Fino a due anni fa se ne parlava poco, spesso anche male. L’acronimo Anbi sembrava relativo al periodo natalizio. Magari con un errore ortografico. Oggi, anche nel Lazio, si sa meglio cos’è Anbi e, soprattutto , a cosa servono i Consorzi di Bonifica. Indubbiamente in più di qualche provincia non godevano di una eccelsa reputazione. Ma il verbo cambia se si mettono in movimento certamente le parole ma soprattutto i fatti. Allora iniziamo la riflessione su questi. Le persone possono imporre i cambiamenti. In Anbi Lazio, da due anni, la governance è cambiata. A presiedere Sonia Ricci: un passato importante, come assessore regionale alle politiche agricole regionali della prima giunta Zingaretti. Rimpianta da più parti per concretezza e pragmatismo. Ricordata per come attualizzò le prime misure dei piani di sviluppo rurale sbloccando risorse significative che stavano andando perdute.
Un presente con incarichi professionali di livello e di vertice presso una delle più importanti organizzazioni di produttori (O.P.) dell’ortofrutta, con sede ad Aprila ma che copre per impegno e riscontro tutta la Penisola, con interessi e riferimenti anche in Europa. Chiamata a rappresentare il settore, sempre delicato ed importante in tema di estensione ed occupazione, dell’ortofrutta a livello nazionale da Coldiretti. Insieme a Lei, come direttore, Andrea Renna. Poco amante di ribalta più incline al lavoro, al rispetto di tempi e abituato a perseguire obiettivi. Un sarto adatto alla cucitura delle toppe anche a volte impossibili per ripristinare rapporti e giungere a costruzione e sinergie mai banali. Ecco, allora, che l’Anbi Lazio ha seminato parole ma anche fatti.
E’ entrata pian piano nei media ha saputo raccontare quanto sono importanti queste strutture sapendo raccogliere sfide e rispondendo alle critiche ma mai alzando toni e livello. Questa mattina a Roma, presso il Tempio di Adriano, in piazza di Pietra, presso la casa delle imprese ossia quella Camera di Commercio che associa le aziende che producono reddito ed occupazione, Anbi, nazionale, avvia i festeggiamenti per il centenario della bonifica. Già. 100 anni da quel fine marzo 1922 quando a San Donà di Piave nasceva un mondo affascinante e delicato ma strategico come quello della bonifica che ha riferimenti normativi dai tempi anche dei regi decreti.
Con il presidente nazionale di Anbi Francesco Vincenzi ci sarà Massimo Gargano direttore nazionale e con loro il Sindaco di Roma Roberto Gualtieri. Parte dalla Capitale un programma di iniziative che vogliono ricordare il sacrificio avviato da gente del calibro di don Luigi Sturzo, Silvio Trentin, Arrigo Sempieri e tanti altri che 100 anni fa approfondirono il principio della integralità della bonifica ossia l’interdipendenza tra sistemazione dei bacini montani ed il recupero produttive delle pianure. Insomma, traduciano: a Latina e nell’area romana da quel periodo in avanti nacquero i presupposti per le fare reddito per le imprese e numeri per l’occupazione. Ma anche costruire famiglie.
Ad Ostia, a dire il vero, ad esempio 137 anni fa, i ravennati, gli scariolanti con le proprie donne fecero blocco contro la malaria che rischiava di far dimenticare quei posti e avviarono il lavoro che oggi i consorzi difendono. Tanti restarono lì, misero su famiglia ed oggi raccolgono in musei poco frequentati la storia vera di quei tempi bui. A Latina fecero altrettanto i veneti che poi sono anche in una delle zone più produttive della nostra regione Lazio a Maccarese e Fiumicino.
Allora le riflessioni che Ricci e Renna chiedono su il post Pandemia, a pensarci bene, sono le stesse del dopoguerra. In un momento in cui un’altra guerra che sembra più lontana sta portando oggi a effetti negativi accanto a noi, alla nostra vita e a quella di queste strutture. Clima impazzito, raddoppio dei costi dell’energia elettrica che serve sia per far funzionare gli impianti per l’irrigazione che per togliere l’acqua, con delle idrovore del 1900 e con quelle più moderne (che si rompono più spesso) quando è troppa e rischia di tracimare non sui terreni ma nelle case, oppure negli aeroporti. Perché la riflessione è ancor più attuale di un secolo fa? Dialogo, disponibilità e confronto hanno la stessa urgenza che si palesò a San Donà di Piave.
Perché sono circa 6 mesi che non piove e la siccità ha di fatto imposto l’avvio degli impianti di irrigazione da metà febbraio (prima si partiva ad aprile) dopo che si era chiusa a pochi giorni dal Natale scorso. L’Anbi Lazio ricorda che ai Consorzi compete il compito di garantire irrigazione e salvaguardia idrogeologica di case terreni ed infrastrutture. Lo a fa ricordando che serve un Patto per difendere il suolo che è di noi tutti. Lo fa chiedendo attenzione straordinaria con interventi altrettanto non consueti per dare risposte a imprese e cittadini insomma ai Consorziati tutti. Perché ognuno di noi a prescindere di dove risiede, a monte o a valle di fossi e canali, ha un beneficio dalle attività dei Consorzi.
Così come ha beneficio nel trovare i prodotti di una Made in Lazio da difendere con le unghie e che viene garantito anche grazie all’irrigazione degli impianti dei Consorzi di Bonifica. La sfida di 100 anni fa è attuale magari l’avvio di queste iniziative del centenario possono rappresentare l’occasione per ricordare questi temi. E guarda caso Anbi Lazio lo sta facendo, azzecando tempi e modi, chiedendo di cambiare la cultura. Dall’emergenza alla prevenzione per la difesa di un bene, l’acqua che eterno non è e che va difeso da tutti noi. Nessuno escluso. A prescindere da dove abitiamo….