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L’elezione di Procaccini alla guida di New Direction, nuova svolta per FdI ed il laboratorio pontino. Il conservatorismo thatcheriano diventa un punto di riferimento per la destra italiana

Marco Battistini
Gennaio 17, 2025

Nicola Procaccini è stato eletto alla carica di nuovo presidente di New Direction, la Fondazione culturale che fu voluta da Margaret Thatcher. Un riconoscimento prestigioso che pone l’europarlamentare pontino alla guida del movimento conservatore, rafforzando l’idea di una rivoluzione in atto nella politica italiana ed europea.

L’ASSE CON TRUMP ED IL GOP

Dopo l’elezione, Procaccini ha voluto giustamente mettere i paletti sulla collocazione dei Conservatori europei sul piano politico internazionale. “C’è una connessione del nostro gruppo con l’amministrazione Trump -ha sottolineato Procaccini- Ecr è ufficialmente legato al partito repubblicano da un vincolo antico, certamente questa vicinanza aiuterà sia noi che Meloni ad integrare vari punti di vista”. Questo è stato il commento di Nicola Procaccini copresidente del gruppo Ecr al Parlamento europeo e appena eletto nuovo presidente di New Direction. “L’opinione pubblica in generale guarda a favore delle politiche conservatrici -ha aggiunto Procaccini- l’Occidente deve essere unito e saper cogliere la criticità del momento e su questo sono sicuro che Ecr potrà essere d’aiuto”.

UNA NUOVA POLITICA

L’elezione di Procaccini al vertice di New Direction segna soprattutto una svolta per un partito come Fratelli d’Italia, che pur da sempre inserito nel blocco conservatore, finora non aveva rimarcato troppo ‘vicinanze’ a politiche molto diffuse soprattutto nel mondo anglosassone e molto più distanti dalla concezione ‘sociale’ della vecchia Europa continentale. D’altronde, c’è un collegamento forte con la storia della ‘Lady di Ferro’, punto di riferimento storico del Conservatorismo mondiale. A partire dal 1975, infatti, anno in cui Margaret Thatcher ne divenne il leader, i tories non sarebbero più stati il partito delle privilegiate “upper and middle classes”, bensì di tutti coloro che si davano da fare. Anche negli anni del suo massimo potere, Maggie manterrà l’abitudine di spiegare agli elettori i più sofisticati teoremi liberisti con il linguaggio casalingo della “filosofia della pignatta”, ovvero della saggezza popolare anglosassone, per la grande ilarità dei suoi avversari e detrattori. La Thatcher considerava il “Liberal internationalism”, quella dottrina geo-strategica dell’assetto post-bellico fondata sulla pacifica cooperazione tra Stati, sulla decolonializzazione e gli aiuti al Terzo Mondo, che trova la sua massima espressione in organizzazioni come l’Onu, alla stregua dell’economia statalista. Maggie era una nazionalista, che voleva restituire al proprio Paese, entro limiti realistici, tutto quel peso, quel rispetto e quell’orgoglio che era andato perdendo dal 1945 in poi. Una situazione simile a quella che si è ritrovata Giorgia Meloni in Italia. Dunque, partendo da questa similitudine, FdI può legittimamente porsi come l’erede naturale (almeno in Italia) di quel tipo di politica. Innovativa e con forti connotati liberisti e nazionalisti, che mancano davvero tanto nell’Unione europea. E Nicola Procaccini può essere l’ambasciatore più credibile in grado di rappresentare al meglio questa visione.

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