La vicenda riguardante Sinner e la sua contaminazione da Clostebol ha vissuto la sua ultima puntata senza passare per il Tas.
Le udienze annunciate per il 17 e il 18 di aprile sono state di fatto cancellate dal ritiro del ricorso al Tas operato dalla Wada.
L’agenzia mondiale antidoping, in cambio, ha inflitto una sospensione di tre mesi a Jannik, a decorrere dal 9 febbraio e con scadenza 4 maggio. Nel dispositivo dell’accordo transattivo Wada specifica “che Sinner non aveva intenzione di imbrogliare e che l’assunzione di Clostebol non ha fornito alcun beneficio in termini di prestazioni, essendo peraltro avvenuta a sua insaputa a causa della negligenza di alcuni membri del suo entourage”.
Da parte di Sinner nessuna ammissione di colpa, e sottolineiamo che parliamo di “culpa in vigilando” sull’operato del suo staff, ma semplicemente la voglia di mettere la parola fine a questa spada di Damocle e alla possibilità nemmeno così remota di una punizione peggiore, giacché la pena edittale minima in caso di condanna del Tas era fissata in un anno di squalifica.
Resta il paradosso di una pena inflitta dall’organismo antidoping in presenza di una situazione che l’organismo stesso ritiene non configurabile come doping. Si potrebbe pertanto eccepire una “incompetenza” specifica e inoltre si ripropone l’abusato interrogativo sull’applicazione della responsabilità oggettiva, che nello sport deve avere dei limiti.
Se un sportivo professionista si avvale dell’apporto di professionisti del loro settore, entro quali limiti l’ordinaria diligenza gli impone un controllo di un operato che si presume impeccabile?
Il nodo che avrebbe dovuto sciogliere il Tas nelle sue sedute di aprile era questo, ma come detto in apertura non ci sarà alcuna udienza.
La Wada si è presa il suo scalpo, imponendo uno stop di tre mesi al numero uno del mondo, che fino al 12 aprile non potrà nemmeno allenarsi all’interno del circuito e con sparring ATP. Il periodo di “ineleggibilità” proseguirà fino al 4 maggio, ma dal 13 aprile, se non altro, potrà riprendere l’attività di allenamento.
La sensazione è che sia un provvedimento punitivo e di matrice politica, ma opporvisi avrebbe esposto Sinner al rischio di un anno di inattività, con tutto ciò che ne sarebbe scaturito.
Il “Dolomiti Kid” ha scelto di pagare un prezzo per questa vicenda sostanzialmente sfortunata. Giocherà a Roma e poi a Parigi e potrà inseguire anche il sogno del grande Slam.
Perderà i punti della vittoria di Miami, della “semi” di Montecarlo e dei quarti di Madrid, mentre quelli di Indian Wells gli erano già stati sottratti da ITIA nella pronuncia di primo grado, sostanzialmente assolutoria. Potrebbe persino conservare il numero uno del ranking, ma questo dipenderà dai risultati di Zverev e Alcaraz, i soli che potrebbero superare Jannik, che a maggio avrà poco più di 9000 punti.
È una vicenda che ha contorni persino grotteschi ed averla finalmente archiviata è il solo motivo di legittima soddisfazione.
Il re è ferito, non per sua colpa. In tanti hanno perso, in primis il buonsenso.