La battaglia ideologica contro province e enti montani è una delle concause dell’aumentato rischio idrogeologico in tutta Italia. Lo sostiene ad alta voce il presidente dell’Uncem Lazio, Achille Bellucci, che imputa alla ‘guerra’ consumata contro gli enti provinciali e montani parte della colpa relativa al consumo indiscriminato di suolo e all’abbandono della tutela del suolo. Ed il fatto che di tale problema non si parli con chiarezza è un ulteriore errore che si sta commettendo.
Bellucci: “Attacco indiscriminato e strumentale alle istituzioni di prossimità”
In una nota il presidente dell’Uncem Lazio scrive: “Assistiamo in questi giorni alle drammatiche vicende dell’alluvione in Emilia e Romagna, con l’esondazione di decine di corsi d’acqua, con oltre una dozzina di morti, con danni incommensurabili al territorio, al paesaggio, all’agricoltura, all’uomo. Il discorso sulla sua prevedibilità, sul cambiamento climatico come causa principale, sul consumo indiscriminato di suolo e sulla siccità come concause, non possono non prevedere tra le principali, quello sull’attacco indiscriminato, capzioso e strumentale alle istituzioni di prossimità e tutela delle aree interne e montane. Il fatto che non se ne parli, se non per cenni, depone a sfavore di una soluzione vera e definitiva”.
Risorse tagliate e territorio abbandonato
Per Achille Bellucci le “Campagne ad effetto condotte con approssimazione e superficialità sull’ente Provincia e soprattutto sulle Comunità Montane hanno autorizzato la cattiva politica, quasi ovunque in Italia, anche se con positive eccezioni, a sottrarre ad esse risorse e prerogative, sino a rendere inefficace ogni ruolo possibile”.
Sparando addosso a province e comunità montane, insomma, e sottraendo loro risorse economiche, secondo il presidente dell’Ucem si è finito col bloccare tutti quei processi e interventi che avevano lo scopo primario di mettere in sicurezza e difendere il territorio.
Senza soldi per la manutenzione, disastri inevitabili
“Eppure – aggiunge Bellucci -, è ormai letteratura consolidata che se non viene effettuata la manutenzione del territorio, fatta da semplici opere ricorrenti, come la cura degli argini e dei fondali, non tanto di fiumi più o meno grandi, ma dei ruscelli, dei torrenti, degli invasi naturali, dei fossi, secchi d’estate ma utilissimi d’inverno per il deflusso delle acque piovane, il disastro naturalistico è inevitabile”.