Naturalmente gli sconfitti parleranno di “inciucio” e di colpi bassi. Sapendo bene che non è così perché tutti stanno chiedendo voti ai tradizionali avversari. Come hanno fatto Antonio Pompeo, Enrico Pittiglio e Tommaso Ciccone nel 2014 e nel 2018.
A prescindere da quelli che erano gli schieramenti. Domani l’elezione del presidente della Provincia seguirà lo stesso tipo di copione di sempre. Ci sarebbe da dire che Riccardo Mastrangeli ha più da perdere rispetto a Luigi Germani e a Luca Di Stefano, ma soltanto perché è il sindaco del capoluogo. Nel frattempo però ci sono ben altre situazioni legate all’appuntamento di domani.
GLI EQUILIBRI NEL PD
Il sindaco di Cassino Enzo Salera aprirà il confronto-scontro nel Pd qualunque sia il risultato di domani. Ad agosto si impose sulla candidatura al Senato di Sergio Messore, stoppando Francesco De Angelis prima del ritiro di quest’ultimo. Il subentro di Barbara Di Rollo a Mauro Buschini in consiglio regionale ha convinto ancora di più Salera ad accelerare.
Se per lui la questione riguarda il ruolo dell’area cassinate nel partito, per altri il risultato delle provinciali rappresenterà il primo tempo della sfida tra Sara Battisti e Antonio Pompeo alle regionali. Il sostegno di Pensare Democratico a Luca Di Stefano nasce soprattutto per questo, per cercare cioè di assicurare alla Battisti voti importanti nel sorano. Francesco De Angelis ha preparato il terreno favorendo l’elezione di Mauro Buschini alla guida dell’Egato, l’ente di gestione dell’ambito dei rifiuti. Soltanto con la conferma della Battisti in consiglio regionale De Angelis potrà conservare la leadership nel partito.
Per questo motivo ha chiamato a raccolta i fedelissimi, prima per Buschini, ora per Di Stefano. Ma il voto delle provinciali sfugge a pronostici rigidi. Con 1.147 aventi diritto tra sindaci e consiglieri comunali è arduo pensare di poter controllare tutti. Antonio Pompeo ha giocato benissimo la sua partita: la vittoria di Luigi Germani gli spianerebbe la strada per le regionali. Ha dalla sua parte sindaci come Enzo Salera (Cassino), Domenico Alfieri (Paliano), Simone Costanzo (Coreno Ausonio) e tanti amministratori, molti dei quali non fanno parte del Pd. Se riuscirà a dare il testimone al successore da lui stesso designato, allora potrà guardare con ottimismo alle elezioni regionali del 12 e 13 febbraio.
IL FATTORE DIMENTICATO
I consiglieri provinciali resteranno in carica per un altro anno. L’unico tra i tre aspiranti presidente ad avere la maggioranza in aula è Luigi Germani. Sei (su dodici) lo sostengono già e con lui si arriverebbe a sette. Però non c’è soltanto questo aspetto. I sei sono Alessandro Cardinali, Luigi Vacana, Antonella Di Pucchio, Gino Ranaldi, Daniele Maura e Riccardo Ambrosetti. Tantissimi voti ponderati sui quali il sindaco di Arce può contare in partenza. Sullo zero a zero. Si tratta di amministratori locali che appartengono a forze politiche diverse, ma che hanno in comune un forte radicamento tra i loro amministratori di riferimento (quello che voteranno domani).
CANDIDATURE ALLA PROVA DEL VOTO
La coalizione si è divisa: la Lega ha candidato Riccardo Mastrangeli con una fuga in avanti clamorosa. Fratelli d’Italia ha ragionato in una dimensione amministrativa e territoriale decidendo di appoggiare un sindaco come Luigi Germani indipendentemente dal fatto che abbia il sostegno anche di una parte del Pd, quella di Antonio Pompeo ed Enzo Salera. Volendo però analizzare ciò che è successo negli ultimi tempi, si deve partire dalla considerazione che le candidature alle politiche di Massimo Ruspandini, Nicola Ottaviani e Paolo Pulciani sono state definite a livello nazionale e regionale dai vertici di Fratelli d’Italia e della Lega.
Sulla base di un sistema elettorale che “obbligava” a stare insieme se davvero si voleva vincere ed essere eletti. I livelli provinciali non sono entrati in tale scelta. Alle comunali il centrodestra, anche quando formalmente procede unitariamente, in realtà è diviso: come accaduto a Sora (dove si è perso) e ad Alatri (dove si è vinto).
A Frosinone l’intesa è arrivata esclusivamente grazie al senso di responsabilità di Fratelli d’Italia perché Paolo Trancassini e Massimo Ruspandini hanno deciso di superare l’ostacolo rappresentato dall’estromissione di Fabio Tagliaferri dalla giunta Ottaviani. Estromissione decisa per far restare nella maggioranza di centrodestra una lista, il Polo Civico, che poi ha concorso nel Campo largo del centrosinistra. Lo sapevano tutti che sarebbe andata così.
Oggi sulla questione delle provinciali pesa molto anche il tema delle candidature alle regionali. Eventuali tradimenti, soprattutto in casa Lega e Fratelli d’Italia determinerebbero un bel tratto di penna per cancellare velleità e speranze verso la corsa alla Pisana.