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Angelozzi a ruota libera: ambizioni realizzate, piccoli crucci e segreti della lunga campagna acquisti

Roberto Mercaldo
Settembre 3, 2024
Guido Angelozzi

Alla mezzanotte del 30 agosto il lungo e tormentato percorso della campagna acquisti estiva ha avuto termine per tutti i club di A e B. Il Frosinone, come da recente tradizione, ha portato a compimento molte operazioni nella parte finale della “maratona”. E’ un modus operandi che in qualche modo è collegato alla necessità di operazioni sostenibili e Guido Angelozzi, il direttore dell’area tecnica canarina, non ha alcuna difficoltà a riconoscerlo. “Il Frosinone è un club che deve autofinanziarsi, non disponendo di risorse illimitate o di un indotto economico in continua evoluzione, come invece accade per altri club, anche del campionato cadetto. Ne deriva che nel portare avanti le trattative si debba cercare di renderle il più vantaggiose possibili. Le tempistiche non dipendono dalla mia volontà, ma da una strategia di mercato”. E alla fine del percorso Guido Angelozzi si definisce moderatamente soddisfatto: “Sì, sono contento, ma essendo un perfezionista non lo sarò mai del tutto, in alcuna sessione di mercato. Credo di aver allestito una rosa competitiva e di aver trovato le soluzioni giuste alle problematiche che si sono palesate in avvio di stagione. Mi dite che manca un centrocampista? Se vi riferite a un giocatore molto forte fisicamente, come il nostro ex Kone, un cattura palloni, un incontrista di grande forza, forse avete ragione. Stavamo trattando Saric, che aveva quelle caratteristiche, però poi la trattativa non si è chiusa anche perché io ho grandissima fiducia in due nostri giovani, che sono Cichella e Vural. L’arrivo di un altro centrocampista avrebbe tolto in via definitiva un bel po’ di spazio a entrambi. Cichella ha già mostrato grandi doti e merita una chance, almeno fino a gennaio. Discorso analogo per Vural, che è un diamante grezzo e che secondo me ha un talento davvero straordinario. Mettiamoli alla prova, prima di pensare ad altre soluzioni, perché un nostro interesse primario è quello di tutelare e valorizzare al massimo i giocatori di nostra proprietà”.
Ricorda, il direttore, e non potrebbe essere altrimenti, i giocatori che nel corso della sua gestione sono passati all’ombra del Campanile. La recente convocazione in nazionale di Brescianini e Okoli, per la quale Angelozzi è stato intervistato oggi da Sky, fornendo ai colleghi della Tv le sue sensazioni e i suoi motivati pareri tecnici sui due ragazzi, è l’ennesima soddisfazione e ribadisce con fatti concreti la bontà del lavoro svolto dal dirigente siciliano e dai suoi preziosi collaboratori. Gatti è il capitano della Juventus, altri giocatori passati dalla Ciociaria ora militano in Premier o in top club e tutto questo non è certo casuale o frutto di contingenze fortunate. Ci tiene Angelozzi a ricordarlo a chi magari archivia con una certa fretta certe cose, dandole per scontate, quando invece scontate non sono affatto.
Ribadisce, il digì, che la rosa che ora mister Vivarini ha a disposizione dovrebbe garantire soluzioni alternative a sufficienza al tecnico di Ari. Andando ad analizzare l’organico, il numero uno dell’area tecnica giallazzurra parla anzitutto di chi è rimasto: “Marchizza poteva andar via per 3 milioni, perché a fine luglio era scaduta la clausola che poteva liberarlo a un prezzo inferiore, clausola inserita perché avevamo necessità di cedere Boloca e nell’ambito di quella trattativa Marchizza e Harroui inserirono la clausola, che poi Harroui ha subito sfruttato. Marchizza invece non ha mai chiesto di lasciare Frosinone. Né lui né Mazzitelli erano giocatori inseriti tra quelli in uscita, ma poi Mazzitelli mi ha chiesto più volte di poter cogliere l’occasione di un triennale molto vantaggioso in serie A e noi lo abbiamo lasciato libero di andare, perché qui a Frosinone non vogliamo giocatori scontenti. Riccardo invece non ha fatto alcuna pressione, perchè qui sta bene e ha fiducia nella dirigenza. In tutta sincerità però quando si è prospettata la possibilità di cederlo per 3 milioni, io avrei voluto farlo, perché 3 milioni per una società come la nostra sono tanti. Il presidente però non ha voluto e il ragazzo è rimasto qui volentieri ed è il nostro degno capitano. Anche Monterisi e Gelli avrebbero potuto lasciare Frosinone per cercare club più prestigiosi e ingaggi più sostanziosi, ma non l’hanno fatto e noi gli siamo riconoscenti”.
E veniamo a chi è andato via, o a chi è rimasto ma è fuori dal progetto: “Per Caso si è avuta la svolta proprio in chiusura di campagna acquisti. Come sapete Vivarini gli aveva teso un’ancora di salvezza, ma lui non ha voluto raccoglierla, rifiutandosi di giocare tutte le amichevoli. Voleva un club prestigioso, ma con tutto il rispetto poi ha trovato solo il Modena. Buon per lui e per noi. Szyminski e Canotto sapevano di non essere compresi nel progetto, e forse per il polacco si troverà una destinazione proprio in questi giorni. Anche Cuni andrà via, in un club russo di serie A. Appagherà così un suo specifico desiderio”.
E, naturalmente, una domanda viene posta anche sulle ambizioni del club nel campionato che ha messo in archivio le sue prime 4 giornate, senza peraltro regalare alcuna vittoria al team ciociaro.
“Noi puntiamo a concludere la stagione nella colonna sinistra. Con gli ultimi arrivi riteniamo che Vivarini abbia complessivamente una rosa competitiva. Alcuni giocatori sono ancora al 60% della condizione, altri sono appena arrivati e devono integrarsi al meglio, però la qualità assoluta non è per nulla disprezzabile e pertanto abbiamo ambizioni di figurare degnamente”.
A chi gli fa notare che non è facile fare il dirigente avendo sempre presente necessità di far quadrare il bilancio risponde con serenità: “Chissà, forse non sono troppo fortunato. Solo nel Sassuolo ho avuto carta bianca per spendere senza assilli legati al bilancio, però credo che dia più soddisfazioni far bene con mezzi limitati. Non mi spaventa la sostenibilità, direi che il calcio nel suo complesso ne avrebbe proprio bisogno. Qui tifosi e addetti ai lavori devono comprendere quale sia la realtà in cui ci si muove e apprezzare quel che viene fatto, in primis dal presidente. C’è grande progettualità, c’è serietà e c’è la cultura del lavoro. Poi il progetto può piacere o meno ai calciatori, ma di certo qui gente che non ha voglia o che non sposi appieno il nostro programma non è gradita. Vogliamo ragazzi che portino qui l’entusiasmo, la voglia di far bene e ovviamente la bravura in questo sport”.

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