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La fusione che allontana azzurri e leghisti pontini. Tra Fazzone e Durigon è ‘quasi divorzio’

Marco Battistini
Le regionali saranno il vero spartiacque, potrebbero dare il via ad un rimescolamento del quadro politico locale
Marzo 25, 2022
Berlusconi abbraccia Salvini

Gli analisti politici più attenti sono orientati a pensare che il ‘quasi matrimonio’ Berlusconi-Salvini sia il preludio di una possibile (se non probabile) fusione fra Forza Italia e Lega in vista delle politiche e delle regionali del 2023. Il Cavaliere fresco di un matrimonio simbolico con la giovane fidanzata Marta Fascina a Villa Gernetto ha voluto fortemente con sé Matteo Salvini e la senatrice Licia Ronzulli, la grande organizzatrice del party.

Proprio l’ombra politica del Cavaliere sarebbe riuscita a convincere il capo a non invitare Giorgia Meloni e i tre ministri azzurri. Berlusconi davanti a tutti gli invitati ha fatto una dichiarazione che ha spiazzato tutti: “Questo è Salvini, l’unico leader vero che c’è in Italia. Gli voglio molto bene e lo ammiro perché è una persona sincera”
Un endorsement che ha fatto nascere in molti esponenti azzurri il convincimento che l’ex premier voglia fare dell’ex ministro dell’Interno il suo successore. Si tratta solo di capire quali saranno le modalità del passaggio di consegne. Nei corridoi parlamentari aleggia il timore di una inevitabile fusione. Si tratterebbe a conti fatti dell’unica soluzione possibile per consentire al leader leghista di tornare in gioco per la leadership del centrodestra, dal momento che Giorgia Meloni in tutti i sondaggi lo sopravanza di almeno 4-5 punti.
Logico domandarsi in quanti seguiranno il Cavaliere in questa prospettiva. Il suo ‘fedelissimo’ Gianni Letta ha fatto capire che il suo campo non è quello con la Lega. Con lui anche i ministri e diversi sottosegretari al governo. Quanto ai parlamentari in carica, i conti si faranno sulla base delle convenienze nei singoli collegi.

RICADUTE SUI TERRITORI

In chiave locale il quadro è molto incerto. Se nel nord Italia la fusione (per incorporazione) Lega-FI appare scontata e persino auspicata da entrambe le parti, nel centro-sud assistiamo a manovre differenti. Gli occhi sono puntati sulla Sicilia, regione che andrà presto al voto. E qui Gianfranco Miccichè vorrebbe già anticipare sia alle comunali di Palermo che alle regionali siciliane, alleanze trasversali con Italia Viva e altre liste locali che voglio affrancarsi da Lega e FdI. Altro elemento di riflessione è dato dal fatto che il presidio di Forza Italia al centro-sud non è così forte, perché Fratelli d’Italia sta mietendo molti successi e sposta i possessori di voti nelle sue file. E’ vero come dice il ministro Carfagna che rispetto al voto del 2019 la Lega è in difficoltà. Ma nel selezionare il proprio elettorato Forza Italia ha lasciato indietro molti voti che sono passati soprattutto a Fratelli d’Italia.
Ciò detto, la scelta di un unico rassemblement leghista-forzista calato dall’alto potrebbe avere conseguenze differenti soprattutto nel territorio laziale.

IL CONTESTO LAZIALE E PONTINO

L’interrogativo più grosso riguarda il Lazio ed in particolare la provincia di Latina. Le manovre in corso fanno pensare che la possibile fusione dovrebbe essere ben assorbita nella Capitale (e forse nella Ciociaria), ma meno in altre realtà come il viterbese (presidente della Provincia di Forza Italia è in coalizione con il Pd) e soprattutto il pontino. In questi ultimi due contesti il percorso tracciato da Forza Italia fa pensare ad un inesorabile distacco dal Carroccio e persino da tutto il centrodestra. La scelta strategica di far parte in pianta organica della maggioranza di centro-sinistra al Comune di Latina come pure il governo di larghe intese in Provincia rappresenta già una prova evidente di un cammino separato fra azzurri e leghisti. Quanto alle prossime amministrative, nel Comune al voto più atteso, Sabaudia, si consumerà uno scontro senza esclusione di colpi con la contrapposizione Mosca-Di Capua destinata a monopolizzare l’intera campagna elettorale.
Non è un mistero che lo stato dei rapporti fra le due forze politiche è ai minimi termini a livello locale. La coppia Fazzone-Durigon si è già separata prima delle scorse comunali dell’autunno scorso. Troppe le divergenze fra i due coordinatori regionali. Su singoli Comuni come pure sul rapporto con l’amministrazione regionale. In particolare l’atteggiamento di Forza Italia nei confronti della giunta Zingaretti è da sempre diverso (molto più propositivo) rispetto al muro contro muro eretto dalla Lega.
Non solo. Se il fronte romano di FI sembra destinato a rimanere compatto attorno all’asse Tajani-Gasparri, indirizzato verso il cammino indicato dal Cavaliere, appare difficile pensare che nel territorio pontino si possa accettare a cuor leggero la stessa opzione.
La corsa ai posti buoni nei collegi e nel recupero proporzionale sarebbe irta di ostacoli. Ad oggi le quotazioni su un accordo fra Durigon e Fazzone sono in netto ribasso. Per non parlare del fatto che la fusione renderebbe inevitabile il sacrificio di alcuni esponenti leghisti (Zicchieri) sulla strada di Montecitorio.

LE REGIONALI COME SPARTIACQUE

Ma soprattutto le regionali potrebbero dare il via ad un rimescolamento del quadro politico locale. Lo scenario che si va prefigurando è quello di un campo largo del centro-sinistra che potrebbe includere ‘pezzi pregiati’ dell’area moderata. Dentro Forza Italia ormai da mesi ci si sta interrogando sull’opportunità di aprire un nuovo capitolo in un’area centrista rivitalizzata ed estranea alle logiche sovraniste. L’insofferenza della base nel territorio pontino verso Lega e FdI è arrivata ai massimi livelli. Il termometro dei rapporti fra i dirigenti locali è rappresentato dal Comune di Latina, dove ormai si assiste ad un’integrazione sempre maggiore fra i consiglieri comunali azzurri e la maggioranza guidata da Coletta. Non ultimo il via libera ad alcune battaglie storiche di Forza Italia come la realizzazione del collegamento fra Rio Martino e le isole di Ponza e Ventotene.
Quello che poteva sembrare un ‘governo di emergenza’ assomiglia sempre di più all’inizio di una nuova coalizione destinata a fare da ‘apripista’ all’alleanza per le regionali del prossimo anno.
Restano da capire le modalità ed i tempi che ufficializzeranno il cambio di campo. E soprattutto bisognerà capire che ne sarà del gruppo dirigente locale di Forza Italia. Una possibile fusione con la Lega calata dall’alto come verrà presa dagli azzurri pontini?
C’è chi assicura che l’exit-strategy sia già all’ordine del giorno. Al momento due sembrano le opzioni percorribili: una nuova formazione politica con evidenti tratti civici (a supporto di un candidato di centrosinistra gradito come per esempio Leodori), oppure un ingresso più stabile verso un contenitore centrista (Calenda o Renzi) comunque in linea con la storia e la tradizione liberale di Forza Italia.
La sensazione è che si sia ormai vicini ad un punto di svolta. Se non per l’estate per l’inizio del prossimo autunno.

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