Di nuovo sul tetto del mondo, 11 anni dopo. Le ragazze del tennis si sono prese la soddisfazione di vincere la loro prima Billie Jean King Cup, un trionfo contro pronostico perché c’erano certamente nazioni che, classifica WTA alla mano, sembravano avere maggiori chance di successo.
E invece il coraggio, la tenacia e le prestazioni di rilievo di tutte le giocatrici messe in campo da Tatiana Garbin hanno finito col fare la differenza, regalando all’Italia un trionfo inatteso.
Viene spontaneo pensare che la firma più grande su questa impresa sia quella… della più piccolina, quella Jasmine Paolini che quest’anno è esplosa in modo fragoroso, conquistando con merito la posizione numero 4 nel circuito WTA e raggiungendo clamorosamente due finali nei major, a Parigi e a Wimbledon.
A conti fatti, però, i successi che hanno determinato il passaggio turno nel match con la Polonia e il 2-0 alle slovacche li ha firmati Lucia Bronzetti. Se infatti era da considerarsi, se non scontato, altamente probabile il successo sulla Hrunchakova, meno prevedibile era la vittoria di Lucia su Magda Linette, che ha consentito alle azzurre di chiudere sull’1-1 i singolari e di fatto ha rinviato la decisione finale al doppio, che Errani e Paolini hanno vinto in modo esaltante, rimontando da 1-5 nel secondo set.
Taluni sostengono si tratti di un trionfo figlio anche di circostanze favorevoli, perché una squadra Usa con Gauff e Pegula non sarebbe stata malleabile e perché anche Russia e Ucraina sulla carta sembrerebbero in grado di schierare compagini di livello complessivo superiore. Poiché gli assenti hanno sempre torto, e in considerazione del modo nettissimo in cui le azzurre hanno vinto la finale per il titolo, queste considerazioni lasciano un po’ il tempo che trovano.
Diverso è il discorso se si vuole puntare a una possibile egemonia futura, perché oggettivamente la sempiterna Errani, indispensabile nel doppio, non potrà giocare ancora per troppi anni e perché se si eccettua la straordinaria Jasmine Paolini, le altre nostre ragazze non sembrano in una fase di evoluzione della loro carriera: Bronzetti e Cocciaretto hanno disputato un 2024 in chiaroscuro, Martina Trevisan è precipitata nelle posizioni del ranking e il suo futuro ai massimi livelli è oggettivamente un punto interrogativo.
E qui sorge un ulteriore quesito: cosa c’è dietro le solite note? La generazione delle giocatrici che hanno dai 20 ai 22 anni (Laura Pigato, Giorgia Pedone le più autorevoli) non sembra per ora presentare elementi capaci di stazionare in prospettiva nelle prime trenta posizioni mondiali e pertanto per un ricambio ad alti livelli si dovrà probabilmente attendere qualche anno di più.
Al di là di queste considerazioni, però, resta il bellissimo successo, che premia un gruppo granitico, perché le ragazze hanno sempre saputo far squadra, a prescindere dalle condizioni di forma del momento. E questa vittoria regala una gioia grande a tutto lo sport italiano e certamente spingerà all’emulazione tante giovani giocatrici.