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Zingaretti, Leodori, De Angelis: la “reunion” a Ventotene

Licandro Licantropo
I tre si sono ritrovati sabato nella manifestazione sull’isola voluta dal Pd Lazio. Ma proprio quell’appuntamento ha confermato l’irrimediabile spaccatura del Campo Largo. In Ciociaria la settimana si è conclusa con una considerazione disincantata. Raffaele Trequattrini, Corrado Savoriti e Guido D’Amico in questi mesi hanno messo sul tavolo argomenti di primo piano,ma nessuno ha ritenuto di dare un sostegno fattivo e concreto. A cominciare dal tema della Stazione dell’Alta Velocità.
Marzo 24, 2025
De Angelis, Leodori e Zingaretti

Si sono ritrovati a Ventotene, a deporre fiori (con i colori dell’Europa: giallo e blu) sulla tomba di Altiero Spinelli. Nicola Zingaretti e Daniele Leodori hanno rappresentato il fulcro di dieci anni di amministrazione di centrosinistra alla Regione Lazio, interrotti nel 2023 dal successo del centrodestra di Francesco Rocca. Con loro sull’isola c’era anche Francesco De Angelis, tra i sostenitori di Zingaretti, quando quest’ultimo ha guidato il Pd, e ora in AreaDem con Leodori. Sull’isola circa 200 persone hanno risposto all’iniziativa fortemente voluta proprio dal segretario del Pd Lazio Daniele Leodori e dal deputato Roberto Morassut. Hanno risposto all’appello Italia Viva, Alleanza Verdi e Sinistra, Più Europa. Nessuna traccia invece di Movimento Cinque Stelle e Azione. Ma l’elemento che più si è notato è l’assenza di tutti i leader del fronte progressista: Elly Schlein, Giuseppe Conte, Matteo Renzi, Carlo Calenda, Nicola Fratoianni, Angelo Bonelli.
Nel giorno in cui il fondatore dell’Ulivo Romano Prodi ha dichiarato che lui avrebbe votato sì al Piano di Riarmo. Prendendo le distanze quindi dalla linea indicata dalla Schlein. Mai come ieri a Ventotene è apparso chiaro che il Campo Largo si estende… in ordine sparso.
Nonostante gli sforzi di chi, come Daniele Leodori, prova a cogliere ogni occasione per cercare di accorciare le distanze. Nicola Zingaretti ha detto: “Altiero Spinelli è patrimonio di tutti, a Bruxelles uno dei palazzi del Parlamento gli è dedicato. Siamo qui perché non dimentichiamo quello che ha fatto per la libertà di tutti”.
Una settimana, quella che si chiude oggi, caratterizzata dalle parole del premier Giorgia Meloni e dalle polemiche durissime che si sono sviluppate. D’accordo, il manifesto di Ventotene va contestualizzato nella situazione politica e militare del 1941, con l’Europa in guerra, occupata dalle truppe naziste e governata da regimi fascisti. In quell’Europa gli oppositori al confino immaginavano un futuro di libertà all’insegna del socialismo, della lotta alle dittature. Con un modello federalista per il Vecchio Continente. E tutto questo ci stava e ci sta.
Però meraviglia (assai) chi si meraviglia della posizione espressa da Giorgia Meloni, che ha un’altra visione di Europa, una visione nella quale l’elemento fondante non è il federalismo ma l’elemento degli Stati nazionali. Il richiamo alla Patria. Che è cosa diversa dalla dittatura e perfino dal nazionalismo. Il dibattito che si è sviluppato in questi giorni ha, come sempre, radicalizzato le posizioni. Tornando però al centrosinistra, e in particolare al Pd, alla fine l’elemento politico che nessuno può trascurare è quello di una spaccatura irrimediabile.

