Un dramma nel dramma. E’ quello che va in scena nell’ecatombe ucraina e di cui sono protagonisti loro malgrado i transgender. Accade che in Ucraina ai trans non svenga riconosciuta la loro natura liquida. Ne viene che le centinaia di essi in fuga dalla guerra vengano respinti al confine e rimandati a casa. Secondo la legge ucraina sono da considerarsi uomini a tutti gli effetti. E come è noto i maschi ucraini dai 18 ai 60 anni sono stati precettati.
Devono impugnare un’arma per difendere il propri paese dall’aggressione russa. Pena, subire i rigori della legge marziale. Secondo alcune stime delle organizzazioni ucraine, fino ad ora circa il 90% dei trans è stato respinto.
“Abbiamo avuto centinaia di segnalazioni di casi simili – affermano le associazioni Lgbtq di Kiev -. L’unica soluzione è quella di andare dal proprio medico e poi, con il certificato, recarsi all’ufficio militare per essere eliminate dalla lista per l’arruolamento”. Il che non sembra una soluzione di facilissima applicazione. La questione del genere, e dell’omosessualità in particolare, in Ucraina è ancora un tabù per molti. I diritti gay nel Paese non sono tutelati da alcuna legge né tantomeno c’è grandissima sensibilità sul tema. E a Chelm, pochi chilometri dal confine tra Polonia e Ucraina, sono in pochi ad ammettere di avere amici transgender. Ma c’è anche chi, al confine, parla liberamente della questione.
Il racconto
“Alcune mie amiche sono ancora in Ucraina e stanno cercando di capire come fare per poter passare il confine con il loro passaporto”, dice Renata, 44 anni, scappata proprio da Kiev.
“Le guardie ti spogliano e ti toccano dappertutto – racconta al Guardian Judis, uno dei trans rimasti intrappolati entro i confini del suo paese -. Puoi vedere sulle loro facce che si stanno chiedendo ‘ma cosa sei tu?’ come un tipo di animale o qualcosa di simile”.
A raccontare la sua Odissea, nei giorni scorsi, è stata anche Zi Famelu, transgender diventata celebre anche per aver partecipato al talent televisivo ‘Stars Factory’. “Sono in pericolo – racconta dal confine attraverso i social network -. Non so cosa fare. Ho urgente bisogno di aiuto, perché tutti qui sono omofobi e transfobici“. Solo qualche giorno fa, sempre tramite Instagram, l’artista ha annunciato di essere riuscita a passare in “un’altra nazione”. “Sono ancora viva – ha scritto -. Sono passata in un altro modo. Non posso condividere i dettagli, ma presto conto di dirvi cosa mi è successo”.
Le associazioni trans d’occidente intanto si mobilitano. In Italia, il partito gay guidato da Fabrizio Marrazzo chiede l’intervento del ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, per “consentire anche a medici italiani volontari di andare al confine per certificare le persone trans e farle uscire dall’Ucraina“. Un’impasse drammatico che rischia di fare nuovi ‘prigionieri‘ di guerra.