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Candidati in divisa e un mese di aspettativa: San Biagio Saracinisco è un caso di scuola

Cesidio Vano
Ecco perché vale la pena cambiare la legge elettorale per i piccoli comuni
Giugno 15, 2022
Una veduta di San Biagio Saracinisco

“Un’idea! M’hai dato un’idea magnifica: otto giorni di bagordi a Roma non ce li toglie nessuno!” diceva Totò a Peppino, pianificando di inscenare il suo rapimento per scucire, alla tirchissima moglie Teresa, 5 milioni di lire per il riscatto con cui finanziare la settimana di divertimenti nei tabarin della Capitale. Il film è “Totò Peppino e i fuorilegge” del 1956 e la trama ricorda un po’ quanto accade, oggigiorno, ogni volta in moltissimi comuni italiani con meno di 1.000 abitanti in occasione delle elezioni per il rinnovo dei consigli comunali.

L’ideona di cui ci occupiamo è quella messa in atto, anche quest’anno, come sempre in passato, nel comune di San Biagio Saracinisco, appena 317 anime, a confine tra Lazio, Abruzzo e Molise, in Valle di Comino, provincia di Frosinone, dove alla scadenza della presentazione delle candidature per la competizione elettorale si sono materializzate tre ‘liste-civetta’, presentate da perfetti sconosciuti, tutti appartenenti a forze armate o di polizia, che così hanno potuto usufruire di 30 giorni (30!) di aspettativa (leggi ‘ferie pagate’) per la campagna elettorale. Il tutto grazie alla norma di legge (l’articolo 3, comma 1, della n.81 del 1993) che prevede, nei comuni con meno di 1.000 abitanti, di poter presentare le candidature a sindaco e a consigliere comunale senza alcuna raccolta di sottoscrizioni: basta compilare i moduli e firmare l’accettazione ed il gioco è fatto, anche perché il “Nuovo ordinamento dell’Amministrazione della pubblica sicurezza”, prevede espressamente che gli agenti delle forze di polizia, che si candidino alle amministrative, debbano essere posti in aspettativa per tutta la durata della campagna elettorale. Una bella vacanza aggiuntiva di un mesetto, insomma!

E così, a San Biagio Saracinisco, oltre alle tre liste ‘ufficiali’ – cioè quelle veramente composte da sanbiagesi – e che hanno portato all’elezione di Antonio Iaconelli a sindaco, sono state presentate ben tre liste-civetta: ‘Fiamma Tricolore’, ‘Noi Patrioti’ e ‘+Verde Cuore ambientalista’. In tutto, tra candidati sindaci e candidati consiglieri, grazie alle liste civetta, ben 30 dipendenti dell’amministrazione statale hanno potuto iniziare a stare in panciolle già da inizio maggio. Anche perché di campagna elettorale, di comizi, di incontri con gli elettori non ne hanno fatto neanche uno. Ovviamente, tutte e tre le liste hanno riportato zero voti: neanche una preferenza per errore.

Ma è sempre così: così è stato alle precedenti elezioni del 2017 e così a quelle precedenti ancora. E, come detto, la stessa cosa accade in molti comuni italiani sotto i mille abitanti.

In passato, a protestare c’hanno provato i sindacati – quelli di polizia ovviamente -, anche perché con le ‘ferie forzate’ di centinaia di agenti – si pensi alla situazione della Penitenziaria nelle carceri – gli organici, già ridotti all’osso, vanno praticamente in tilt! Ma finora non c’è stato nulla da fare. Se Totò e Peppino avevano a che fare con i ‘fuorilegge’, in questo caso sono tutti ‘nella legge’, coperti e tutelati da tanto di norma bollata e controfirmata persino dal Guardasigilli.

In realtà, l’estrema diffusione di questo fenomeno, ha smosso più di qualche parlamentare e forza politica, tanto che sia alla Camera che al Senato sono stati depositati appositi progetti e disegni di legge che intendono porre fine a questi ‘bagordi’. Anzi, la cosa – la scorsa estate – sembrava quasi fatta: complice l’emergenza Covid e l’istanza che arrivava da più sindaci di introdurre il quarto mandato per i primi cittadini dei comuni più piccoli (“sempre in prima linea per contrastare la pandemia” si ragionava), nel relativo testo di legge all’esame era stato aggiunto il comma ammazza-civette: nei comuni fino a 1.000 abitanti è necessario raccogliere da 10 a 25 firme di cittadini residenti per potersi candidare a Sindaco o al Consiglio. Fine dei giochi. Ma l’aspettativa, quella dei cittadini per bene, è stata tradita perché, per opportunità politica, quella norma non è stata più votata. E’ rimasta l’aspettativa (obbligatoria) per i candidati in divise e le proposte di legge sono rimaste nei cassetti di Palazzo Montecitorio e Palazzo Madama. Chissà?, forse la prossima volta sarà quella buona.

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