiche. Nel Lazio le elezioni ci sono state a febbraio 2023 e probabilmente il centrosinistra non ha mai fatto i conti con un fallimento politico senza precedenti: l’implosione del Campo Largo voluto proprio da Nicola Zingaretti, la candidatura di Alessio D’Amato con l’endorsement di Carlo Calenda. Certamente il centrosinistra non ha alternative se non quella di effettuare un’operazione in stile Ulivo. Magari con Pierluigi Bersani nelle vesti di “federatore” come lo fu Romano Prodi. Ma perfino l’Ulivo è crollato al proprio interno per due volte: l’attacco di Fausto Bertinotti a Romano Prodi, la vicenda di Clemente Mastella. Una coalizione deve avere punti in comune solidi. Il centrodestra li ha, il centrosinistra no. Le alleanze con le liste civiche possono andare bene quando si vota alle comunali, ma non reggono nel momento in cui sale il livello: regionali, politiche, europee. Il punto è questo. Fanno sorridere le “profezie” di chi immagina che Forza Italia voglia sganciarsi e magari posizionarsi nel centrosinistra. Il partito fondato da Silvio Berlusconi? Non scherziamo. Sono solo canzonette.