Le ambulanze del Lazio sono vecchie come il cucco. Ne viene che essendo state immatricolate secoli fa andrebbero al più presto rottamate e sostituite con mezzi nuovi siccome un veicolo di tale importanza non può circolare con il rischio di inchiodarsi all’improvviso lasciando nelle pesti il povero paziente trasportato. A non dire della rumorosità di quelle ancora in circolazione dovuta a sospensioni ormai andate in vacca e al cigolio e alla vibrazione delle componenti più usurate.
Il grido d’allarme arriva dai vertici delle aziende ospedaliere e da Ares 118. Per fare qualche esempio: il parco ambulanze dell’ospedale San Giovanni dispone di mezzi che hanno in pancia 200mila chilometri e un’età media di 18 anni. A non dire delle ambulanze in dotazione ad Ares 118. Sono 240, con una media d’età di 7 anni e due mesi (ma con punte di 20 anni.) di onorato servizio. I mezzi più antichi sono quelli immatricolati nel 2014: 3 Ducato, targato Cs, due dei quali si trovano nelle postazioni di Latina e uno in quella di Viterbo. Tre i mezzi di soccorso immatricolati nel 2005: uno sta a Frosinone, 2 a Roma Sud. Un quarto dell’intera flotta ha 10 anni e sono ben 66 le ambulanze immatricolate nel 2012. A non dire, come si accennava più sopra, del chilometraggio accumulato. Ci sono mezzi che hanno raggiunto i 400mila chilometri. S’è già detto detto che la prima conseguenza di questa vetustà delle ambulanze laziali è quella degli enormi disagi cui va incontro chi ha la sventura di viaggiarvi, da malato, da autista, da infermiere o da medico. La seconda conseguenza riguarda il problema della manutenzione. Lo scorso anno Ares 118 ha indetto una gara a procedura aperta di rilievo comunitario “per affidare – vi si legge – un servizio biennale di manutenzione e riparazione meccanica degli automezzi. L’importo complessivo per 24 mesi è di 3.800.000 euro”. Bisogna correre ai ripari, pare evidente.