“Il Pd si è diviso ma nessuno ha votato contro”. Il Pd continua a ripetere questo concetto a due giorni dal voto sul Riarmo all’Europarlamento, che ha messo in evidenza la clamorosa lacerazione del partito.
Lo ha sottolineato subito Nicola Zingaretti, capodelegazione dei Democrat a Strasburgo e presidente della Regione Lazio per dieci anni. Oltre che segretario nazionale del partito, ruolo che lasciò con un annuncio choc e con un “j’accuse” terribile nei confronti delle “correnti”. In realtà sono ancora e sempre le “correnti” a condizionare le scelte più importanti. Il voto sul Piano di Riarmo dell’Europa va analizzato bene: 11 astenuti e 10 favorevoli. L’indicazione della segretaria Elly Schlein era di astenersi. Ma i Socialisti Europei (gruppo del quale fa parte il Pd) si sono espressi favorevolmente. Dunque, i Dem sono “fuori asse”. Tranne l’ala riformista, quella che si ispira a Romano Prodi, Enrico Letta, Paolo Gentiloni (tutti e tre presidenti del consiglio). E che è in sintonia con le posizioni di Energia Popolare di Alessandro Alfieri e Stefano Bonaccini. Ma pure con i cosiddetti ex renziani. E’ questa componente che tiene ancorato il Pd ai Socialisti europei, è questa componente che non ha timore di assumersi responsabilità di governo, se anche impopolari. Secondo un’interpretazione benevola nei confronti della Schlein gli 11 astenuti hanno “salvato” la segretaria. In realtà i 10 favorevoli al Piano di Riarmo hanno fatto emergere le contraddizioni di un partito che dovrebbe rappresentare il fulcro di un’alternativa di governo in Italia. Ma che invece si ritrova sistematicamente lacerato a causa del “correntismo sovrano”. E spesso costretto a inseguire il Movimento Cinque Stelle di Giuseppe Conte su posizioni ultrapacifiste. Elly Schlein vuole un chiarimento in tempi rapidi, perché sa di essere in presenza di una spaccatura vera e pesante.
In provincia di Frosinone tutti i big e leader delle diverse correnti sono sintonizzati sulle frequenze di Elly Schlein a proposito del Riarmo e della politica estera. Tutti tranne Antonio Pompeo, coordinatore regionale della corrente Energia Popolare. Francesco De Angelis e Mauro Buschini (AreaDem), Sara Battisti e Luca Fantini (Rete Democratica), Nazzareno Pilozzi e Danilo Grossi (Collettivo Parte da Noi). L’eccezione è rappresentata da Antonio Pompeo, che proviene dalla Margherita e dal Ppi e che ha avuto come mentore Francesco Scalia.
Se poi l’attenzione si sposta sul congresso provinciale (fermo al palo da mesi), allora le alleanze sono le seguenti: AreaDem e Parte da Noi con Achille Migliorelli, Rete Democratica ed Energia Popolare con Luca Fantini. Il punto: ma quando si celebrerà il congresso? La finestra temporale aperta dalla direzione nazionale va dal 1° aprile al 30 giugno. Però bisogna attendere la decisione della commissione nazionale di garanzia su un tesseramento 2024 che l’organismo regionale (sempre di garanzia) ha definito valido ai fini dell’iscrizione ma non per la determinazione della platea congressuale. Si parla pure della nomina di un commissario ad acta.
Il segretario regionale Daniele Leodori da tempo è in silenzio, considerando che non vuole alimentare tensioni. Ma la Federazione del Pd della provincia di Frosinone non può permettersi un vuoto di potere così prolungato. Nella sostanza è dalla conclusione del mandato di Luca Fantini, cioè da novembre 2024) che la governance dei Democrat non c’è. La commissione congressuale è durata, letteralmente, tra Natale e Capodanno, con le dimissioni a raffica dei membri della stessa e del presidente Alberto Tanzilli. Dopo una seduta infuocata del 23 dicembre. Sempre sul tesseramento. Quasi quattro mesi di “vacatio”. Troppi se pensiamo che ci sono le elezioni a Ceccano, che a Frosinone l’Amministrazione di centrodestra dà vistosi segni di cedimento, che tra pochissimo bisognerà mettersi in moto per le candidature al consiglio provinciale.
In altri tempi i leader avrebbero parlato. Francesco De Angelis e Francesco Scalia lo hanno fatto, trasformando la divisione in valore aggiunto. In quegli anni il Pd vinceva anche con candidati diversi. Pensiamo alla Provincia ma pure a Veroli, Anagni, Cassino. Pensiamo alla Saf, allo storico duello tra Mauro Vicano e Cesare Augusto Fardelli. Pensiamo al Consorzio Asi e al Cosilam. Oggi solo immaginare un faccia a faccia tra Francesco De Angelis e Sara Battisti è uno scenario da fantascienza. La differenza è tutta qui.