L’addio di Angelo Tripodi spaventa la Lega e la mette in una posizione difficilissima e molto complicata alla Regione Lazio. Perché adesso, con due soli consiglieri, deve “reggere” due assessori. Quasi impossibile. Inoltre l’offensiva di Forza Italia, guidata da Antonio Tajani e Claudio Fazzone, non si ferma.
Chiamati ad una riflessione profonda sono anche il presidente Francesco Rocca e Fratelli d’Italia. Non è vero quindi che nel centrodestra regionale va tutto bene. Il fuoco cova sotto la cenere e se non verrà spento in maniera credibile, divamperà.
Nel Carroccio i malumori sono all’ordine del giorno. Angelo Tripodi ha sbattuto la porta dopo mesi di segnalazioni di una situazione che non andava bene. Ci sarebbero altri campanelli d’allarme da non sottovalutare. Per esempio quello di Giuseppe Cangemi, che però forse sarà candidato alle europee. Il coordinatore regionale Davide Bordoni ha sentito l’esigenza di sottolineare che l’incontro svoltosi giorni fa è stato “proficuo e costruttivo, alla presenza del vicepremier e segretario federale Matteo Salvini, insieme ai nostri consiglieri regionali Pino Cangemi e Laura Cartaginese, e agli assessori regionali Pasquale Ciacciarelli e Simona Baldassarre”. In realtà la Lega, dopo aver perso Tripodi, non ha più i “numeri” per due posti in giunta. L’allarme rosso è scattato, più per Simona Baldassarre che per Pasquale Ciacciarelli. Ma neppure quest’ultimo può dormire sonni tranquilli. In provincia di Frosinone il seggio da consigliere non è scattato. In quella di Latina sì e alla fine Angelo Tripodi ha fatto esplodere la situazione.
Angelo Tripodi, dopo una tappa intermedia nel Gruppo Misto, dovrebbe approdare in Forza Italia. Già attenzione agli “azzurri”: Antonio Tajani e Claudio Fazzone appaiono scatenati nel Lazio. Con Tripodi, il rapporto tra Forza Italia e Lega sarebbe di 6 a 2. Impossibile non chiedere un rimpasto in Giunta e a quel punto Francesco Rocca e Fratelli d’Italia difficilmente potrebbero dire no. Con tutto quello che ne conseguirebbe. Il partito di Matteo Salvini nel Lazio è in enorme difficoltà, continua a perdere pezzi e adesso, anche per quelli che sono gli equilibri in Regione, Forza Italia sogna il sorpasso alle europee.
Fratelli d’Italia deve tenere alto il livello di concentrazione. Il consigliere Enrico Tiero ha smentito ricostruzioni che lo danno sul punto di andarsene. Secondo alcune indiscrezioni pure lui in direzione Forza Italia (che arriverebbe a 7). In provincia di Latina Tiero ha ottenuto qualcosa come 15.630 preferenze. Non c’è sintonia con Nicola Calandrini, leader di FdI nel pontino. Certo però che la posizione di Tiero non si può ignorare, anche perché di passi indietro ne ha fatti alla Regione. Era nelle condizioni di rivendicare ed ottenere un posto in giunta. Più di qualcuno ha parlato di “spifferi” all’interno del gruppo regionale di Fratelli d’Italia, volendo intendere che troppo cose che dovrebbero rimanere nello “spogliatoio” vengono sussurrate ai giornali. Enrico Tiero lo ha fatto capire a denti stretti. Il presidente Francesco Rocca non può non intervenire visto che i segnali nella maggioranza non sono rassicuranti. Fratelli d’Italia non deve commettere l’errore di cullarsi sugli allori delle vittorie elettorali, dei numeri in consiglio regionale e del traino di Giorgia Meloni. Nel Lazio il partito dà l’impressione di aver perso il contatto con diversi territori. Preferendo logiche da “correnti” che dovrebbero appartenere ad altri. Fratelli d’Italia ha 22 consiglieri, ma conta poco se poi le polemiche infuriano sottobanco. Attenzione a quello che succede nei rapporti tra gli alleati. Forza Italia è tornata “appetibile” e ha lanciato un’opa sulla Lega nel Lazio. Il Carroccio è sempre più l’anello debole della maggioranza di centrodestra.
