Antonio Pompeo sa bene che Fiorletta è strafavorito alle comunali di Ferentino. Ma chi pensava che potesse ritirarsi dalla politica ha sbagliato i conti. Intanto farà campagna elettorale senza risparmiarsi per Alfonso Musa: il vento cambia in un attimo, specialmente nella politica contemporanea. Inoltre non ha nulla da perdere e questo costituisce sempre un vantaggio. Non è più presidente della Provincia e sindaco di Ferentino, ma ciò non gli impedirà di portare avanti la sua strategia. L’obiettivo vero è il congresso regionale, che si terrà molto probabilmente in autunno. In quell’occasione verrà eletto il segretario del Pd del Lazio: il nome di Daniele Leodori appare fra i più gettonati. Punto di riferimento insostituibile di AreaDem di Dario Franceschini, Leodori è stato fra quelli che hanno creduto dall’inizio nella vittoria di Elly Schlein. Se dovesse essere eletto segretario regionale del partito, allora Antonio Pompeo sarebbe in prima fila per un ruolo importante nella sua squadra. Quando, appena chiuse le urne delle regionali, Pompeo ha attaccato la segreteria provinciale e Pensare Democratico, lo ha fatto anche per indebolire la posizione di Francesco De Angelis, tentato in quel momento di poter concorrere per il ruolo di segretario del Pd del Lazio. Successivamente entrambi (De Angelis e Pompeo) hanno votato e fatto votare per Bonaccini, ma nella fase del riposizionamento Pompeo può giocarsi diverse carte. A cominciare dalla vicinanza politica a Daniele Leodori. Al quale comunque sembra allinearsi anche Francesco De Angelis. Intanto però ci sono le comunali di Ferentino e l’ex sindaco ha promesso ai suoi che non perderà occasione per ritagliarsi il ruolo di “grillo parlante”. Sarà una campagna elettorale pirotecnica. Nulla è scontato. La popolarità e la “novità” Musa non sono elementi da sottovalutare anche nell’ipotesi di un ballottaggio dove Angelica Schietroma potrebbe ritrovare il giusto “feeling” con l’ex sindaco.
RIBALTONE “AZZURRO”
Nella rivoluzione di Forza Italia ha vinto il ministro degli esteri Antonio Tajani, anche se non vanno dimenticati i ruoli decisivi di Marina Berlusconi e Gianni Letta. Una svolta pro Meloni che ha cambiato la geografia interna del partito. Da non sottovalutare la figura di Marta Fascina, attuale compagna di Silvio Berlusconi. Ma cosa è successo?
Intanto la nomina del nuovo capogruppo alla Camera: Paolo Barelli (fedelissimo di Tajani) ha preso il posto di Alessandro Cattaneo, che è stato dirottato nel ruolo di vicecoordinatore nazionale del partito. Licia Ronzulli ha mantenuto la carica di capogruppo al Senato, ma non quella del coordinamento politico del partito in Lombardia. Un doppio ridimensionamento che fa capire l’entità dello scossone. Il Corriere della Sera aveva riportato la notizia che 31 dei 44 deputati di FI avevano firmato un documento contro Cattaneo. La nota di Silvio Berlusconi è questa: “Al fine di arrivare pronti alle prossime elezioni europee con una squadra coesa e radicata su tutto il territorio nazionale, ho ritenuto di nominare al fianco del ministro senatore Anna Maria Bernini, l’onorevole Alessandro Cattaneo quale vicecoordinatore nazionale di Forza Italia con la delega alla organizzazione territoriale del partito”. C’è stata quindi la nomina di 7 coordinatori regionali: Maria Elisabetta Casellati per la Basilicata, Rosaria Tassinari per l’Emilia Romagna, Alessandro Sorte per la Lombardia, Claudio Lotito per il Molise, Marcello Caruso per la Sicilia, Marco Stella per la Toscana, Flavio Tosi per il Veneto.
Un ribaltone vero e proprio, destinato a continuare. “Nelle prossime settimane – ha scritto Berlusconi – annunceremo inoltre il nuovo assetto di Forza Italia in tutta la sua organizzazione”. Lo stesso Silvio Berlusconi esce ridimensionato da questo nuovo assetto. Il fondatore del partito ha dovuto cedere alla linea governista di chi è riuscito ad ottenere una collocazione più vicina al presidente del consiglio Giorgia Meloni. Determinante l’intervento di Marina Berlusconi, primogenita del Cavaliere. Insostituibile il lavoro dietro le quinte di Gianni Letta, che con i suoi “consigli” ha determinato il nuovo organigramma. Ma ad uscire vincitore della partita interne è soprattutto lui, Antonio Tajani, preoccupato dalle recenti posizioni del Ppe. Tra un anno si vota alle europee e gli “azzurri” sono azionisti di rilievo del Partito Popolare Europeo. Non possono esserci dubbi sul sostegno a Giorgia Meloni, sulla posizione relativamente alla guerra in Ucraina e su tutto il resto. Tajani lo ha capito bene e alla fine è riuscito ad imporre la svolta all’interno del partito. Nel Lazio il senatore e coordinatore regionale Claudio Fazzone mantiene ruoli e peso politico, a dimostrazione che coerenza, determinazione e risultati alla fine contano non poco. All’interno del centrodestra si aspettano i riposizionamenti della Lega. Giorgia Meloni in ogni caso ne esce rafforzata molto.