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Sanzioni alla Russia. Gli unici fessi ad applicarle siamo noi italiani. Gli altri continuano a fare affari con Putin

Alberto Fraja
Noialtri italioti (crasi che sta per italiani e idioti) esitiamo a riavviare le nostre sette centrali a carbone accendendo l’inflazione.
Marzo 24, 2022
sanzioni russia italia
Vladimir Putin

A proposito di sanzioni alla Russia. Ci sono alcuni, i nostri partner (?) europei, che credono di essere più furbi degli altri. E altri, come noi pirla italiani, ciociari compresi, che onorando il patto sanzionatorio ci stiamo facendo la figura degli allocchi. Rimettendoci assaissimi quattrini, posti di lavoro, merce esportata e importata et coetera.

Spieghiamoci meglio: la Francia ha riaperto la propria produzione di Renault nella tana dell’orso russo strafregandosene della guerra. Di passata: lo stato transalpino detiene il 15% della sullodata casa automobilistica. I turchi, tra un bombardamento e l’altro a danno delle popolazioni curde (a proposito, ma qualche bandiera curda sui balconi – magari accanto a quella ucraina – la vogliamo mettere oppure la cosa vi fa scandalo?) aprono porti e banche ai sudditi dello zar. Gli inglesi, con buona pace del guerrafondaio Boris Johnson, il premier dai capelli rosci che ha litigato definitivamente con il pettine, non hanno toccato un solo bene privato russo sul loro suolo. A noi, meglio all’Agenzia del Demanio, i sigilli agli yacht dei riccastri amici di Putin costano 500 euro al giorno. Gli israeliani fanno ponti d’oro agli investimenti e trasferimenti di capitale.

La Germania è la più scaltra di tutte. O almeno crede di esserlo. Per ovviare alla questione di una possibile diminuzione di afflusso di gas russo prende i soldi del Recovery fund per la transizione ecologica, (cioè per finanziare l’industria automobilistica, come se ne avesse bisogno) e riapre le centrali a carbone. Noialtri italioti (crasi che sta per italiani e idioti) esitiamo a riavviare le nostre sette centrali a carbone accendendo l’inflazione. Come se non bastasse, Paolo Scaroni, già amministratore delegato dell’Eni, ha recentemente confermato che la Russia fornisce regolarmente gas all’Ucraina (sì, avete letto bene) la quale regolarmente lo paga. Cos’è tutta ‘sta roba? Realpolitik? Siamo all’impazzimento generale oppure qualcuno ci marcia e a questo qualcuno dei poveri ucraini che schiattano importa una sega? A questo punto Putin potrebbe allegramente rispondere al farlocco embargo europeo cantando, parodiandola, la nota canzoncina scritta da Rodolfo De Angelis in risposta alle sanzioni imposte dalle Nazioni Unite all’Italia fascista dopo la conquista dell’Etiopia: “Sanzionami questo/Europa rapace/lo so che ti piace/ma non te lo do’”

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