Il presidente della Regione Francesco Rocca si sbilancia per la quarta pista a Fiumicino. Aggiungendo che in provincia di Frosinone uno scalo aeroportuale civile non può starci senza la Stazione Tav. Ma il punto vero è che sulle due infrastrutture continuano a non esserci certezze e nessuno riesce a far notare come il sì alla quarta pista di Fiumicino dovrebbe essere negoziato con lo spostamento di Ciampino a Frosinone.
E’ nato prima l’uovo o la gallina? Un paradosso retorico che affonda le radici nella notte dei tempi e che però ha a che fare con le origini della vita. In provincia di Frosinone, molto più prosaicamente, si tratta di capire se la (eventuale) realizzazione della Stazione Tav farebbe da traino alla previsione di un aeroporto civile o se invece l’aeroporto civile potrebbe rappresentare l’elemento decisivo per convincere RFI e Ferrovie dello Stato a stanziare le risorse per costruire a Ferentino una Stazione dell’Alta Velocità.
Fatto sta che al momento nessuna delle due infrastrutture è collocata nell’orizzonte della concretezza della Ciociaria. Ma è ancor più grave che non ci si renda conto come il “si” alla quarta pista di Fiumicino dovrebbe essere negoziato con lo spostamento di Ciampino (di cui si parla da anni) a Frosinone. Solo così si riuscirebbe, aprendo la strada alla Tav, a riequilibrare anche economicamente le sorti del nostro territorio con là aree più forti e competitive della nostra regione.
Ieri il presidente della Regione Lazio Francesco Rocca, nel corso dell’incontro con la Stampa Estera a Palazzo Grazioli, si è sbilanciato su Fiumicino. Dicendo, come riporta l’Agenzia Ansa: “La quarta pista a Fiumicino? Io sono favorevole con le compensazioni, per garantire l’impatto ambientale. Ma le pregiudiziali ideologiche non mi sono mai piaciute. Stiamo arrivando alla saturazione delle piste quindi se vogliamo proseguire la crescita dell’aeroporto la quarta pista serve”. Aggiungendo: “Frosinone non è una sede credibile per un aeroporto, di certo non senza l’Alta velocità. A Viterbo dove lo mettiamo un aeroporto con una ferrovia a monorotaia? E non è credibile nemmeno Latina”. Dunque, c’è soltanto Roma. Il ragionamento regge, non c’è dubbio. Ma è inevitabile chiedersi se e quando alla provincia di Frosinone verrà data un’opportunità concreta di rilancio vero. La crisi (irreversibile) dell’Automotive ha dato un duro colpo ad un sistema economico prosperato con il fulcro dello stabilimento Fiat (Fiat, non Stellantis) di Piedimonte San Germano.
Quanto alla Stazione Tav di Ferentino, denominata già del Basso Lazio, si attendono sviluppi concreti dopo che la Cisl di Enrico Coppotelli ha avuto il merito di rilanciare un argomento caduto nel dimenticatoio. A luglio c’è stata una riunione al Ministero dei Trasporti, al termine della quale è stato detto che «dopo le verifiche necessarie, il tavolo tecnico sarà riconvocato». Il Governatore Francesco Rocca ha sempre ribadito che per la Regione si tratta di “un’opera non negoziabile”. Per far capire che la volontà politica non è in discussione. E su questo non ci sono dubbi.
Ma dobbiamo essere tutti consapevoli che la partita rimane complessa e complicata. Occorre convincere Ferrovie dello Stato e RFI che la Stazione Tav a Ferentino-Supino sarebbe strategica. Sia relativamente al traffico dei passeggeri che delle merci. Bisognerà dimostrare, numeri alla mano, che esiste un credibile potenziale bacino di utenza. Quindi c’è la sostenibilità finanziaria dell’infrastruttura: evidente che l’impegno anche del territorio dovrà essere concreto.
Se poi davvero l’opera verrà individuata a servizio del Basso Lazio, allora il collegamento Frosinone-Latina dovrà essere potenziato. Sia a livello di viabilità che di tutto il resto. Indubbiamente la previsione di un aeroporto civile potrebbe spingere i potenziali investitori ad accelerare. Ma bisogna essere realisti: le condizioni non si vedono e le parole di Francesco Rocca vanno in un’unica direzione: la quarta pista a Fiumicino.
Tornando alla Stazione Tav, Politica7 non ha mai nascosto i dubbi sull’effettiva realizzazione dell’opera. Semplicemente perché non esistono segnali chiari e precisi. Naturalmente saremmo lieti di essere smentiti dai fatti. Ma ci sono altre due situazioni da evidenziare. La prima: il fattore tempo. Ammesso che davvero si dia il via libera all’infrastruttura, se tutto dovesse andare bene insomma, quando sarebbe pronta e fruibile? Realisticamente nel periodo 2038/2040. E nel frattempo? Come si contrastano lo spopolamento in atto, la denatalità e la fuga dei giovani? La seconda: se alla fina la Stazione Tav dovesse essere prevista al ribasso, con costi minimi e con prospettive ridotte soltanto al collegamento veloce con Roma per i passeggeri, che impatto reale avrebbe sull’economia provinciale? La Ciociaria ha bisogno di residenti, di investitori, di occupazione, di sviluppo. L’ennesima cattedrale nel deserto non risolverebbe il problema. Ecco perché solo la previsione di un’opera tipo l’aeroporto potrebbe davvero cambiare la narrazione. In una logica di combinato disposto conta Stazione Tav.
Anche perché non c’è bisogno davvero di argomenti che durano il tempi di una… campagna elettorale.
