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Fazzone rilancia sul nucleare ma esclude un ‘bis’ per l’impianto di borgo Sabotino

Marco Battistini
Marzo 24, 2025

A distanza di oltre trent’anni dalla dismissione dell’ultima centrale nucleare e dopo due referendum dagli esiti plebiscitari, in Parlamento si torna a discutere di un tema che in Italia sembrava definitivamente abbandonato. Il disegno di legge sull’energia nucleare  fa riferimento in particolare agli impianti nucleari esistenti di Latina, Trino, Caorso e Sessa Aurunca, affidando la gestione alla Sogin, Società di Stato attualmente incaricata del decommissioning degli stabilimenti e della messa in sicurezza dei rifiuti radioattivi. Il programma dei lavori dovrebbe essere, invece, sottoposto all’approvazione dell’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (ISPRA), al fine di assicurare la sostenibilità degli interventi da apportare per il miglioramento della sicurezza nucleare e di garantire una conduzione degli impianti rispondente alle norme internazionali in materia.

FAZZONE AVANTI

Uno small reactor per ogni provincia: ogni territorio deve dare il suo contributo, nessuno escluso. Questa la proposta di Claudio Fazzone, senatore di Fi e presidente della commissione Ambiente di Palazzo Madama. Prima del varo del ddl delega sul nucleare del ministro Pichetto, Fazzone era stato l’unico parlamentare a proporre un ddl in materia. “Dobbiamo dare un segno di discontinuità rispetto al passato: nell’immaginario collettivo i siti delle vecchie centrali, all’epoca contestati dalle popolazioni locali, sono legati ad un concetto superato di produzione di energia nucleare che si collega facilmente a gravi incidenti e disastri accaduti in altri paesi -ha affermato il leader regionale di FI- Il nucleare pulito di nuova generazione, articolato in una rete di mini reattori, deve svilupparsi in tutte le regioni al servizio dello sviluppo locale e con la partecipazione auspicata della imprenditoria locale, a partire dal sistema delle nostre multiutility a partecipazione pubblica. D’altronde, i vecchi siti non sarebbero pronti, devono essere prima bonificati”.

PUNTI DI FORZA

Nel testo della proposta si cerca di porre il focus sui vantaggi che la reintroduzione del nucleare porterebbe, annoverando tra gli altri “l’assenza di emissioni di CO2, né di altri inquinanti atmosferici per produrre elettricità, insieme ad una ridotta occupazione di terreno.” A riprova dello spazio ridotto che il nucleare utilizza rispetto ad altre fonti energetiche rinnovabili, il documento considera i dati forniti dal Dipartimento dell’energia americano: “un impianto per la produzione di energia nucleare occupa un’area almeno 360 volte inferiore a un impianto eolico e almeno 75 volte inferiore a un impianto solare. Gli impianti nucleari sono in grado di produrre grandi quantità di energia poiché 1 kg di uranio fornisce la stessa energia di 60 tonnellate di gas naturale, 80 di petrolio o 120 di carbone. E questi numeri potrebbero ancora salire con l’introduzione dei reattori di quarta generazione, nei quali non si sfrutta solo l’uranio 235, ma anche l’uranio 238, attraverso la trasmutazione in plutonio 239: in questo modo 1 kg di uranio arriverebbe a contenere la stessa energia di 3000 tonnellate di carbone” riporta la proposta di legge.
In Italia appare sempre più urgente adottare una strategia basata su un mix energetico che comprenda l’energia nucleare con tecnologia di nuova generazione. A tal fine è necessario promuovere la ricerca, in particolare sulla fusione nucleare, anche attraverso la realizzazione di impianti sperimentali sul territorio italiano. Andrebbe favorita la partecipazione italiana a programmi europei e internazionali di innovazione nella produzione di energia da fusione nucleare e vanno realizzati nel territorio nazionale impianti di nuova generazione, sia da fissione che da fusione.

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