Un pareggio che purtroppo non migliora la situazione di classifica e anzi toglie una freccia dall’arco di Leandro Greco. Un match casalingo, per una squadra con l’acqua alla gola, postula un solo risultato possibile: la vittoria. E contro il Catanzaro la vittoria è stata soltanto sfiorata.
Sembrava possibile arpionarla quando Lusuardi ha fatto centro e sembrava possibile riprendersela quando la formazione giallazzurra ha attaccato nel finale in modo veemente, trascinata da un Kvernadze che avremmo visto volentieri in campo anche qualche minuto prima. Le buone intenzioni, la buona prestazione, la buona reazione, ma di buono alla fine c’è rimasto ben poco. Delle rivali, ha vinto il Cosenza, che ora ha un solo punto meno del Frosinone, ha pareggiato la Salernitana, hanno perso Sudtirol e Carrarese, ha vinto anche la Samp, che francamente non osiamo immaginare fino alla fine impelagata nella lotta salvezza.
Le fiches a disposizione sono ora 13: tante le giornate che mancano al gong finale, quello che decreterà contenti e scontenti e, speriamo, anche contenti a metà. Così potremmo definire, eventualmente, un Frosinone che dovesse salvarsi in extremis, perché oggi il pericolo è davvero concreto, ma in estate le aspirazioni erano altre: se non di frequentazione delle zone di vertice, quantomeno di tranquillità.
Recriminare non ha senso nella vita, figuriamoci nel calcio. Il calcio è fatto di risultati, di prestazioni, di ambizioni più o meno appagate. E le ambizioni del Frosinone passano ora per una più proficua frequentazioni delle aree avversarie. Anche stavolta tante opportunità potenziali, ma un solo gol. Contro il Catanzaro di Caserta, compagine efficiente, che sa essere corta e compatta, ma all’occorrenza anche brillante e propositiva, un pareggio non sarebbe risultato da disprezzare, se non fosse che il Frosinone ha bisogno urgente di punti e non può più aderire alla teoria dell’accontentarsi.
I nuovi, schierati massicciamente, hanno fornito indicazioni che sono senza dubbio confortanti in prospettiva futura. Bravo Bohinen, ordinato e dinamico, solito guerriero Kone, che se avesse anche il tiro in porta nel suo bagaglio tecnico potrebbe ambire a giocare in altre categorie e in piazze di assoluto prestigio, ed esame superato anche per Di Chiara, spina costante nel fianco della difesa catanzarese e bravo a proporre cross potenzialmente pericolosi.
E’ rimasto a guardare Lucioni, probabilmente l’acquisto più importante dal punto di vista del carisma e della personalità. Anche dalla panchina il buon Fabio si è dato un gran da fare, supportando Greco e dando consigli preziosi ai ragazzi in campo.
C’è unità d’intenti, c’è voglia, ma i punti sono pochi. E allora il match con la Reggiana sarà quello da non fallire, per non sprofondare nel baratro dell’improbabile, dal quale è terribilmente difficile uscire integri e col sorriso. Comincia pertanto una settimana difficile, che culminerà con questa sfida. Il popolo giallazzurro è chiamato a partecipare. Tutti insieme possiamo uscirne.