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Cantieri aperti di notte e impulso allo smartworking: il piano del Campidoglio

Marco Battistini
Dicembre 12, 2024

Gli operai in cantieri sicuri e in regola, ma anche all’opera 24 ore su 24 se necessario; gli impiegati a casa in smartworking, per quanto si può, per evitare gli ingorghi e liberare i mezzi pubblici: l’idea di fondo, in grande sintesi, è questa. La parola ‘Giubileo’ per molti romani è legata alla parola ‘cantiere’, che a sua volta richiama traffico e code, deviazioni e disagi. Ma, se tutto andrà per il meglio, come sperano in Campidoglio, l’Anno Santo del 2025 potrebbe anche essere un anno di profondi cambiamenti, anche culturali, nelle politiche del lavoro. Un modello anzi, concordano sindacati e imprese, per le opere pubbliche e non, da esportare anche oltre i confini del Raccordo Anulare per gli anni a venire. Questa, almeno, l’ambizione del commissario Roberto Gualtieri che negli ultimi mesi ha stipulato una serie di accordi con le sigle sindacali e datoriali: “Lavorare di più, lavorare meglio” lo slogan del primo cittadino. E’ intanto stato avviato del protocollo tra il commissario, Cgil-Cisl-Uil, i costruttori dell’Ance Roma-Acer e gli imprenditori di Cna e Confapi: nei cantieri del Giubileo vanno garantite procedure trasparenti e condivise, stop alla logica del massimo ribasso, massima garanzia in termini di sicurezza e di qualità del lavoro, piena applicazione dei contratti nazionali e integrativi locali, clausole antidumping salariale e contrattuale, con criteri premianti per la qualità e agli aspetti sociali e ambientali. Da parte loro, aziende e sindacati si impegnano a lavorare a turni serrati, anche 24 ore su 24 e 7 giorni su 7. Lo scorso settembre, dopo il crollo di un cavalcavia sull’A24 dove stavano lavorando alcune ruspe ‘giubilari’, è stata decisa una stretta sulla sicurezza: ogni soggetto attuatore dei cantieri avrà una figura responsabile per il monitoraggio del rispetto del protocollo con i sindacati e le imprese. Inoltre è stato firmato su iniziativa della Commissione di Garanzia un Protocollo che prevede di evitare gli scioperi nelle date clou dell’Anno Santo. La Cgil non l’ha firmato, ma ha comunque escluso mobilitazioni nelle giornate più calde. La scorsa estate inoltre è stato siglato un protocollo d’intesa sulle relazioni sindacali con l’obiettivo di favorire la buona occupazione, il superamento del precariato e del lavoro povero, ma anche implementare lo smart working. E’ l’altra faccia della medaglia. A ottobre si è lavorato in questo senso su tre fronti, a partire dai lavoratori capitolini. Grazie a un accordo coi sindacati il 40% dei dipendenti del Comune di Roma (9.000 persone) potrà lavorare ‘smart’ da 2 a 5 giorni a settimana in caso di “eventi straordinari”, come è appunto il Giubileo. 

LAVORO DA REMOTO 

C’è poi il settore dei lavoratori privati: anche qui è stato raggiunto un patto per favorire, azienda per azienda, il lavoro da remoto. Al momento l’accordo vale fino al 24 dicembre, ma è già previsto che le parti si reincontrino per applicarlo anche alle giornate clou del Giubileo. Infine ci sono i lavoratori pubblici non comunali, cioè l”esercito’ dei ministeri, dell’Inps, dell’Inail e simili: il sindaco-commissario Roberto Gualtieri ha invitato le amministrazioni a potenziare, a loro volta, lo smart working. Il tutto con l’idea di tenere quanto possibile le strade libere ora che i cantieri sono alla stretta finale, e anche dopo quando 30 milioni di pellegrini invaderanno pacificamente la città. Cantieri che, in più di una occasione, hanno portato alla scoperta di ritrovamenti archeologici anche notevoli, e anche qui l”effetto Giubileo’ s’è fatto sentire. Nel sottosuolo di Piazza San Giovanni, per esempio, sono emersi i resti del Patriarchium, cioè l’antica dimora dei Papi: sarà ricostruito in 3D e ‘congelato’ in attesa di future possibili musealizzazioni, ma i lavori sono andati avanti. Più clamorosi i ritrovamenti a Piazza Pia, cioè al cantiere simbolo del Giubileo proprio sotto le finestre del Santo Padre: tra via della Conciliazione e Castel Sant’Angelo sono emersi prima una ‘fullonica’, cioè una lavanderia di Roma tardoimperiale, e poi, sotto di essa, alcune strutture dell’età Giulio-Claudia e il Portico di Caligola. Si blocca tutto? No. Si smontano i reperti a tempo di record, si mettono in magazzino con l’obiettivo di esporli in seguito nei giardini del Castello. “E’ finita l’epoca delle soprintendenze come enti del ‘niet’ – commentò l’allora ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano – siamo pronti a collaborare e a trovare un punto di equilibrio tra le esigenze di tutela e quelle di modernizzazione della città”. Forse, anche questo, un lascito del Giubileo. 

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