Certo qualche colpa l’avrà pure avuta. Poteva risparmiarsi le penne, poteva risparmiarci l’improbabile Pasquale di San Giorgio a Liri alla regione ma pensate davvero che la sconfitta di Mario Abruzzese alle scorse elezioni politiche sia stato un bene per il nostro territorio?
Il personaggio avrà pure i suoi difetti (e chi non ne ha) ma quando ha avuto l’occasione di firmare (tradotto: impegnarsi a trasformare un’idea in una realizzazione) qualcosa di buono per il territorio non ha esitato a farlo.
Basti pensare al polo logistico nel cassinate. Un’opera grazie alla quale Stellantis (all’epoca ancora Fiat) è ancora qui e non ha abbandonato Cassino.
Il personaggio forse ha commesso l’errore di considerare troppo sicuro il suo collegio, non ha fiutato la follia italiana di consegnarsi a un manipolo di disperati seguaci di un comico decadente ma siamo sicuri che la sua elezione sarebbe stato una sciagura per il territorio come invece alla fine si è rivelata l’ascesa parlamentare di Ilaria Fontana, la sua sconosciuta competitor?
Il senatore Massimo Ruspandini, che non è mai stato troppo tenero di nei confronti dell’ex presidente del Consiglio Regionale a margine di una dichiarazione su Catalent ieri si è lasciato andare: “Abbruzzese? Mai e poi mai avrebbe permesso uno scempio del genere”
Al di là di quelle che siano poi le implicazioni precise della questione Catalent, Mario Abbruzzese nel posto e con le opportunità attribuitagli dalla carica avrebbe senz’altro fatto meglio della sottosegretaria senza qualità con fidanzato al seguito a spese dello Stato.
Avrebbe fatto meglio se non altro per quello scatto di orgoglio e di giusta ambizione che ogni essere umano porta dentro, magari per potersi intestare l’inaugurazione di un nuovo stabilimento o di un’eccellenza formativa e di ricerca sul proprio territorio.
Pensare che al Ministero della Transizione Ecologica a vagliare il futuro del nostro comparto produttivo ci sia gente come Ilaria Fontana e che, acclamata, ricercata e coccolata da tutti i Dem nostrani, alla Regione ci sia nell’omologo assessorato Roberta Lombardi fa tremare i polsi anche al più temerario dei nostri imprenditori.
Più che transizione ecologica potremmo parlare di transumanza dell’incompetenza.
E per una volta forse è giusto ridare a Cesare quel che è di Cesare.
Aridatece Mario e maledette quelle urne piene di niente con le quali faremo i conti ancora a lungo.