Non è servito il terzo posto in regular season per entrare tra le magnifiche quattro d’Europa.
L’Armani Milano ha arrestato il proprio cammino nei quarti di finale, mancando il traguardo delle Final Four, che invece aveva raggiunto lo scorso anno. A sbarrare il passo al quintetto di Messina sono stati i campioni in carica dell’Efes, che hanno capitalizzato il colpaccio in gara 1, vincendo sul campo amico il terzo e il quarto confronto della serie. Straordinarie analogie tra le due partite giocate a Instanbul. Sia in gara 3 che in gara 4 la partenza dei milanesi è stata laboriosa, ma la reazione ha portato al sorpasso, vanificato poi nelle battute conclusive. Nel confronto di ieri sera è stato un grande Gigi Datome a raddrizzare la barra di navigazione del quintetto italiano. L’ex Detroit conosce bene la Turchia, essendo stato per 5 anni una bandiera del Fenerbahce e il suo “derby personale” è stato sontuoso, ma purtroppo insufficiente a ribaltare il verdetto. Milano ha cancellato grazie a Gigi e a Hines la solita partenza ad handicap, riducendo le distanze dai padroni di casa già al suono della prima sirena (18/11). Ottimo il secondo quarto, che ha ribadito la propensione al rimbalzo offensivo ed ha esaltato le rotazioni milanesi.
L’Efes ha pagato l’incapacità di avvicinarsi al canestro avversario, trovando però insperati contributi nelle soluzioni da fuori del lungo Tibor Pleiss, mvp del confronto, che chiuderà con incredibili percentuali al tiro (5/6 da due, 3/3 dall’arco e 6/6 dalla lunetta). Milano è diventata d’improvviso una macchina da canestri, tanto da scrivere 32 in dieci minuti, per un vantaggio simbolico all’intervallo lungo (42/43). Squadre a contatto anche nel terzo quarto, nonostante Shields faticasse oltre il lecito nelle soluzioni offensive. Milano ha saputo attingere al serbatoio dell’orgoglio quando quello delle energie sembrava un po’ in riserva ed ha tenuto i turchi su un punteggio non esagerato, difendendo con le unghie e con i denti. In attacco però qualcosa si è fatalmente inceppato. Micic dall’altra parte è stato spietato, ma almeno Larkin si è preso un giorno di vacanza e così si è arrivati all’ultimo intervallo col risultato ancora in bilico. La prima metà del quarto conclusivo è stata un capolavoro di aggressività e determinazione e Milano si è ritrovata avanti 68/64. Come in un incubo però, il 68 è rimasto sul tabellone dei milanesi per 5’20”. Canestro d’improvviso piccolo e scivoloso, una fata Morgana, un’illusione, un nebuloso puntino all’orizzonte.
E così, senza strafare, l’Efes è tornato definitivamente avanti, fino al 75/70 che ha chiuso i giochi del match e della serie. Niente Belgrado per l’Armani, ma un’altra stagione da protagonista in Europa archiviata con un pizzico di legittimo rammarico. Ha deciso l’orribile gara1, ma anche i due finali incredibilmente stentati delle sfide di Instanbul. Caduta sulla linea del traguardo, l’Armani saprà rialzarsi per riprovarci nella prossima stagione.