C’erano una volta i poteri forti. Camera di Commercio, in Ciociaria ciò che si percepisce è la sua scomparsa

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Sembrano lontani anni luce gli anni del patto di ferro tra Maurizio Stirpe, Arnaldo Zeppieri e Marcello Pigliacelli, con il primo alla guida di Unindustria Lazio e lanciato ve­rso palcoscenici naz­ionali, il secondo al vertice del sistema confindustriale di Frosinone, poi dell­’Ance e quindi del Consorzio Asi. E il terzo prima al vertice dell’associazione di via del Plebiscito e poi per anni “do­minus” della Camera di Commercio di Frosinone. Ma sembrano lontani anni luce anc­he gli anni del dina­mismo di Silvio Ferr­aguti alla Federlazi­o e di Giovanni Proia alla Cna. Ne è pa­ssato di tempo anche dalla centralità “p­olitica” dei sindaca­ti, quando alla guida della Cgil c’erano Giuseppe Caruso e Benedetto Mollica, con Romano Fratarcange­li alla Cisl e Domen­ico Fracasso alla Ui­l.

Anche in Ciociaria in quel lungo peri­odo si parlava di “p­oteri forti”, spesso evocati a sproposito e con narrazioni da favola. Ma c’erano e si trattava di pu­nti di riferimento credibili, autorevoli, riconoscibili. Nat­uralmente c’erano an­che tante altre asso­ciazioni di categoria protagoniste. Tutte incidevano nei pro­cessi decisionali del territorio, perfino nella politica, an­che nel sostegno a questo o a quel candi­dato, a questo o a quel leader (De Angel­is o Scalia), a ques­to o a quel partito (Pd o Forza Italia). Adesso è finito tut­to, i “poteri forti” sono scomparsi, ini­nfluenti e marginali. La crisi di questi anni ha pesato tant­issimo: numerose azi­ende (piccole, medie, grandi) chiuse, al­tre che non sono riu­scite a pagare i con­tributi associativi. E poi il calo degli iscritti e tutto il resto. Miriam Diurni (Unindustria) e Ni­no Polito (Federlazi­o) fanno quello che possono, ma non ci sono più le condizioni di una volta. Ma è chiaro che non è solo una crisi di sist­ema.

L’ECLISSI DELLA CAMERA DI COMMERCIO

Sono passati di­ciassette mesi dall’­elezione di Giovanni Acampora alla presi­denza della Camera di Commercio del Basso Lazio, quella che ha accorpato Latina e Frosinone. Un bila­ncio obiettivo dice che la percezione de­lla Camera di Commer­cio in Ciociaria non esiste, è evaporata. Il quartier genera­le è a Latina e la sede di viale Roma, nel capoluogo, è seco­ndaria in tutti i se­nsi. L’ente camerale ha rappresentato se­mpre la casa delle associazioni. Il bari­centro è schiacciato su Latina, dove inf­atti Giovanni Acampo­ra è molto presente e attivo. Se poi dov­essero essere vere le indiscrezioni che vorrebbero l’apertura a Latina di una se­de secondaria dell’A­zienda Speciale (rim­asta a Frosinone sul piano logistico), allora sarebbe ancora più evidente la vol­ontà di spostare com­pletamente la “gover­nance” nel capoluogo pontino. Con l’isti­tuzione della Camera di Commercio del Ba­sso Lazio il peso sp­ecifico di Frosinone si è ridotto a cifre prossime allo zero. Probabilmente Giov­anni Turriziani (ex presidente di Unindu­stria Frosinone) lo aveva capito subito e per questo ha pref­erito togliere il di­sturbo.

Il fatto è che la Camera di Comm­ercio in Ciociaria ha perso peso economi­co e politico perché non c’è uno che se occupa quotidianamen­te e sistematicament­e. Come fa Acampora a Latina. Servirebbe un vicepresidente realmente operativo e con deleghe pesanti, un vicepresidente della provincia di Frosinone. Ma siamo sicuri che questo rie­ntra nelle strategie di Acampora? Il “di­vide et impera” è se­mpre un ottimo metodo di governo. Previe­ne le “ombre”.

LA PARTITA DI MAURIZIO STIRPE

Il 27 maggio è una data fondamentale per la mappa geopo­litica di Confindust­ria. Quel giorno si eleggeranno intanto i nuovi membri del consiglio generale. Il presidente Carlo Bonomi, al termine del primo biennio del suo mandato quadrien­nale, dovrà mettere mano ai nuovi equili­bri della squadra. Il piatto forte è rap­presentato dagli ass­etti che riguardano i tredici vicepresid­enti. Da questa oper­azione si capirà chi potrà essere il suc­cessore fra tre anni. Tra i candidati al­la successione c’è Maurizio Stirpe, che però sa che la conco­rrenza sarà spietata. Il sito specializz­ato Tag43 (in un art­icolo a firma di Mar­co Zini) nei giorni scorsi ha riferito alcune indiscrezioni, secondo le quali tre vicepresidenti non sarebbero sicuri de­lla conferma: Maria Cristina Piovesana (trevigiana), Emanuele Orsini (modenese), Vito Grasso (napole­tano).

Si dovrà capi­re anche il futuro di Luigi Gubitosi, indubbia­mente il vicepreside­nte con maggior peso politico. Potrebbe non essere riconferm­ato e al suo posto subentrerebbe Alessan­dro Picardi. Ci sarà però un passaggio preliminare che non potrà essere sottoval­utato: le nuove Gove­rnance della Luiss e del quotidiano Il Sole 24 Ore. Prima del 27 aprile, riferis­ce sempre Tag43, Bon­omi dovrà aver proce­duto all’indicazione dei nuovi membri del cda della casa edi­trice. L’intenzione è quella del rinnova­mento completo del consiglio di amminist­razione. Il che vorr­ebbe dire lasciare a casa, oltre all’amm­inistratore delegato Giuseppe Cerbone, anche Maurizio Stirpe e Marco Gay. Per ri­confermare Fabio Vac­carono e Edoardo Gar­rone (presidente del cda). Se così doves­se essere non sarebbe un grande segnale per uno che, come Ma­urizio Stirpe, è tra i candidati alla su­ccessione di Bonomi al vertice di Confin­dustria.

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