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Antonio Pompeo, il Pd e Nardella. Quadrini e il filo doppio con Di Stefano, le mosse dell’irriducibile Salera

Licandro Licantropo
L’ex presidente della Provincia di Frosinone Antonio Pompeo assicura il suo appoggio a Stefano Bonaccini, presidente dell’Emilia Romagna, per la candidatura alla segreteria nazionale del Pd e per il momento non abbandona il partito
Gennaio 2, 2023
Antonio Pompeo

Antonio Pompeo non uscirà dal Partito Democratico adesso: ha dato la sua parola a Dario Nardella che sosterrà con tutte le sue forze la candidatura alla segreteria nazionale di Stefano Bonaccini. La vittoria del Governatore dell’Emilia Romagna non azzererebbe le correnti, ma sicuramente provocherebbe un cambiamento netto nella gestione del partito e le diverse aree dovrebbero adeguarsi perché da anni i Democrat non fanno altro che rimediare sconfitte su sconfitte.

Antonio Pompeo ha tutto da guadagnare da un successo di Bonaccini alle primarie. Diverso il discorso della candidatura al consiglio regionale perché la competizione con Sara Battisti rischia di trasformarsi in “tutti contro Pompeo”.
Chissà se il senatore e segretario regionale Bruno Astorre interverrà per cercare di riportare il confronto dentro binari di riconoscimento reciproco. La situazione è precipitata nell’arco di poche settimane, perché ad eleggere Mauro Buschini alla presidenza dell’Egato dei rifiuti hanno contribuito tutti i sindaci del Partito Democratico. Unitariamente. Poi ci sono state le provinciali, caricate di un “pathos” estremo, con la conseguenza che ognuno ha cercato di delegittimare l’altro. Il Pd vive probabilmente la fase peggiore della sua storia politica: alla Caporetto del 25 settembre Enrico Letta ha risposto convocando il congresso… nel 2023. Alla Regione Lazio sono state “bruciate” candidature come quelle di Enrico Gasbarra e Daniele Leodori, per poi lasciare Alessio D’Amato senza il Campo largo e con il Movimento Cinque Stelle “contro”. Davvero nasce tutto dal “termovalorizzatore” di Roma?

MALUMORI, STRATEGIE E VENDETTE

Alla Provincia Gianluca Quadrini mal sopporta l’appoggio “programmatico” della Lega al presidente Luca Di Stefano. Nicola Ottaviani, Pasquale Ciacciarelli e Mario Abbruzzese (quelli che nel Carroccio decidono) sopportano ancora meno il fatto che Quadrini sia il vero braccio destro di Di Stefano. Condannati a stare insieme, ognuno si augura che sia per il minor tempo possibile. Dopo la votazione dei sindaci sull’ente di gestione dell’ambito territoriale ottimale dei rifiuti (Egato), Quadrini è stato cacciato dalla Lega per aver indicato il nome di Simona Girolami nel consiglio direttivo dell’Egato.

Provocando l’ira e la reazione di Claudio Durigon, sottosegretario al lavoro e coordinatore regionale della Lega. Il prossimo 4 gennaio Gianluca Quadrini da una parte e Andrea Amata e Luca Zaccari dall’altra dovranno ufficializzare in aula il “sì” a Di Stefano presidente. Vedremo se lo faranno.
Sarà candidato alle regionali Massimiliano Quadrini, primo cittadino di Isola del Liri. Nella lista di Azione. Quadrini è troppo navigato per non sapere che la sua è una specie di “missione impossibile”, ma l’operazione ha un senso politico per definire gli assetti in quel territorio.

Cercando anche in questo caso di ridimensionare l’area di Antonio Pompeo, rappresentata soprattutto da Antonella Di Pucchio. Allo stesso tempo però Massimiliano Quadrini andrà comunque a togliere preferenze a Sara Battisti. Vuole farsi rimpiangere da Francesco De Angelis? Adamo Pantano, sindaco di Posta Fibreno, ex fedelissimo di Buschini e candidato al Senato con il Terzo Polo, in Italia Viva (ammesso che ne faccia ancora parte) fa quello che vuole. Qualche giorno fa ha partecipato alla delegazione che si è confrontata con Luca Di Stefano. Incurante, riferiscono i bene informati, delle posizioni di Germano Caperna, Salvatore Fontana e Valentina Calcagni, rappresentanti del partito di Matteo Renzi in Ciociaria.

Siamo davvero sicuri che il sindaco di Cassino Enzo Salera sia stato sconfitto alle elezioni provinciali? Luca Di Stefano ha vinto su Luigi Germani per una manciata di voti ponderati, ma l’operazione politica ha comunque cementato un’area di amministratori. Salera non ha un carattere semplice, ma in questi mesi ha giocato a viso aperto: il suo obiettivo era, e resta, quello di creare un “contraltare” a Pensare Democratico di De Angelis. Senza nascondini, senza accordi costruiti a tavolino, confrontandosi apertamente. Adesso tutti si stanno meravigliando della circostanza che Salera non avrebbe fatto gli auguri a Barbara Di Rollo, diventata consigliere regionale per due mesi. I due non si sopportano molto sul piano politico e sinceramente la cosa non rappresenta una notizia. Pure per Salera vale il discorso di Pompeo: alle porte c’è il congresso nazionale del Pd e quindi prima ci saranno delle votazioni nelle singole federazioni.

Con Bonaccini segretario il peso delle “truppe” non conterà in modo assoluto come è avvenuto finora. L’incognita è esattamente questa e gli amministratori locali potranno dire la loro. La scaletta degli appuntamenti importanti nel Pd è questa: elezioni regionali il 12 e 13 febbraio, subito dopo il congresso nazionale, quindi le comunali, che riguarderanno anche Ferentino e Anagni. Non sono più i tempi del “filotto” e delle prove muscolari. Il congresso nazionale sarà il vero punto di svolta.

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