Molto contagiosa, con un’incubazione più rapida, ma con sintomi meno gravi rispetto alla Delta. Queste sono le caratteristiche della variante Omicron (che conosciamo). Ma cosa sappiamo invece delle sorelle Omicron Ba2 e Ba3?
La versione 3 della variante Omicron è molto più contagiosa della 1 e pressoché come la 2.
“Hanno effetti identici, ovvero sono varianti gemelle, sottolinea Matteo Bassetti, direttore della Clinica di Malattie infettive del Policlinico San Martino di Genova, che evidenzia come “i vaccini funzionano” contro queste subvarianti.
La scoperta della variante Ba3 è stata fatta dal ministero israeliano della Sanità che ha rilevato per la prima volta negli ultimi giorni, una combinazione di Omicron con la variante Ba2. La scoperta – che il ministero ha definito “mai vista nel mondo” – riguarda due casi di persone arrivate dall’estero in Israele. I sintomi fortunatamente sono stati leggeri e senza bisogno di cure o medicinali particolari.
Cosa e come attaccano le varianti Ba2 e Ba3?
L’incubazione varia tra 2-3 giorni. I sintomi più comuni finora riportati sono naso che cola, mal di testa, stanchezza con dolori muscolari, starnuti e mal di gola, con la differenza che i mal di gola sono più intensi, la febbre dura di più anche nei soggetti vaccinati e sono state segnalati casi di nausea, mal di stomaco e diarrea, rispetto alla ‘madre’. Meno frequenti, come già nella variante Omicron, la perdita di olfatto e gusto, sintomi che caratterizzavano le malattie nelle precedenti ondate.
“Non siamo di fronte a una nuova variante, ma a una subvariante” tranquillizza Fausto Baldanti a LaRepubblica.it, virologo dell’università di Pavia e del San Matteo. “Alcune mutazioni potrebbero rendere Omicron 2 più efficiente nello sfuggire agli anticorpi” aggiunge Massimo Ciccozzi, professore di Statistica medica ed epidemiologia del Campus Biomedico di Roma. “Omicron 2 sembra avere ancora una marcia in più: si stima un più 30% di velocità di infezione”.
“Il virus si evolve per diventare più contagioso – dichiara il professore e consulente del ministero della salute Walter Ricciardi in un’intervista rilasciata per LaRepubblica Quotidiano -. Fortunatamente, l’aumento della contagiosità non ha coinciso con una crescita della letalità. Questo schema sembra applicabile anche ad Omicron 2, anche se è troppo presto per fare affermazioni definitive”.
Come curarsi
“Le terapie si possono oggi avvalere di nuovi ed efficaci strumenti, quali i farmaci antivirali, che hanno un ampio spettro di azione contro i coronavirus, e gli anticorpi monoclonali, uno dei quali è attivo anche contro questa variante – spiega così a IlrestodelCarlino.it l’immunologo di Unimore Andrea Cossarizza -. Questi farmaci vanno somministrati alle persone anziane o a quelle fragili non appena insorgono i primi sintomi.
Dato il tipo di farmaci, la loro somministrazione deve avvenire in ambito ospedaliero. Per i pazienti più giovani, senza difficoltà respiratorie resta valido il protocollo ministeriale sulle cure domiciliari basato sulla “vigilante attesa”, intesa come costante monitoraggio dei parametri vitali e delle condizioni cliniche, con la misurazione periodica della saturazione dell’ossigeno. E con l’eventuale uso di farmaci per i trattamenti sintomatici”.
La crescita della curva
La curva dei contagi punta verso l’alto facendo registrare un +36% di casi in 7 giorni, e frena la discesa dei ricoveri in area medica (-3,5%) mentre rimane stabile quella di terapie intensive (-16,4%) e decessi (-18,7%). Lo rileva il monitoraggio settimanale della Fondazione Gimbe che evidenzia come siano 17 le province con un’incidenza pari a oltre 1.000 casi per 100.000 abitanti.
Calano i ricoveri in terapia intensiva (-90), in area medica (-303) e i decessi (976 vs 1.201).
“Dopo cinque settimane di calo e l’arresto della discesa la scorsa settimana – dichiara Nino Cartabellotta, presidente Gimbe – si inverte nettamente la curva dei nuovi casi settimanali, che si attestano intorno a quota 379mila, con un incremento del 35,9% e una media mobile a 7 giorni che sale da circa 40 mila casi dell’8 marzo ad oltre 54 mila il 15 marzo (+30,3).
Un’inversione di tendenza che riconosce diverse cause: dal rilassamento della popolazione alla diffusione della più contagiosa variante Omicron BA.2, dal calo della protezione vaccinale nei confronti dell’infezione alla persistenza di basse temperature che costringono ad attività al chiuso”.
I dati delle campagne vaccinali di Gimbe
La campagna vaccinale è “in stallo, nonostante ci siano quasi 4,6 milioni di italiani vaccinabili con prima dose e 2,9 con booster“. Lo rileva il monitoraggio Gimbe relativo alla settimana 9-15 marzo 2022,. E’ ancora in calo nell’ultima settimana il numero di somministrazioni (441.837), con una media mobile a 7 giorni di 63.120 somministrazioni/die: si riducono del 6,6% le terze dosi (n. 320.925) e del 22,3% i nuovi vaccinati (23.783). Non crescono dunque, afferma Gimbe, le percentuali di popolazione vaccinata con almeno una dose (85,6%) e con ciclo completo (83,8%).
Walter Ricciardi a LaRepubblica Quotidiano mette in guardia sull’allentamento delle restrizioni di cui tanto si discute, a fronte del rialzo dei contagi. “Se le decisioni vengono prese con cautela non torneranno a salire – dice Ricciardi -, se invece si allentasse tutto contemporaneamente, in un momento in cui la curva da segnali di ripartenza, sarebbe un errore gravissimo”.