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Ceccano, la politica e l’orgoglio. La deriva di un capoluogo allo sbando

Licandro Licantropo
Nella città fabraterna sfida tra centrodestra e Partito Democratico per la fascia tricolore. La lettera di Aceto per ribadire il suo impegno in FdI e nel centrodestra.
In nessun altro Comune ci sono le fibrillazioni di Frosinone, dove la scelta di svolgere le sedute del Consiglio in prima convocazione ha scoperto il bluff.
Marzo 8, 2025
Ottavani, Ruspandini e Chiusaroli

Ceccano sarà l’unico Comune della provincia di Frosinone al voto alle amministrative dell’ormai prossima primavera. Il consiglio dei ministri non ha ancora ufficializzato la data, ma con ogni probabilità il primo turno ci sarà l’11 maggio. Eventuale ballottaggio il 25 maggio, due settimane dopo.
Sarà una sfida dal forte sapore politico. Il Partito Democratico si è compattato (anche se non in tutte le sue “anime”) dopo che Emanuela Piroli ha dato il via libera alla candidatura a sindaco di Andrea Querqui. Nel centrodestra i leader provinciali Massimo Ruspandini (Fratelli d’Italia), Nicola Ottaviani (Lega), Rossella Chiusaroli (Forza Italia) hanno deciso che si svolgeranno le primarie, il prossimo 16 marzo.
La lettera anticipata qualche minuto fa da Politica 7 con la quale Federica Aceto ribadisce con forza la propria appartenenza a Fratelli d’Italia pone fine a tutta una serie di speculazioni sul conto dell’ex vice sindaco che rompendo il silenzio ha voluto da una parte porre l’accento sulla sofferenza legata alle recenti vicende giudiziarie che hanno riguardato la cittadina fabraterna e dall’altra specificare che non cancellerà con un colpo di spugna anni di impegno e di militanza nel partito di Giorgia Meloni. Il tutto tradotto significherà che l’ex vice sindaco non sarà candidata, ne parte attiva in operazioni “contro” il centrodestra di Ceccano.
D’altronde l’importanza politica dell’appuntamento della “Contea” è sotto gli occhi di tutti.
Il Partito Democratico è alle prese con una stagione congressuale ferma ai box da mesi. Conseguenza anche e soprattutto di una spaccatura che appare insanabile tra Francesco De Angelis e Sara Battisti. Per il segretario regionale Daniele Leodori Ceccano potrebbe rappresentare un’occasione preziosa per cercare di invertire sia la rotta che la narrazione. Andrea Querqui ed Emanuela Piroli dalla stessa parte rappresentano un segnale. Ma è presto per capire fin dove i Democrat potranno arrivare.
Il centrodestra ha messo un punto rilevante: l’unità a Ceccano mette fine ad un lungo periodo si spaccature e contrapposizioni. Sarà una partita complicata, però Massimo Ruspandini ha capito (prima e meglio degli altri) che in realtà la posta in palio è più alta. Da qui la sottolineatura, nel documento, di aver approfonditole criticità riguardanti la situazione degli enti intermedi. Nicola Ottaviani ha colto la palla al balzo per mettere alle spalle una stagione di dispetti e ripicche. Rossella Chiusaroli, dal canto suo, non mancherà di portare presto al tavolo della coalizione la vicenda del Comune di Frosinone, dove Forza Italia è da mesi fuori dalla maggioranza.
C’è una riflessione da fare. Se le ultime vicende politiche (si fa per dire) del capoluogo non hanno prodotto effetti dirompenti è proprio perché lunedì scorso i tre referenti politici dei partiti del centrodestra avevano raggiunto l’accordo su Ceccano. Un elemento su quale Riccardo Mastrangeli dovrebbe riflettere molto.
Fra l’altro in nessun altro contesto ci sono le situazioni e le fibrillazioni che si registrano al Comune di Frosinone. I sindaci Enzo Salera (Cassino), Luca Di Stefano (Sora), Germano Caperna (Veroli), Massimiliano Quadrini (Isola del Liri), solo per fare alcun nomi, governano senza troppi problemi. Con schemi variabili peraltro: di centrosinistra Salera, trasversali Di Stefano e Caperna.
E perfino primi cittadini che hanno qualche problema, come Piergianni Fiorletta (Ferentino) e Maurizio Cianfrocca (Alatri) non devono avere a che fare con le continue emergenze che scuotono l’Amministrazione Mastrangeli. Al di là dei singoli episodi, alcuni dei quali assolutamente assurdi, il dato politico del quale va preso atto è che a nel capoluogo non esistono né una vera maggioranza né una credibile opposizione. Anni e anni di sedute svolte in seconda convocazione hanno annacquato i confini politici e determinato scorciatoie utili sia ad approvare le delibere che a radicare la logica del “tirare a campare”. Per questo motivo nel momento in cui il presidente dell’aula Massimiliano Tagliaferri ha deciso di ripristinare la prima convocazione del Consiglio come regola, schemi e certezze sono saltati. Garantire il numero legale (almeno 17 presenti su 33) non è un modo per mettere in difficoltà la coalizione di governo (che in fondo i numeri dovrebbe averli), ma rappresenta un segnale di rispetto nei confronti dei cittadini che hanno votato. Altrimenti si legittima il disimpegno. In fondo una tematica come quella del nuovo Piano urbano della mobilità sostenibile doveva essere analizzata e votata dall’intero consiglio comunale. Indipendentemente dalle competenze. Le problematiche dei quartieri, delle famiglie, dei commercianti e dei residenti appartengono a tutti. Non soltanto a chi guida l’Amministrazione. Pure quello sarebbe stato un segnale di rispetto.

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