Nei bar della città non si parla d’altro. Di chi sarà, tra i tanti pretendenti di centrosinistra, a succedere a Roberto Caligiore travolto dall’inchiesta sulle mazzette per il Pnrrr.
Perché quello che ad una primissima sensazione sembra certo è che a vincere la partita tornerà, per evocare Occhetto, la “gioiosa macchina da guerra” dei progressisti fabraterni. Tornati di moda a seguito delle note vicende giudiziarie e ringalluzziti dalla possibilità di presentarsi come l’unica alternativa possibile al disastro capitato al primo cittadino espressione del centrodestra.
La prospettiva fa gola a tutti. Alla corsa per la candidatura a sindaco gli iscritti sono già molti e viste le non idilliache condizioni di coesione interna nelle quali versa il partito della Schlein non sarà semplice dirimere la matassa in tempi rapidi. Considerando che se ne aggiungeranno certamente altri. Tornando al rigore a porta vuota le differenze con il 2015 ci sono. E piuttosto sostanziali. Ad oggi il centrosinistra sembra avere più candidati a sindaco che a consigliere. Più leader in pectore che attivisti. In questi anni non è cresciuta tra le file del Pd, tra i socialisti, nella sinistra più radicale, quella generazione di politici in grado di rimpiazzare lo squadrone composto dai vari Maurizio Cerroni, dal compianto Giovanni Montoni, da Antonio Ciotoli, da Umberto Terenzi. Gente che ebbe la forza nel 2012, in una condizione proibitiva, di ribaltare un pronostico avverso e un primo turno trionfale per il centrodestra portando alle urne, per il ballottaggio, anche l’ultimo dei potenziali voti di centrosinistra. Consentendo a Manuela Maliziola di indossare la fascia tricolore per poco più di due anni.
A sinistra ci sono le velleità di chi a torto o a ragione sente di aver diritto di calciare il pallone a porta vuota. Non dite a Emanuela Piroli che potrebbe essere un altro. Non cederebbe il pallone nemmeno a Cristiano Ronaldo. Non provate a dissuadere Andrea Querqui. Il farmacista è in piena campagna elettorale e a Borgo Berardi una volta tanto, si respira aria di vittoria. La sfera di cuoio la vuole anche Manuela Maliziola. Gliela strapparono di mano proprio i suoi nel 2014. Dopo che aveva vinto e mentre era alla guida di Palazzo Antonelli. Logico che cerchi la sua personale rivincita. Aspettando solo il fischio dell’arbitro per tirare dagli undici metri.
Le due vittorie del centrodestra, con l’amaro finale riservato a Caligiore, hanno invece cristallizzato una situazione diametralmente opposta a quella vissuta negli anni ottanta/novanta e nel primo decennio del nuovo secolo. I candidati e chi fa politica a Ceccano oggi sta quasi totalmente nel centrodestra. E seppur alle prese con la necessità di una complicata e sofferta rigenerazione la coalizione non sembra avere nessuna intenzione di vanificare venti anni di impegno politico in una delle città più importanti della provincia di Frosinone.
Significativa una frase pronunciata nei giorni scorsi dall’ex sindaco Maurizio Cerroni:
“E’ importante che si sappia che oggi, a Ceccano, il centrosinistra nonostante tutto è minoranza”. Una frase che fotografa appieno il punto dal quale si parte. C’è tutto un popolo, certamente deluso e contrariato, che non sta a sinistra. Che impreca anche alzando la voce, contro i protagonisti della vicenda giudiziaria e che al tempo stesso si aspetta una proposta innovativa e in discontinuità con le due amministrazioni Caligiore.
Che ci sia tanta voglia di scrollarsi di dosso l’incubo vissuto poco più di un mese fa si percepisce dalle reazioni furibonde di Alessandro Savoni o di Fabio Giovannone al tentativo di qualcuno di accostare il loro nome a progetti di centrosinistra. E il rinnovato entusiasmo con il quale stanno tessendo la tela di una ricomposizione di tutta l’area intorno a Fratelli d’Italia, Federica Aceto e Ginevra Bianchini. Con Marco Corsi, alfiere del centrosinistra nell’ultima competizione, che non vede l’ora di tornare protagonista nella sua zona politica di riferimento.
Ieri, ospite della cena organizzata a Fiuggi per il G7 dei Ministri degli Esteri, Massimo Ruspandini stuzzicato dai nostri colleghi a chi gli chiedeva come andranno le cose a Ceccano ha risposto, tra l’ironico e il laconico “…hanno già vinto!”. Per chi conosce il linguaggio del deputato, originario di Colle San Paolo, tutto è sembrato tranne che una resa