Sono in tutto 33 le persone indagate a vario titolo che nell’operazione congiunta del Nucleo di Polizia Economico Finanziaria e della Squadra Mobile di Frosinone ha portato all’emissione di 11 misure cautelari a carico degli imprenditori Angelo De Santis e Marino Bartoli finiti in carcere dell’ad della Banca, Rinaldo Scaccia, dei funzionari dell’Area Corporate all’epoca dei fatti Luca Lazzari e Lino Lunghi, del notaio Roberto Labate del figlio Federico, di Paolo Baldassarra (imprenditore di Veroli della famiglia tra le più affermate nel settore dell’edilizia in Canada) e dell’avvocato di quest’ultimo Gennaro Cicatiello tutte ai domiciliari. Sono state interdette all’esercizio della professione e di imprese ed uffici Nadia Lunghi e l’imprenditore Gerardo Plocco.
Nella contestazione del reato di associazione a delinquere nei confronti di De Santis, Scaccia, Lazzari, Lunghi, dei due Labate, della nipote di De Santis e di Paolo Polletta (per questi ultimi la Procura ha chiesto la misura interdittiva di ricoprire gli uffici direttivi delle società coinvolte nella vicenda) si legge che gli indagati si associavano fra di loro per commettere un numero indeterminato di delitti contro il patrimonio, contro il corretto esercizio del credito e delle attività di intermediazione finanziaria nonché di delitti necessariamente strumentali alla consumazione di quelli ed alla realizzazione dell’illecito profitto di ciascun membro dell’associazione e di società di capitali fittiziamente intestate a terzi, ma, di fatto riconducibili alla piena e libera disponibilità di Angelo De Santis, Rinaldo Scaccia e Roberto Labate.
Secondo alcune indiscrezioni raccolte oggi dai nostri cronisti pare tra l’altro che un filone dell’indagine sia partito su una denuncia di alcuni familiari dell’indagato Gerardo Plocco relative alla vendita di un immobile (nelle vicinanze del casello autostradale di Frosinone) facente capo ad una società di famiglia e venduto ad una delle società coinvolte nell’inchiesta senza il necessario consenso della maggioranza dei soci.
Stesso modus operandi, stesso reato contestato (associazione per delinquere) e protagonisti in parte diversi nel filone in cui gli attori principali sono Paolo Baldassarra (il costruttore di Veroli della stessa famiglia che ha una delle principali aziende di costruzione del Canada) e l’avvocato Gennaro Cicatiello i quali avvalendosi di una serie di prestanome (tutti a loro volta indagati) riescono, sempre secondo il teorema investigativo della Procura, per il tramite di Angelo De Santis, del funzionario Luca Lazzari e con la compiacenza di Rinaldo Scaccia a compiere tutta una serie di operazioni delittuose contro il patrimonio.
Altro gruppo di protagonisti per l’ennesima contestazione dello stesso reato, sempre associazione a delinquere, questa volta “col principale apporto costitutivo ed organizzativo di Marino Bartoli (imprenditore di Ceccano)” e sempre con l’utilizzo di numerosi prestanome per “molteplici cessioni di falsi crediti d’imposta generati attraverso operazione inesistenti e/o false dichiarazione reddituali ed indebite compensazioni Iva, ipotesi di falsi e truffe pluriaggravate concretizzatesi nella erogazione da parte di Poste Italiane di importi riconducibili alla cessione di falsi crediti di imposta collegati ai bonus fiscali – efficientemente energetico, sisma bonus, bonus facciata e super bonus 110% ed altri…”
E’ la giornata più buia per la Banca Popolare del Frusinate che negli anni, anche per merito dello stesso ad Rinaldo Scaccia, era stato uno dei motori dell’economica della nostra provincia. Ora l’attenzione è tutta puntata alla decisioni che verranno prese dal Presidente Domenico Polselli (estraneo alla vicenda) e dal Consiglio d’Amministrazione. Per tranquillizzare i soci, i correntisti e tutto un mondo che ha sempre trovato risposte nell’mportantissima e strategico istituto di credito del territorio.