LA SETTIMANA IN CIOCIARIA

L’invito a cambiare la narrazione di una provincia che continua ad esprimere eccellenze produttive, ad essere competitiva nell’export e ad attrarre investimenti (vedasi Anagni e Fiuggi) è ancora una volta caduto nel vuoto. Corrado Savoriti, presidente di Unindustria Frosinone, se lo aspettava. Da queste parti non succede mai nulla quando si tenta di mettere temi seri sul tavolo.
Lo hanno sperimentato in tanti. Molti mesi fa, quindi in tempi assolutamente non sospetti, il commissario del Consorzio industriale Raffaele Trequattrini invitò a non considerare come un tabù il termine “riconversione” per quanto riguarda l’area dove sorge lo stabilimento Stellantis nel cassinate. Indicando possibili soluzioni, tra le quali Leonardo. Le sue considerazioni vennero lette come quelle di un alieno appena arrivato sulla terra. Invece Trequattrini aveva visto in anticipo quello che poteva succedere. Oggi Stellantis continua a rassicurare sul futuro degli impianti in Italia, ma in siti come quello di Piedimonte si registrano continuamente fermi produttivi e ammortizzatori sociali. Nulla di altro.
Da quanti mesi il presidente di ConfimpreseItalia Guido D’Amico mette al centro di ogni confronto la necessità di uno sviluppo e di un rilancio turistico, considerando che siamo nell’anno giubilare e questa provincia ha un patrimonio storico-religioso di primissimo livello? Qualcuno ha raccolto queste appelli seriamente? E sistematicamente? No.
Quando il numero uno di Unindustria Frosinone Corrado Savoriti afferma che “dobbiamo raccontarci meglio” anche per pesare di più sui tavoli che contano, fa espresso riferimento alla Stazione Tav. L’unica opera infrastrutturale che determinerebbe un salto di qualità in prospettiva per la Ciociaria. Un’opera di bacino, con un compasso di 60-80 chilometri, capace di richiamare passeggeri anche da altre zone. Senza perdere di vista gli effetti positivi pure sul traffico delle merci. Se un colosso come Novo Nordisk sceglie la Ciociaria senza la Stazione Tav, immaginiamoci cosa potrebbe succede con la Stazione dell’Alta Velocità. Ma per centrare il risultato c’è una sola strada: convincere Ferrovie dello Stato e Rfi. Sulla base di progetti e di “peso” politico. Nel senso di far capire che un’infrastruttura del genere sarebbe a servizio di un territorio ampio. Invece nulla è davvero cambiato rispetto all’audizione in commissione del novembre scorso, quando nel “festival dell’improvvisazione” Ferrovie si presentò senza alcun tipo di proposta concreta, fattibile e finanziata. Segno di disinteresse sicuramente, ma anche del fatto che nessuno in questi anni aveva davvero perorato la causa.
Nei mesi scorsi i sindaci hanno organizzato diversi convegni a proposito della Stazione Tav, senza però arrivare ad una determinazione unitaria e condivisa. Anzi, ognuno ha spinto per il proprio territorio, con il solito campanilismo utile in chiave elettorale. Perfino quando non si vota. Eppure gli amministratori locali possono fare molto. Lo ha capito perfettamente Alioska Baccarini. Certamente l’interesse di un imprenditore del calibro di Leonardo Maria Del Vecchio per Fiuggi ha aiutato molto, ma Baccarini ha dimostrato di aver colto al volo le opportunità. Garantendo un futuro alla società “Acqua e Terme Fiuggi” affidandola a “Lmdv Capital” di Del Vecchio appunto. Ma pure sulla vicenda del Palacongressi, con un player fieristico di primissimo livello come la “Italian Exibition Group spa”. C’è una visione in tutto questo. Sicuramente Fiuggi ha una storia e delle potenzialità che altri Comuni non hanno, ma è l’approccio che spesso fa la differenza.
Perché se oggi un Sindaco si preoccupa esclusivamente di tirare a campare e non di progettare è destinato a non fare alcuna differenza. Se non quella di inseguire schieramenti, partiti, gruppi e singoli consiglieri per avere una maggioranza in aula. E’ quello che sta succedendo, per esempio, al Comune di Frosinone. Dove per l’approvazione del bilancio sarà necessario un accordo tra Riccardo Mastrangeli e Domenico Marzi. I due candidati-rivali del giugno 2022. Siamo sicuri che i cittadini li avevano votati affinché facessero… maggioranza?

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