L’ULTIMO SONDAGGIO
Lieve flessione di Fratelli d’Italia, campanello d’allarme molto serio per il Partito Democratico, che tocca la percentuale più bassa da quando alla segreteria c’è Elly Schlein. Mentre rimane un abisso a separare la coalizione di centrodestra da quella di centrosinistra, a confermare che non esiste un’alternativa di governo. E’ questa la fotografia scattata dalla Supermedia Agi/YouTrend, la rilevazione più attesa dalla politica perché effettua una media ponderata fra tutti i diversi studi sul consenso. I dati sono del 23 novembre e il riferimento si fa con il 9 novembre. In queste due settimane tra scenari internazionali (le guerre in Ucraina e in Medio Oriente), situazioni nazionali di attualità (il dibattito sui femminicidi e sulla società patriarcale), le manifestazioni sindacali e i giudizi sulla manovra economica (sia della Commissione Europea che delle agenzie di rating), di carne al fuoco ne è stata messa tanta. Il Partito Democratico ha accelerato moltissimo su tutti i fronti, ma evidentemente senza riuscire a fare breccia. Fratelli d’Italia ha capito che essere il primo partito del Paese vuol dire anche restare fermo senza alimentare lo scontro verbale e ideologico.
Fatto sta che il partito di Giorgia Meloni perde lo 0,1 e si attesta al 28,7%. Se però si vuole cercare il pelo nell’uovo, allora va detto che quota 30% da qualche tempo è più lontana.
Il Partito Democratico non flette tanto rispetto a due settimane fa: lo 0,1 in meno. Ma il punto politico sta nella circostanza che il 19,3% rappresenta la percentuale più bassa dell’intera segreteria di Elly Schlein. Si è esaurita la spinta del recupero a sinistra? Probabilmente sì. Di conseguenza emerge il limite originario di questa leadership: la difficoltà insormontabile di “sfondare” al centro, di allargare il campo verso l’elettorato moderato. Una considerazione che si sta facendo strada nel partito, specialmente in previsione delle elezioni europee (dove si vota con il sistema proporzionale). Un risultato sotto il 20% comporterebbe l’ennesimo arretramento del principale partito della sinistra italiana. Anche perché nel frattempo il Movimento Cinque Stelle cresce dello 0,4. Il partito di Giuseppe Conte è al 16,5%. Più vicino al Pd rispetto a inizio novembre.
Lega al 9,1% (+0,1), Forza Italia al 7,8% (+0,5). Gli “azzurri” cercheranno di avvicinarsi sempre più al Carroccio, sognando un sorpasso che sarebbe veramente clamoroso alle europee. Il resto della classifica: Azione al 4% (+0,1), Verdi-Sinistra al 3,4% (stabile), Italia Viva al 3,1% (+0,1), +Europa al 2,6% (+0,2), Italexit al 2% (-0,1), Unione Popolare all’1,2% (+0,1), Noi Moderati allo 0,9% (-0,2).
Spostandoci alle coalizioni, centrodestra al 46,5% (+0,3), centrosinistra al 25,4% (+0,2). Con i Cinque Stelle (16,5%) per conto loro, Azione e Italia Viva (che insieme starebbero al 7%) pure. Ci sono più di 21 punti percentuali che separano i due maggiori schieramenti. E’ questo l’elemento che incide maggiormente sul quadro politico perché le opposizioni non riescono a dare al Paese un’alternativa credibile. E’ così ormai da anni in ogni tipo di sondaggio ma anche di elezione. Senza che questo fatto determini riflessioni autocritiche e magari proposte differenti.
