L’assalto russo all’acciaieria Azovstall è iniziato. Ad annunciarlo è stato il comandante della Repubblica separatista di Donetsk, Eduard Basurin. A Mariupol si combatte così la battaglia finale, con i soldati ucraini asserragliati nell’acciaieria cittadina. Il ministero della Difesa di Mosca ha lanciato l’ennesimo ultimatum, esortando i combattenti “ucraini e stranieri” ad arrendersi e ad abbandonare il sito disarmati tra le 14 e le 16.
I russi fanno sapere che coloro che si arrenderanno verranno risparmiati. Viceversa chi continuerà a resistere verrà, neanche a dirlo, passato per le armi. L’aggressione al Donbass, assicurano gli esperti, dovrebbe mettere la parola fine al conflitto. Dovrebbe, ma voi ci credete? Nel frattempo noi occidentali una guerra l’abbiamo già persa: è quella delle materie prime. Il cozzo ucraino e le, per certi versi sciagurate sanzioni alla Russia, stanno acuendo un fenomeno in atto da tempo: interi mercati legati alle materie prime si stanno spostando ad Est, rafforzando le valute di Russia, India e soprattutto (indovinate un po’) Cina. Il prezzo delle materie prime è ai massimi. L’oro è a livelli record (1.993,28 dollari, mai bene rifugio – per chi ce l’ha – fu benedetto); alle stelle anche argento, platino e palladio (si tratta di un metallo preziosissimo utilizzato in elettronica, odontoiatria e gioielleria).
Intanto Russia, Cina e India stanno sottoscrivendo accordi per regolare i rispettivi scambi commerciali in rubli, rupie e renmimbi. Ciao ciao dollaro. Il tuo strapotere va vaporizzandosi ogni giorno di più. Noi alziamo dazi all’importazione di petrolio dalla Russia e la Russia che fa? Vende l’oro nero all’India a prezzi di saldo, sconto del 30%, 300mila barili al giorno da 50mila che ne esportava. E del grano? Vogliamo parlarne. L’occidente non lo vuole più? Poco male. Finirà in Egitto, non esattamente una democrazia parlamentare attenta ai diritti civili. Tutta l’Africa ormai dipende da Mosca e da Kiev, “i granai d’Europa”.
Ci si mette pure il virus che ha frenato da est le forniture di metalli come ad esempio il rame o le terre rare. Ma questo è un altro, rognosissimo paio di maniche. Sia chiaro e sia detto senza ironia. Noi tutti ci auguriamo che l’Orso Russo ci sbatta il muso in Donbass. Vedremo come andrà a finire. Di una cosa si può essere certi: per ora a perdere la guerra, quella delle materie prime, siamo noi europei (italiani in primis). Magari bastasse non accendere il condizionatore.