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Dal consiglio comunale arriva il ‘no’ al biodigestore, Ottaviani: “Impatto notevole per l’ambiente”

Redazione
Si chiede alla Regione di sospendere o revocare ogni procedimento autorizzativo in atto
Aprile 1, 2022

Niente biodigestore. Il consiglio comunale di Frosinone, all’unanimità, ha detto no alla realizzazione dell’impianto, chiedendo inoltre alla Regione di sospendere e revocare ogni procedimento autorizzativo che adotti tecnologie similari nell’area del Sin.

“Credo che il Consiglio abbia avuto la possibilità di leggere il parere tecnico negativo prodotto dall’ufficio comunale in merito alla realizzazione dell’impianto, che si ritiene potrebbe avere un impatto notevole dal punto di vista ambientale, in un’area a ridosso del casello autostradale, all’interno della zona del Sin della Valle del Sacco  – ha dichiarato il sindaco di Frosinone, Nicola Ottaviani – L’ufficio tecnico del Comune di Frosinone ha evidenziato che si tratta di una zona, peraltro inclusa nella classificazione di “area boscata” e su terreni che ricadono in tutto o in parte in zona assoggettata a vincolo aeroportuale, e in cui sussiste anche il vincolo paesistico per la protezione dei corsi delle acque pubbliche. A ciò si aggiungano le perplessità riguardanti la viabilità (per il continuo passaggio di automezzi pesanti) e le emissioni odorigene in virtù della vicinanza delle abitazioni. Tali pareri sono stati rimessi alla valutazione derogatoria della Regione.

“Crediamo che lo strumento dei biodigestori – continua il sindaco – sia utile a completare il ciclo dei rifiuti, solo a certe condizioni e nel rispetto di alcuni parametri. Siamo tutti d’accordo, infatti, nell’affermare che la legge sul conferimento e trattamento dei rifiuti all’interno di ambiti ottimali, corrispondenti al territorio provinciale, sia corretta, mentre non ha senso lavorare e ospitare sul nostro territorio provinciale i rifiuti di mezza Italia. A ciò si aggiunga che la frazione di rifiuto organico prodotto dal Comune di Frosinone, anche secondo le indicazioni del privato, rappresenterebbe una percentuale inferiore al 10% di quella dei rifiuti organici lavorati all’interno del nuovo impianto, ammontante a circa 50.000 tonnellate annue e, dunque, ben al di sopra della necessità del fabbisogno territoriale, anche rispetto all’area vasta. Oltre a ciò, va detto anche che quello del capoluogo non sarebbe l’unico impianto presente in provincia, dal momento che sono allo studio altri due impianti da installare in zona nord e uno a sud, come se, fatte le debite proporzioni, nel solo ambito territoriale della provincia fosse necessario smaltire i rifiuti di 3 milioni di persone.”

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