La qualità dell’aria in provincia di Latina comincia ad essere al centro di preoccupazioni e timori. In particolare Aprilia e Gaeta si segnalano soprattutto per l’assenza di dati. Un’interrogazione è stata presentata ai ministri della Transizione Ecologica e della Salute, Roberto Cingolani e Roberto Speranza. A depositare l’atto ispettivo è stato l’on. Raffaele Trano (gruppo L’Alternativa c’è). “Risultano ripetutamente introvabili dati sul costante monitoraggio dell’inquinamento aereo – sottolinea il parlamentare originario di Gaeta – nei giorni scorsi ho chiesto ai ministri della Transizione ecologica e della Salute cosa stia succedendo alle centraline dell’Arpa Lazio e perché non si trovino i dati relativi ai monitoraggi di mesi quasi interi”.
Cosa starebbe succedendo? La situazione più allarmante sarebbe quella di Gaeta. “Già l’8 marzo scorso -afferma il deputato- i dati della centralina dell’Arpa Lazio presente in città risultavano indisponibili per il 23esimo giorno consecutivo, relativamente ai valori del PM 10, polveri sottili, e per il ventiduesimo giorno consecutivo per quanto riguarda O3 (ozono) e NO2 (biossido di azoto). Il 10 febbraio scorso si era registrato un fatto preoccupante e che doveva suonare come campanello d’allarme. I rilievi relativi alla presenza delle cosiddette polveri sottili, PM 10, erano addirittura pari a oltre tre volte la soglia indicata dall’OMS come limite per far scattare un allarme per la salute umana”. Un’altra situazione da monitorare è quella di Aprilia.
“Al 6 febbraio 2022, per il sesto giorno consecutivo, i dati dei PM 10 della centralina dell’Arpa Lazio che doveva certificare la qualità dell’aria sono risultati indisponibili anche ad Aprilia -sottolinea l’on.Trano- mentre gli altri indici erano pure molto al di sopra dei valori consigliati dall’Oms e, comunque molto vicini al limite fissato dalla legge italiana”.
La denuncia dell’on.Trano segue peraltro a poca distanza quella contenuta nel dossier ‘Mal’Aria di città 2022’, i cui dati sono stati divulgati da Legambiente Lazio. Un rapporto che fa emergere come tutti i capoluoghi di provincia abbiano medie annue sopra le soglie suggerite dall’Oms, che sono: per il Pm 10 di 15 microgrammi per metro cubo di aria; per il Pm 2,5 microgrammi per metro cubo e per il biossido di azoto 10 microgrammi per metro cubo.
Dopo Frosinone e Roma anche Latina, sarebbe sotto osservazione. Nel 2021, infatti, sono stati registrati ben 22 microgrammi di Pm 10 per metro cubo d’aria, 12 microgrammi di Pm 2,5 per metro cubo e 22 microgrammi di biossido d’azoto per metro cubo d’aria. Ciò significa che i tre valori dovrebbero rispettivamente essere ridotti del 32%, 58% e 54% affinché vengano rispettate le già linee guida dell’Oms.
Insomma Latina ed il suo territorio non sono più un’oasi felice per la qualità dell’aria. E seppur non vi siano dati estremamente allarmanti, su alcune realtà specifiche si rende necessario un monitoraggio più costante e dettagliato. Un problema per molto tempo sottovalutato e che adesso rischia di diventare preoccupante per l’ecosistema dell’area pontina.